ROSS, Mare di

Enciclopedia Italiana (1936)

ROSS, Mare di (fr. Mer de Ross; ted. Rossmeer; ingl. Ross Sea; A. T., 1-2-3)

Giuseppe Morandini

Il Mare di Ross costituisce una delle profonde intaccature del continente australe che rompono l'uniformità della costa, e già O. Krümmel, nel suo noto trattato di oceanografia, lo ricorda tra i mari "marginali".

I suoi limiti, dalle conoscenze abbastanza precise e dettagliate che oggi si hanno, specialmente sulla costa orientale, si estendono dal 73°-74° all'84°-85° S. e dal 1700 E. (Capo Adare) al 162° O. (Capo Colbeck, Terra Re Edoardo VII). Naturalmente tali limiti, specialmente quello verso l'aperto oceano (parte più meridionale del Pacifico secondo alcuni, Oceano Australe secondo altri), sono assai incerti e difficilmente determinabili, come di difficile riconoscimento risulta anche la determinazione di quanto questo mare si spinga verso il polo australe. Data la sua particolare configurazione geografica e le peculiari condizioni dei ghiacci che ne ricoprono costantemente buona parte della superficie, è una delle zone del continente australe che prima di tutte è stata esplorata, perché dalla sua parte più interna sono partite le prime spedizioni per la conquista del polo (Shackleton, Amundsen, Scott) e anche per le recenti esplorazioni americane (Byrd). Il mare si trova a cavallo dei due quadranti Australiano e Pacifico ed è compreso in quel settore di carattere politico detto "Ross Dependency". A oriente lo limita la costa alta e dirupata, abbastanza ben riconoscibile in alcuni punti, della Terra Vittoria; più a S. e a occidente, nella parte più interna e più invasa dai ghiacci, la linea costiera non è ben determinata. Nella parte più esterna, a occidente, il mare è limitato, secondo una carta recente, dalla Terra Scott, dalla Terra Re Edoardo VII e dalla Terra Maria Byrd. Ne risulta un bacino che, come già si è avvertito, si addentra profondamente e che per circa tre quarti della superficie è coperto dalla potente crosta di ghiaccio che dal continente si spinge verso N., raggiungendo i limiti attuali che vanno dai dintorni di Capo Colbeck all'Isola di Ross. Oltre che dalla presenza di questa enorme barriera di ghiaccio la superficie del mare è interrotta da un arcipelago posto lungo la costa orientale e formato dalla ricordata Isola di Ross con i vulcani Erebus (m. 4023) e Terror (m. 3277) e dalle minori: Isola Bianca, Isola Nera, Isola Bruna; tra la prima e la costa del continente si apre il canale di Mac Murdo. I limiti che la Grande Barriera raggiunge nel Mare di Ross sono assai variabili, e dalle misure eseguite nelle varie spedizioni risulta che essa ha avuto un periodo di ritiro dal 1841 al 1904, mentre le posteriori spedizioni di Scott (1911-13) e quella di Shackleton (1914-16) hanno riscontrato un rapido avanzamento. Anche lo spessore risulta variabile e mentre per qualcuno si aggira sui 6-7 m., per altri arriverebbe a 13 m. Da alcuni particolari reperti di erosione glaciale Scott ha prospettato l'ipotesi che in un'epoca remota l'estensione della barriera fosse molto maggiore, arrivando fino al Capo Adare.

La costituzione morfologica del fondo è stata studiata abbastanza dettagliatamente e da queste ricerche risulta che è un mare con fondo abbastanza accidentato, ma di profondità non molto rilevanti. La piattaforma di fondo costituisce una platea che degrada lentamente fino a superare, verso i limiti attuali della Grande Barriera, in qualche punto, gli 800 m.; procedendo ancora verso il Pacifico s'incontra un notevole rilievo sottomarino, che funge quasi da sbarramento, con profondità variabili tra 300-500 m. e che solo in pochi punti, specialmente verso il 173° E., lascia libera una comunicazione più profonda con l'Oceano. All'esterno, verso l'Oceano, il cordone scende abbastanza rapidamente e regolarmente a profondità molto notevoli.

L'origine del Mare di Ross è, secondo il Philippi, collaboratore di E. v. Drygalski, da porre in relazione all'erosione glaciale della quale sono state trovate tracce, mentre secondo altri (H. Arctowski, R. E. Priestley, O. Nordenskjöld) si dovrebbe riferire a sprofondamenti tettonici, dovuti al peso della sovrastante copertura ghiacciata.

Le particolari condizioni della morfologia pare abbiano influenza sulla temperatura e salinità del bacino; la prima in superficie oscilla tra 1°,7 e 1°,9 e in profondità va da −0°,3 a −0°,6, ma dalle osservazioni compiute in questi ultimi anni dal Byrd tra i ghiacci fratturati, caratteristici di questo bacino, si sarebbero riscontrate temperature superficiali più basse (da −1° a −1°,9); la salinità si discosta poco da quella media degli oceani, aggirandosi intorno a 34,6-34,8 per mille.

La regione del Mare di Ross presenta anche notevole interesse per le particolari condizioni meteorologiche, in quanto dalle ricerche eseguite sui mari interni dell'Antartide sembra che essi siano aree di basse pressioni, quindi con caratteristici cicloni locali. Naturalmente per le particolari condizioni, dovute alle basse temperature, questa regione, non presenta che piccolo interesse per la fauna e per la flora e nessuno per l'uomo.

Bibl.: R. Almagià, Gli oceani (Geografia universale illustrata, diretta da R. Almagià, VIII), Torino 1934; E. v. Drygalski, Antarktis, in Handbuch der geogr. Wissenschaft, vol. Australien und Ozeanien, ecc., Wildpark-Potsdam 1930; O. Krümmel, Handbuch der Ozeanographie, I e II, Stoccarda 1907-11; W. L. G. Joerg, Brief History of Polar Exploration since the introduction of Flying, accompanied by physical map of the Arctic and bathymetric map of the Antarctic, New York 1930; C. Vallaux, Géographie gén. des Mers, Parigi 1933; M. Zimmermann, Régions polaires australes, in Géographie Universelle, X, Parigi 1930.