TROTTA, Margarethe von

Enciclopedia del Cinema (2004)

Trotta, Margarethe von


Regista e attrice cinematografica tedesca, nata a Berlino il 21 febbraio 1942. Il suo è stato, soprattutto agli esordi, un cinema politicamente impegnato, che ha puntato fondamentalmente sul rinnovamento dei contenuti, affrontando temi di attualità e privilegiando soprattutto la costruzione dei personaggi femminili, attraverso l'analisi delle loro motivazioni psicologiche profonde. Anche per questo punto di vista privilegiato ha stabilito un rapporto preferenziale con le sue attrici (in particolare Jutta Lampe e Barbara Sukowa). Con Die bleierne Zeit (Anni di piombo), premiato nel 1981 con il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia, si è aggiudicata anche il David di Donatello assegnato al miglior regista straniero.

Dopo gli studi compiuti a Parigi e a Monaco, si dedicò al teatro a Dinkelsbühl, Stoccarda e Francoforte e, come attrice, prese parte a diversi film di Rainer Werner Fassbinder e di Herbert Achternbusch. Collaborò anche con Volker Schlöndorff (suo marito dal 1971), in particolare per la regia di Die verlorene Ehre der Katharina Blum (1975; Il caso Katharina Blum), uno dei primi film a confrontarsi con il fenomeno della RAF (Rote Armee Fraktion). Tre anni più tardi realizzò, ispirandosi a una vicenda reale, Das zweite Erwachen der Christa Klages (1978), storia di una donna che rapina una banca per salvare il giardino d'infanzia in cui lavora, e affrontò il dissidio tra regole sociali e felicità individuale in Schwestern oder die Balance des Glücks (1979; Sorelle ‒ L'equilibrio della felicità), dove il conflitto tra due sorelle, l'una inserita nel sistema, l'altra incapace di accettarlo, mette in crisi molte certezze. Uno schema analogo si ritrova in Die bleierne Zeit, altro film che trae spunto dalle cronache di quegli anni ‒ ispirandosi alla storia di Gudrun Ensslin, militante della RAF morta in carcere nel 1977 in circostanze oscure, e di sua sorella Christiane ‒ per rappresentare atteggiamenti opposti rispetto alla lotta armata, l'uno di convinta adesione, l'altro di condanna o quanto meno di disapprovazione, attraverso una costruzione lucida e un asciutto impiego del flashback funzionale alla narrazione.

Raggiunto il successo internazionale, a partire da Heller Wahn (1983; Lucida follia) la von T. ha concentrato la sua attenzione su alcuni 'passaggi obbligati' della rivendicazione femminista. Così, dopo aver realizzato Rosa Luxemburg (1986; Rosa L.), film biografico attento anche alla dimensione personale della rivoluzionaria spartachista, si è ispirata liberamente alle Tre sorelle čechoviane per Paura e amore (1988), una coproduzione italo-franco-tedesca che affronta il tema della sconfitta ideale ed esistenziale. Più riuscito è apparso l'episodio da lei diretto nel film collettivo Felix (1988), che non fa torto ai sentimenti femministi della regista senza rinunciare, per la prima volta, al lieto fine, mentre in Die Rückkehr (1990; L'Africana) ha confermato la sua penetrante conoscenza del cuore femminile raccontando un triangolo amoroso.

Dopo Il lungo silenzio (1993), altra produzione italo-franco-tedesca che muove dall'uccisione di un magistrato, in un attentato organizzato dalla mafia, per raccontare l'impegno civile della vedova (interpretata da Carla Gravina), la von T. ha toccato un altro tema di forte attualità con Das Versprechen (1994), storia di due berlinesi che riescono a preservare il loro amore giovanile nonostante siano divisi dal muro. Dedicatasi per diversi anni alla televisione, nel 2003 la regista è tornata al cinema per dirigere Rosenstrasse, rievocazione di un episodio della Seconda guerra mondiale di cui furono protagoniste le mogli ariane di ebrei tedeschi.   *

Bibliografia

G. Grignaffini, Donne cineaste, in Nel corso del cinema: cinema tedesco degli anni Settanta, a cura di F. Grosoli e O. Pignatti, Ravenna 1983.

Margarethe von Trotta, a cura di P. Detassis, Venezia 1984.

O. Iarussi, Margaretha von Trotta, in "Belfagor", 1984, 39.

M. Schiavo, Margarethe von Trotta, Torino 1985.

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