CARNOT, Marie-François-Sadi

Enciclopedia Italiana (1931)

CARNOT, Marie-François-Sadi

Giuseppe GALLAVRESI

Uomo politico francese, abbiatico del grande rivoluzionario, figlio di Lazare-Hippolyte, nato a Limoges l'11 agosto 1837, morto a Lione il 25 giugno 1894. Seguì i corsi della scuola politecnica e di quella dei ponti e strade ed entrò nel 1863 nell'amministrazione del genio civile. All'indomani della cessione della Savoia all'Impero francese, quella regione fu dotata di grandi opere pubbliche quali il ponte di Collonge, il cui merito risale essenzialmente al C. Nel gennaio 1871 il governo della difesa nazionale lo nominò prefetto del dipartimento della Senna inferiore. Eletto deputato all'Assemblea nazionale, il C. votò contro i preliminari di pace, ma gi accostò poi sempre più alla politica preconizzata dal Thiers per il consolidamento della repubblica. La sinistra repubblicana dell'Assemblea affidò al C. l'ufficio di segretario di quella frazione e, quando nel 1877 s'impadronì del potere dopo la sconfitta elettorale del duca di Broglie, riservò al C. l'ufficio di sottosegretario ai Lavori pubblici nel gabinetto Ferry. Nel 1885 il Brisson affidò al C., che nel frattempo era stato nominato presidente della commissione del bilancio nella Camera dei deputati, prima il dicastero dei Lavori pubblici, poi quello delle Finanze. Continuò a presiedere a quest'ultimo nel gabinetto Freycinet. Quando lo scandalo del mercimonio delle onorificenze perpetrato dal deputato Wilson costrinse il suocero di quest'ultimo, Grévy, a dimettersi dalla presidenza della repubblica e le intimidazioni dell'estrema sinistra trattennero l'Assemblea nazionale dall'eleggere il Ferry alla suprema magistratura dello stato, il C. fu eletto a secondo scrutinio presidente della repubblica (dicembre 1887). Era il tempo in cui il generale Boulanger, che si era fatto conoscere come campione del radicalismo ed aveva poi dato alla sua propaganda una base plebiscitaria, sembrava minacciare seriamente l'avvenire della repubblica e poteva ormai fare assegnamento sulla collaborazione di molti elementi conservatori, qualora avesse voluto arrischiarsi a scendere in piazza. La pusillanimità dell'Assemblea nell'abbandonare la candidatura Ferry per timore di un moto popolare parigino trovò un inatteso riscontro nell'esitazione del Boulanger a tentare un pronunciamento militare. Il C., deciso dal canto suo a difendere la supremazia del potere civile, diede tutto il suo appoggio al Tirard e al Constans che costituirono un governo nettamente ostile alle mene del Boulanger e riuscirono in breve a debellarlo. Nei primi tempi della presidenza del C. le continue controversie diplomatiche fra il governo francese e l'italiano, circa l'applicazione dei privilegi capitolari a Tunisi e a Massaua, turbarono ripetutamente i buoni rapporti fra le due nazioni latine, segnatamente nel febbraio del 1888 e nel luglio del 1889. In entrambi i casi, il Crispi, ministro dirigente la politica estera italiana e precipuo fautore della denuncia del trattato di commercio italo-francese, parve timoroso di dimostrazioni ostili della flotta francese sulle coste italiane ed invocò l'appoggio dei gabinetti di Londra e di Berlino. Il principe di Bismarck, nel rassicurare il ministro italiano, gli additava il presidente C. come un elemento moderatore. Il C. aveva mirato ad attenuare la tensione dei rapporti tra la Repubblica francese e la S. Sede, valendosi della collaborazione del cardinale Lavigerie. Quando nel 1889 fu riaffacciata la possibilità della partenza del papa da Roma, il C. non fu verosimilmente estraneo all'offerta di ospitalità indirizzata a Leone XIII dall'incaricato d'affari francese a Roma, Baylin de Monbel, che impressionò, come è noto, il Crispi.

Polemiche di stampa avevano aggravato le divergenze preesistenti fra il Vaticano e il governo italiano, che il Crispi si era dapprima illuso di comporre e che poi furono accentuate dal dispetto che l'onnipotente ministro provò per il naufragio dei suoi tentativi di conciliazione. I cattolici francesi, ai quali il C. e i suoi ministri del centro sinistro volevano usare riguardi anche per tenerli lontani dalla solidarietà con le agitazioni monarchiche, alimentavano la diffidenza dell'opinione pubblica francese verso l'Italia, del resto cordialmente ricambiata dal partito ministeriale che seguiva docilmente il Crispi nella crescente intimità con la Germania. Fu quello il periodo in cui la Triplice Alleanza ottenne l'adesione di buona parte delle classi dirigenti italiane, tanto più che l'Inghilterra fiancheggiava allora la Triplice, ed era per il momento animata verso la Francia da sentimenti di sospettosa rivalità. Il C. cercò un contrappeso alla Triplice avvicinandosi sempre più alla Russia. Ciò gli fu molto agevolato dalla mancata rinnovazione del celebre trattato segreto di riassicurazione che il Bismarck aveva stretto con lo zar e che il nuovo imperatore Guglielmo II lasciò cadere. Nel 1891 il C. poté considerare conclusa l'intesa franco-russa, di cui fu evidente manifestazione la visita della flotta francese a Kronstadt, restituita due anni dopo da una flotta russa che venne ad ancorarsi a Tolone. Nel 1893 competizioni operaie diedero origine a sanguinosi conflitti ad Aiguesmortes (v.), ove si ebbe indoloroso spettacolo di una vera caccia all'italiano. Non certo come rappresaglia per queste persecuzioni, ma come frutto di tenebrose macchinazioni dell'anarchismo internazionale, l'emigrato italiano Caserio assassinò a Lione il C. non ancora sessantenne. Il C. aveva voluto fare una leale esperienza del regime repubblicano aperto a tutte le nuove reclute; ma gli strascichi delle aspre lotte recenti resero vani i suoi sforzi, nonostante l'aiuto che gli venne dalla politica che il papa Leone XIII cominciò allora a suggerire ai cattolici francesi, la schietta adesione cioè al regime repubblicano.

Bibl.: A. Barbou, S. Carnot, Président de la République, Parigi 1888; M. Drevfous, Les trois Carnot, ibidem 1888.

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