MARIANO di Antonio da Perugia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARIANO di Antonio da Perugia

Valerio Da Gai

MARIANO di Antonio da Perugia. – Nacque a Perugia intorno al 1410, da Antonio di Nutolo. Il dato si evince da una testimonianza rilasciata nel 1468 durante un procedimento giudiziario da tale Trabalzucco calzolaio, il quale dichiarò di aver conosciuto M. nel 1450 «che era homo […] de anni circa quaranta» (Sartore, in Un pittore e la sua città).

Si iscrisse in data imprecisata all’arte dei pittori a Perugia per il rione di Porta S. Susanna, ma il 21 dic. 1433 richiese di esserne cancellato (Serafini, p. 64).

Verosimilmente la formazione avvenne presso l’atelier del pittore perugino Pellegrino di Giovanni. Nel 1435 il M. pagò infatti a nome di questo artista la pigione della bottega all’ospedale della Misericordia. Ai due si associò nel 1436 anche Policleto di Cola Petruccioli. La società durò almeno fino al 1437, quando, alla morte di Pellegrino, fu il solo M. a ereditarne la bottega.

Nel 1444 ricevette i pagamenti per due cassoni nuziali commissionatigli dall’ospedale della Misericordia, per Giovanni di ser Gabriello in occasione del suo matrimonio (Gnoli, 1923, p. 189).

Prima dell’aprile del 1445 M. dovette risiedere a Roma, probabilmente per motivi di lavoro, come si evince da una concordia da lui stipulata a tale data con il perugino Bartolomeo di ser Saturno «de Rossis» presso il giurista Giovanni Montesperelli. In questa occasione, infatti, M. rilasciò quietanza a Bartolomeo per tutti gli affari che «avessero auto sì in comitato de Roma sì in Perusio» (Sartore, in Un pittore e la sua città, p. 24). Di tale soggiorno non rimane alcuna opera o altra notizia.

Nel 1447 ricevette 25 fiorini per un Crocifisso da collocarsi in cima all’altare della Confraternita di S. Domenico di Perugia, per la quale l’anno successivo dipinse «una croce e quattro angioli» (Bombe, 1912, p. 305).

Ormai M. doveva essere un artista apprezzato nella sua città, in quanto nel 1451 insieme con Ottaviano di Lorenzo effettuò la stima per la decorazione della volta della cappella grande nel palazzo dei Priori, appena terminata da Leonardo Raggi e Melchiorre di Matteo (ibid., p. 306). Il 13 ag. 1453 fu inoltre incaricato, con Benedetto Bonfigli e con lo scultore Melchiorre da Città di Castello, di eseguire una perizia su una tavola realizzata da Battista Baldassarre Mattioli per la cattedrale di Perugia (Mancini).

Il 7 genn. 1455 M. rilasciò la quietanza finale per il pagamento di una Maestà, commissionatagli da Giovanni di Petruccio Montesperelli e destinata a decorare la cappella di famiglia in S. Francesco al Prato (Bombe, 1912, pp. 90, 306).

A Gnoli (1923, p. 190) e a Scarpellini (1973-74, p. 583) va ascritto il merito di avere identificato le tavolette con S. Giovanni Battista, S. Bernardino da Siena e Miracoli di s. Antonio da Padova, ora conservate presso la Galleria nazionale dell’Umbria, come parte di tale polittico smembrato e ormai privato dello scomparto centrale, che così si configura come l’unico lavoro conservatosi riconducibile a M. per via documentaria. In tali raffigurazioni si ritrovano sintetizzati i caratteri stilistici dominanti della cultura figurativa perugina intorno alla metà del secolo. M. si distingue infatti per una fattura molto attenta, caratterizzata da una messa in scena vivacemente narrativa, con forti richiami anche ai modelli più sofisticati del gotico internazionale e dell’umanesimo fiorentino, soprattutto nell’attenzione al dettaglio calligrafico derivante da Gentile da Fabriano e dal Beato Angelico, dal quale riprende inoltre la resa prospettica degli spazi. Accenti più spiccatamente senesi sono espressi invece nella rappresentazione dei santi a figura intera (Scarpellini, 1973-74, p. 584).

La ricostruzione del corpus pittorico di M. è ancora in via di definizione, essendo perdute o non identificate le tante opere citate dai documenti, e si basa innanzitutto sui confronti effettuati con l’altare Montesperelli, al quale è stata riferita anche una tavola con Episodi della Passione di Cristo (Perugia, Galleria nazionale dell’Umbria) proveniente dalla medesima chiesa (Gnoli, 1923, p. 190; Scarpellini, 1973-74, pp. 583 s.). Nonostante sia da confermare l’autografia, è invece meno plausibile l’ipotesi che possa trattarsi di un’ulteriore parte di tale pala, soprattutto per il differente spessore dei singoli elementi e degli intagli delle cornici (Santi, p. 33). Forti affinità formali sono state inoltre riscontrate con gli affreschi raffiguranti S. Antonio da Padova e S. Bernardino da Siena presso la chiesa di S. Francesco a Montone, recanti la data del 1448, e con quelli sempre con S. Antonio da Padova circondato da storie della sua vita presso S. Francesco di Deruta (Lunghi, in Un pittore e la sua città, p. 40).

Decisamente sfuggente rimane invece la definizione della fase più antica dell’attività di M., che ruota intorno all’attribuzione della tavola con il Beato Egidio e storie della sua vita (Perugia, Galleria nazionale dell’Umbria), originariamente avanzata da Guardabassi e confermata dalla storiografia successiva (Gnoli, 1923, p. 190; Santi, pp. 31 s.), ma negata da Lunghi (in Un pittore e la sua città, p. 40) sulla base dei riscontri emersi dai restauri allora in corso. Con tale opera sono state messe in rapporto da Scarpellini (1973-74) alcune tavolette ricondotte all’ambiente perugino dei primi decenni del Quattrocento, quali l’Annunciazione del Museo Jacquemart-André di Parigi.

Il 27 genn. 1456 M. sottoscrisse un contratto con il frate «Vangelista todesco» del convento di S. Francesco a Perugia, per eseguire la decorazione di un salterio (Serafini). Nei due anni successivi il suo nome continua a comparire nel libro dei conti di tale convento per dei lavori in minio non specificati, che eseguì con la collaborazione del figlio Costantino, di Polidoro di Bartolomeo da Foligno e di Giovanni di Tomaso di Angelo.

Dal 1460 M. cominciò a ricoprire un ruolo di prestigio all’interno dell’arte dei cartolari di Perugia, di cui fu eletto camerlengo. L’incarico fu confermato due anni dopo. Nel 1463 fu nominato massaro e l’anno successivo fu eletto priore (Bombe, 1910).

Nel 1466, insieme con Angelo Baldassare, eseguì la doratura di alcuni ornamenti della statua in bronzo di papa Paolo II in trono, opera di Vellano da Padova, collocata fuori porta S. Lorenzo (Vasari).

Nel 1468 fu coinvolto in due procedimenti giudiziari riguardanti una contesa di carattere patrimoniale che aveva per oggetto il possesso di un casamento presso porta S. Susanna, che M. aveva ereditato da Ludovico di ser Angelo e che era tenuto da Bartolomeo di ser Saturno «de Rossis» di Perugia (Sartore, in Un pittore e la sua città).

M. morì il 21 luglio 1468 e fu sepolto nel duomo di Perugia (Gnoli, 1915).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, p. 606 n. 3; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l’istoria e l’arte, esistenti nella provincia dell’Umbria (1872), Bologna 1968, p. 221; W. Bombe, Dokumente und Regesten zur Geschichte der peruginer Miniaturmalerei, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXXIII (1910), pp. 18-20; Id., Geschichte der peruginer Malerei bis zu Perugino und Pinturicchio auf Grund des Nachlasses Adamo Rossis und eigener archivalischer Forschungen, Berlin 1912, pp. 89 s., 305-307; A. Serafini, Ricerche sulla miniatura umbra (secoli XIV - XVI), in L’Arte, XV (1912), p. 64; U. Gnoli, Documenti inediti sui pittori perugini, in Boll. d’arte, IX (1915), 8, p. 308; Id., Pittori e miniatori nell’Umbria (1923), Foligno 1980, pp. 189 s.; P. Scarpellini, Il pittore perugino M. d’A. ed il palazzo dei Priori nel Quattrocento, in Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Perugia, XI (1973-74), pp. 573-594; Id., I tre illustratori della Franceschina, in La miniatura tra gotico e Rinascimento. Atti del II Congresso, Cortona… 1982, II, Firenze 1985, pp. 701-718; F. Santi, Galleria nazionale dell’Umbria: dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV e XVI, Roma 1985, pp. 31-34; F. Todini, La pittura umbra: dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, I, p. 207; II, pp. 337-339; F.F. Mancini, Benedetto Bonfigli, Perugia 1992, p. 151; Un pittore e la sua città. Benedetto Bonfigli e Perugia (catal.), a cura di V. Garibaldi, Milano 1996, pp. 23 s. (A.M. Sartore), 40 s. (E. Lunghi), e ancora 47, 56 s., 207.

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