RITT, Martin

Enciclopedia del Cinema (2004)

Ritt, Martin

Daniele Dottorini

Regista cinematografico statunitense, nato a New York il 2 marzo 1920 e morto a Santa Monica (California) l'8 dicembre 1990. R. è stato uno dei maggiori rappresentanti del cinema liberal statunitense degli anni Sessanta e Settanta: proveniente dalla televisione, ha saputo sviluppare, seppur con risultati non sempre all'altezza delle aspettative, tematiche poco affrontate nel cinema hollywoodiano all'interno di una narrazione classica e strutturata.

Appassionato di recitazione, si unì a un gruppo teatrale off-Broadway, con il quale iniziò la sua carriera di attore. Arruolatosi durante la Seconda guerra mondiale, continuò a occuparsi di teatro per le truppe americane al fronte. In quegli anni R. iniziò a interessarsi alla regia realizzando la messa in scena della commedia patriottica Yellow star nel 1943 ed esordì anche nel cinema come attore in Winged victory (1944) di George Cukor. Dal 1947 lavorò soprattutto in televisione, alternandosi nei ruoli di attore, produttore e regista, finché nel 1951 venne allontanato dalla CBS per sospetta adesione al partito comunista americano.Seguirono anni difficili, in cui però R. tenne corsi di arte drammatica all'Actors Studio (avendo tra i suoi allievi anche Paul Newman e Joanne Woodward) e tornò a occuparsi di regie teatrali. Nel 1956 ebbe l'opportunità di dirigere il suo primo lungometraggio, Edge of the city (1957; Nel fango della periferia), un dramma sociale ‒ svolto in chiave progressista disegnando personaggi simbolici e convenzionali ‒ imperniato sul rapporto di amicizia tra un bianco e un nero sullo sfondo dello sfruttamento nel mondo del lavoro. Nel successivo No down payment (1957; Un urlo nella notte), attraverso le storie incrociate di alcune famiglie della media borghesia di un quartiere suburbano, R. volle raccontare il disgregarsi dei valori dell'American way of life. Fu con The long hot summer (1958; La lunga estate calda), il primo dei suoi film ambientati nel Sud degli Stati Uniti, che, nel determinare la definitiva consacrazione di Paul Newman (con cui stabilì un lungo e fruttuoso sodalizio), contrapposto a un efficace Orson Welles e a una convincente Joanne Woodward, si affermò a Hollywood la sua fama di grande regista di attori. L'attenzione per i conflitti nel proprio Paese diventò per R. un limite quando nelle opere successive tentò di mettere in scena altri contesti come la comunità italoamericana in Black orchid (1959; Orchidea nera), la guerra partigiana in Iugoslavia in Jovanka e le altre, noto anche come Five brand-ed women (1960), la Parigi degli anni Sessanta in Paris blues (1961), ancora con Paul Newman. Anche nei film tratti da opere letterarie ‒ come The sound and the fury (1959; L'urlo e la furia), tratto da W. Faulkner, e Adventures of a young man, noto anche come Hemingway's adventures of a young man (1962; Le avventure di un giovane), tratto dai racconti giovanili di Hemingway ‒ R. non riuscì a trasporre sullo schermo la forza della scrittura dei due autori, pur mostrando ancora una volta (soprattutto nel primo) la sua abilità nel costruire i rapporti tra i personaggi. Dopo aver ancora diretto Paul Newman in Hud (1963; Hud il selvaggio) e The outrage (1964; L'oltraggio), la capacità di R. nel fondere la narrazione convenzionale con tematiche di impatto sociale prese corpo in alcuni dei film successivi, come The spy who came in from the cold (1965; La spia che venne dal freddo), in cui il regista rilegge in modo personale gli elementi tipici del film di spionaggio, o come Hombre (1967), western crepuscolare e fortemente 'politico', privo di qualsiasi nostalgia nei confronti dell'epopea della frontiera americana, ultima delle sue opere interpretata da Paul Newman. La cura nel descrivere le lotte sociali o i conflitti dovuti alla diversità e al razzismo si ritroverà anche in film successivi: in The Molly Maguires (1970; I cospiratori), uno dei lavori più complessi di R., caratterizzato da uno stile crudo nel descrivere la peculiarità dei movimenti sindacali americani senza nulla concedere al lieto fine hollywoodiano; così come in Sounder (1972), mai uscito in Italia, tematiche quali il razzismo e la falsa integrazione dei neri americani sono trattate senza scadere nel film a tesi o nel facile schematismo dei personaggi. Diresse poi il melodramma Pete 'n' Tillie (1972; Un marito per Tillie) e Conrack (1974), sul rapporto tra un insegnante bianco e i suoi studenti di colore. Con The front (1976; Il prestanome), R. volle ripercorrere gli anni del maccartismo, riuscendo nel difficile intento di mantenere in equilibrio il dramma e la commedia, e affidando il ruolo di protagonista a Woody Allen, non ancora giunto ai vertici della notorietà. Negli ultimi film confermò le proprie caratteristiche di solido regista capace di valorizzare gli attori ‒ come Sally Field in Norma Rae (1979) e Murphy's romance (1985; L'amore di Murphy), Barbra Streisand e Richard Dreyfuss in Nuts (1987; Pazza) ‒ e interessato alle problematiche di figure ai margini della società ‒ come in Stanley & Iris (1990; Lettere d'amore).

Bibliografia

S. Whitaker, The films of Martin Ritt, London 1972; R. Ellero, Martin Ritt, Firenze 1989; C. Jackson, Picking up the tab: the life and movies of Martin Ritt, Ohio 1994; G. Miller, The films of Martin Ritt: fanfare for the common man, Mississipi 2000.

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