BOVA, Mariano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOVA (Bovi), Mariano (Marino)

Fabia Borroni

Figlio di Francesco Antonio e di Caterina Dieni, nacque a Scilla l'8 dic. 1757. Allievo a Napoli del pittore De Dominicis (forse Giuseppe) e poi dello scultore Giuseppe Sanmartino, mostrò attitudine più all'incisione che alla pittura: ne diede prova incidendo "sul rame col bulino dei graziosi alfabeti" (Paparo) - che non ci sono noti - e una Veduta della spiaggia di Fiumicino (1780, da disegno di G. Forthuin), eseguita per incarico del suo protettore, padre Antonio Minasi, frate domenicano di Scilla, la cui sorella Maria Angela aveva sposato il fratello del B., Rocco. Il Minasi abitava a Napoli e attraverso lord Hamilton ottenne che il B. andasse a studiare a Londra (settembre 1781) presso Francesco Bartolozzi.

Il B. iniziò così un tirocinio di tre anni, e gli giovò essersi recato in Inghilterra nel periodo di maggiore attività dello studio dei Bartolozzi, quando questi si serviva della costante collaborazione degli allievi ed era in contatto con un crescente numero di editori e di mercanti di stampe. Da lui il B. si perfezionò nel bulino, ma fu in specie indirizzato alle tecniche care al Bartolozzi, l'incisione a granito e a lapis: il B. si avvalse, infatti, molto di queste ultime, con preferenza per il granito, talora combinandole (acquaforte e maniera a lapis o acquaforte e granito), ma sempre imitando la maniera del maestro e con distacco per il soggetto trattato. Anche la scelta dei soggetti (per lo più ritratti e scene di genere) fu condizionata dalle preferenze del Bartolozzi e dal gusto del tempo.

Firmò indifferentemente "Marino, Mariano, M.no, Bovi" o "Bova" (et similia) e, al pari di altri allievi del Bartolozzi, fece seguire l'indicazione "pupil to F. Bartolozzi", "late pupil", ecc. Le sue stampe, che esistono in più stati, hanno sempre l'indicazione editoriale: fino, al 1784 "28 Hay Market", quindi "105 Swallow Street" e, dal 1791, "207 Piccadilly" dove poi alloggerà anche suo cugino G. A. Minasi, uno degli allievi più vicini al Bartolozzi. Dal 1785 - almeno fino al 1802 - il B. affiancò all'incisione, spesso trascurandola per più immediato interesse, l'attività di editore e di mercante di stampe, sia proprie sia degli incisori in voga.

Una delle prime stampe del periodo londinese è una Madonna con Bimbo (1784, dal Parmigianino) con dedica di riconoscenza a Ferdinando IV di Borbone. Fra i ritratti, che sono fra le opere migliori (oltre ai quattro soli citati dal Le Blanc), si segnalano: Vincenzo Lunardi (1784), G. B. Cipriani (1785, da invenzione del Bartolozzi), molti da Richard Cosway come Henry Swinburne (1786), Mrs. Swinburne (1786), due autoritratti di Richard Cosway (1786), Miss Barker (1790), Lady Sinclair (1791), Carolina Amalia d'Inghilterra,principessa di Galles (1795), due ritratti di Anne Radnor;svariati da disegni di J. Brown come una versione dell'Omero (con data 1780, ma presumibilmente del 1788 e copia di quello del Bartolozzi); mentre da N. Dance il B. incise William Baker, da L. Guttenbrun Miss Bateman (1793), da C. Read Frances Brooke (1790), da J. Russell Charles James, da C. F. Zincke Robert Walpole (1797, a bulino), da P. Violet Ester Piozzi (1800), oltre a ritratti non identificati (come un gentiluomo in medaglione, degli Uffizi, inv. n. 30705). Il pezzo più celebrato fu il gruppo di famiglia di Ferdinando IV con Maria Carolina e figli (1790, dal dipinto di A. Kauffmann, editore il Bartolozzi) da lui inviato alla corte borbonica in dodici esemplari riccamente incorniciati; vasta e contingente risonanza ebbero i ritratti di Luigi XVII delfino di Francia e di Maria Antonietta, oltre a Luigi XVI in fuga a Varennes (1796, da invenzione di D. Pellegrini, con titoli in inglese e francese), Separazione di Luigi XVI dalla famiglia (1794), Prigionia di Maria Antonietta e scene della Rivoluzione francese, per cui fornirono disegni il Pellegrini e Henry Tresham. Fra le stampe di genere si ricordano: Education,Comfort,New shoes (1791, da Lavinia Spencer) e Honour (1797, dal Cipriani: stampa già iniziata dal Bartolozzi); mentre degni di nota sono, fra i soggetti religiosi, una Maddalena (dal Dolci) e, fra quelli mitologici, Cimone ed Ifigenia e Venere e il Satiro (dal Cipriani), Amore e Psiche (dal Veronese), Festa e convito dei Numi (da Raffaello). Incise inoltre da disegni del Correggio, Parmigianino, Guido Reni, e da opere di William Locke, Richard Westall, Louis David, da uno dei Ducreux, mentre non si è potuto controllare l'affermazione (Paparo) che abbia inciso da disegni di lady Bessborough e di lady Wertley.

Nel 1802, contando su un credito in Italia, il B. abbandonò Londra, lasciando per qualche tempo a capo della calcografia il fratello Rocco. Stabilitosi a Messina, ebbe dal re di Napoli una pensione annua di 300 ducati e l'incarico di professore di disegno nel Collegio reale. Continuò a incidere (forse fino al 1805) "opere non degne di lui" (Paparo). Dal 28 al 30 maggio 1805 presso Kings and Lochee, 38 King Str., Covent Garden, fu venduto il fondo di stampe del B., più di 400 rami (Tuer).

Morì a Messina il 9 aprile dell'anno 1813 e venne seppellito nella chiesa dei cappuccini.

Il Pellegrini ne fece il ritratto per la Società degli incisori di Londra. Sue stampe, oltre che nel British Museum, sono conservate nel Gabinetto Nazionale delle stampe di Roma e a Firenze nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi oltre che alla Biblioteca Nazionale e alla Marucelliana.

Il fratello Rocco (Scilla, 7 ag. 1743-ivi, 27 giugno 1831), entrato nel 1760 nel seminario di Reggio Calabria e quindi nel convento dei minimi, si perfezionò nelle scienze fisiche e matematiche. Continuò gli studi a Bologna e, terminatili, passò a Firenze dove fu socio dell'Accademia sacra, degli Apatisti e dell'Accademia botanica. Nel Collegio di Salerno ebbe la cattedra di matematica e si laureò in filosofia e medicina. Dal 1773 al 1779 insegnò trigonometria nel Real Collegio del Salvatore di Napoli. Costretto da ragioni di famiglia a ritirarsi a Scilla, vi sposò Maria Angela Minasi. Nel 1798 fu sindaco di Scilla.

Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 482 (sub voce Bovi Marino), vedi: G. Gori Gandellini Notizie degli intagliatori, suppl. di L. De Angelis, VII, Siena 1810, p. 160; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 253; E. Paparo, M. B. [1828], in L. Accattatis, Biografie degli uomini illustri delle Calabrie, III, Cosenza 1877, pp. 324-328; C. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 501; A. W. Tuer, Bartolozzi and his works, London-New York s.d. (ma 1881), II, pp. 48, 74; G. Minasi, Not. stor. della città di Scilla, Napoli 1889, pp. 217-221; M. A. S. Brinton, Bartolozzi and his pupils in England, London 1903, pp. 70, 73; A. Bertarelli-H. Prior, Biglietto da visita italiano, Bergamo 1911, p. 127 (erroneamente sub voce Bova Massimiliano); A. De Vesme-A. Calabi, Francesco Bartolozzi, Milano 1928, ad Indicem;A. Blum, La gravure en Angleterre au XVIII siècle, Paris 1930, p. 67; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio..., Milano 1939, p. 427, n. 4188.

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