CALDERARA, Mario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALDERARA, Mario

Mario Gaudiano

Nacque a Verona il 10 ott. 1879 da Marco e da Eleonora Tautini. Nel 1901, ancora allievo dell'Accademia navale, cominciò a interessarsi del problema del volo con il "più pesante dell'aria", studiandone i fenomeni e approfondendo lo studio delle leggi aerodinamiche. Nominato ufficiale nel 1902, prese contatto con i fratelli Wright dopo il loro primo volo (17 dic. 1903), divenendone poi intimo amico. Nel 1904 cominciò le sue esperienze pratiche con modelli ridotti e fece i suoi primi esperimenti di volo facendosi rimorchiare dal cacciatorpediniere "Lanciere" su di una cellula biplana che si sollevava come un aquilone. Sin da quando eseguiva i suoi voli planati con questo idroveleggiatore a due galleggianti, e poi successivamente con gli idrovolanti, aveva ideato ed era riuscito a realizzare un tipo di galleggianti dotati di ottimi requisiti di leggerezza, di robustezza, di galleggiabilità e di forma per ridurre al minimo le resistenze all'avanzamento nell'acqua anche a velocità elevate.

Nel 1908 il C. si recò in Francia, dove gli esperimenti di volo meccanico erano più progrediti, e lavorò come progettista e disegnatore presso G. Voisin a Parigi, studiando sperimentalmente al tunnel aerodinamico il profilo delle ali degli aerei e ideando un'elica a passo automaticamente variabile. Frequentando campi di volo e officine di costruttori, nel 1908-1909, finanziato da A. Goupy, disegnò e costruì un biplano, destinato ad essere ricordato nella storia dell'aeronautica come il primo aereo nel mondo a elica trattiva (situata, cioè, anteriormente). Questo biplano era munito di un motore Anzani da 35 HP a tre cilindri, con il quale fece il primo volo l'11 marzo 1909 a Buc, raggiungendo la velocità di 74 km/h. Questo apparecchio era allora il più piccolo e più veloce aeroplano esistente. Il biplano a elica trattiva divenne poi, durante la prima guerra mondiale, il tipo di velivolo più diffuso.

Tornato in Italia nel 1909, il C. fu il primo allievo della prima scuola civile per piloti di aeroplano, aperta a cura del Club aviatori Roma a Centocelle (Roma), con un apparecchio Wright e con istruttore lo stesso W. Wright. Su quel campo il C. si infortunò precipitando il 6 maggio 1909. Divenuta poi la scuola civile militare, conseguì a Centocelle il brevetto n. 1 di pilota rilasciato dall'Aero Club d'Italia in data 10 maggio 1910, seguito dal tenente del genio Umberto Savoia. Nel settembre del 1910 il C. partecipò al 1º circuito aereo di Brescia e vinse cinque premi su otto raggiungendo il record di distanza di 50 km con un apparecchio biplano Wright-Ariel da lui stesso ricostruito.

Nel novembre del 1910 il C. progettò un aeroplano navale per la marina, che realizzò nel 1912: primo progetto di idroplano interamente italiano, era un monoplano di concezione nuova e originale, a tre galleggianti, con motore Gnome da 100 HP e con velocità di circa 80 km/h. Contrariato dalla scarsezza dei mezzi, dall'incomprensione e dallo scetticismo delle autorità, dall'invidia dei colleghi per i suoi successi, il C. seppe vincere lo sconforto e insistere con tenacia fino al raggiungimento del suo scopo: l'8 giugno 1912, dopo alcune prove di flottaggio, il grosso apparecchio decollò facilmente dalla rada di La Spezia con tre persone a bordo oltre il pilota. Nel 1913 il C. costituì la Società di Aeroplani Savoia.

Durante la prima guerra mondiale fu al comando dei marinai sbarcati a Saseno (nella baia di Valona, in Albania) ed ebbe incarichi e comandi di unità leggere, alternati con l'organizzazione e la direzione delle scuole per piloti di idrovolanti di Sesto Calende e di Bolsena. Insegnò anche alla scuola di Taranto. Al termine del conflitto, prendendo un ruolo di importanza maggiore l'aviazione dell'esercito, rimase in marina come ufficiale di bordo, occupandosi solo in misura molto limitata di problemi di navigazione aerea.

Con decreto del 26 genn. 1922 fu assegnata la medaglia d'argento al capitano di corvetta C. che, come primo aviatore militare italiano, malgrado varie cadute che gli avevano causato gravi lesioni, aveva ripreso sempre, con grande attività e con coraggio, i voli per contribuire alla diffusione e al perfezionamento del nuovo mezzo. Nel 1923 fa inviato a Washington quale addetto militare aeronautico, rimanendovi fino al 1925. In quest'anno lasciò il servizio attivo per continuare fino al 1940 la propria attività nella industria aeronautica per conto di ditte americane.

Nel periodo della sua permanenza a Parigi, a complemento dei suoi studi e delle sue applicazioni di aerodinamica e di pratica costruttiva, il C. scrisse, in collaborazione con P. Banet-Rivet, il Manuel de l'aviateur constructeur, pubblicato in più edizioni e, per quel tempo, sicura ed ottima guida teorico-pratica per la progettazione di aerei.

Il C. morì a Roma il 16 marzo 1944.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. aeron. Caproni di Taliedo, ad nomen;A.Calderara, Nell'azzurro, Torino 1928, pp. 175-182; F. Grutter, M. C. pioniere dell'aviazione italiana, in Ala infranta, novembre 1948, p. 2; G. Boffito, Biblioteca aeronautica italiana, Firenze 1929, p. 96.

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