RIPA, Matteo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RIPA, Matteo

Francesco Surdich

RIPA, Matteo. – Nacque a Eboli, nel borgo medievale che circondava l’antico castello normanno, il 29 marzo 1682 da Gianfilippo, barone di Pianchitelle e medico, e da Antonia Longo.

Trascorse l’infanzia assieme ai fratelli Tommaso, Diego e Lorenzo prima di entrare nella Congregazione di Maria della Purità dei preti secolari missionari, dove completò i suoi studi avendo come direttori spirituali Antonio Torres e Tommaso Falcoia, entrambi della Congregazione dei pii operai, dai quali assimilò alcuni atteggiamenti improntati al quietismo.

Ordinato sacerdote a Salerno il 28 maggio 1705, dopo una breve esperienza di confessore e di missionario in Caparadosso, territorio della Badia di Farfa, nell’ottobre del 1707 fu chiamato a far parte del gruppo di missionari incaricati dalla congregazione di Propaganda Fide di portare al legato papale Carlo Tommaso Maillard de Tournon, inviato in Cina da papa Clemente XI per dirimere la controversia dei riti, la nomina a cardinale, imbarcandosi, assieme a suoi confratelli, sulla Donegal, una nave della Compagnia delle Indie in partenza da Londra il 6 aprile 1708, sulla quale i missionari viaggiarono senza rivelare la loro identità di religiosi cattolici. Arrivati nel giugno del 1709 a Manila, dovettero aspettare sino alla fine di novembre per poter raggiungere Macao con un’imbarcazione messa a disposizione dal governatore spagnolo, sotto la guida del missionario lazzarista Paolo Filippo Teodorico Pedrini.

Giunti a Macao all’inizio del 1710, riuscirono a incontrare il legato Tournon che, però, nel frattempo si trovava agli arresti domiciliari per avere violato il diritto di patronato regio sulle missioni in Cina rivendicato dai sovrani portoghesi. Dopo la sua morte, avvenuta l’8 giugno, Ripa, che aveva soggiornato a Canton dal 17 giugno al 27 novembre, fu chiamato a Pechino alla corte dell’imperatore Kangxi, presso la quale rimase dal febbraio del 1711 al novembre del 1723, lavorando in qualità di pittore e incisore al servizio dell’imperatore assieme ad altri artisti italiani.

Nonostante le numerose difficoltà incontrate per costruirsi un torchio calcografico e procurarsi le materie prime per preparare gli acidi e gli inchiostri per la stampa, presso il palazzo estivo di Jehol, in Manciuria, oltre a confezionare una carta geografica di tutto l’impero in 44 rami, incise anche 36 vedute della villa imperiale su lastre di rame per stampare le copie che l’imperatore desiderava donare ai suoi familiari e dignitari. Copie di queste vedute della villa sarebbero state da lui portate in Europa venendo molto apprezzate in Inghilterra da architetti in cerca di soluzioni innovative da sperimentare nella progettazione di ville e giardini, che avrebbero influito nella conformazione dei giardini inglesi.

Durante la permanenza in Cina tentò anche di aprire, tra molti contrasti, una scuola a Pechino per preparare i giovani cinesi a diffondere il cristianesimo tra i loro connazionali, riprendendo un progetto che era stato perseguito qualche anno prima anche dal lazzarista Ludovico Antonio Appiani. Ma nel novembre del 1723 decise di ripartire per l’Italia senza però aver avuto l’autorizzazione dei suoi superiori, portando con sé quattro giovani cinesi e un loro connazionale più adulto, che era maestro di lingua e scrittura mandarina, per realizzare un disegno a lungo covato, il Collegio dei cinesi di Napoli, di cui nel novembre del 1724 venne costituito il primo nucleo che verrà riconosciuto da papa Clemente XII con un breve del 7 aprile 1732.

Agli allievi di questa istituzione, che si proponeva la formazione religiosa e l’ordinazione sacerdotale di giovani cinesi convertiti, cercò di imporre concezioni e valori molto tradizionali con un’ostinazione, un’esasperazione e una mancanza di umanità e duttilità caratteristiche della sua personalità, abituata a esigere dai subordinati quell’obbedienza assoluta che invece non seppe e non volle mai dimostrare ai suoi superiori: da qui le insubordinazioni, le ribellioni, le fughe su cui richiamò l’attenzione Gherardo De Vincentiis (1904) e che Ripa stesso registrò nei suoi zibaldoni come complotti diabolici. Il fatto è che il Collegio dei cinesi, isolato com’era dalla città, con tutti gli ingredienti che Ripa vi aveva introdotto e che lo facevano assomigliare a un serraglio, era noto a Napoli, secondo una definizione dello stesso Ripa, come il «carcere degli ecclesiastici scostumati». Da questa istituzione, in conformità alle disposizioni originarie del suo fondatore, il 12 settembre 1869 promanò il Collegio asiatico di Napoli, sfociato il 27 dicembre 1888 nell’Istituto universitario orientale di Napoli.

Negli anni successivi, Ripa agì da consulente di Propaganda Fide nella lunga fase istruttoria di elaborazione della bolla Ex Quo Singulari con la quale Benedetto XIV pose fine alla questione dei riti cinesi, fino alla sua morte, avvenuta a Napoli il 29 marzo 1746.

Il 12 gennaio 1872 la curia arcivescovile di Napoli dette il via al processo per la sua canonizzazione di cui venne nominato postulatore Giuseppe Gagliano, superiore della Congregazione della Sacra famiglia dal 1857 al 1882, che completò il processo informativo nel 1876 senza che la causa di santità venisse avviata.

Durante la sua permanenza alla corte imperiale di Pechino, Ripa tenne un meticoloso diario quotidiano (Giornale, 1705-1724, a cura di M. Fatica, I-II, Napoli 1991-1996), registrando tutti gli eventi, i documenti, i dibattiti di cui fu testimone o protagonista: un materiale di estrema importanza e interesse anche per gli storici delle missioni cristiane in Cina, da lui assemblato in forma organica dopo il ritorno in patria e ampiamente utilizzato da Propaganda Fide per sviluppare l’istruttoria che portò all’emanazione della bolla Ex Quo Singulari. Redasse anche una Storia della fondazione della Congregazione e del Collegio de’ Cinesi sotto il titolo della Sacra famiglia di G. C. scritta dallo stesso fondatore M. R. e de’ viaggi da lui fatti, I-III, Napoli 1832 (volumi rimaneggiati nella loro forma dai congregati della Sacra famiglia, dei quali, nel 1983, venne curata una ristampa anastatica).

Fonti e Bibl.: Accanto alle numerose fonti a stampa, molti sono gli archivi che conservano diari, zibaldoni, lettere e relazioni di Ripa (molte indicazioni ha fornito a questo riguardo Michele Fatica, in La conoscenza, 1984-1989, I, 1), che devono ancora essere in larga parte classificati, collazionati e vagliati: in particolare l’Archivio storico dell’Istituto universitario orientale di Napoli, l’Archivio di Stato di Napoli, l’Archivum Romanum Societatis Jesu di Roma, l’Archivio segreto Vaticano, l’Archivio romano della congregazione di Propaganda Fide, l’Archivio dell’archidiocesi di Hankow (odierna Wuhan), la Biblioteca nazionale di Napoli.

P. Cestaro, Un viaggiatore del secolo XVIII. Il fondatore del Collegio asiatico in Napoli, in Nuova Antologia, 1882, vol. 17, pp. 17-68; G. De Vincentiis, Documenti e titoli sul privato fondatore dell’attuale R. Istituto (antico “Collegio dei cinesi” in Napoli), M. R., sulle missioni in Cina nel secolo XVIII e sulla costituzione e consistenza patrimoniale dell’antica fondazione, Napoli 1904 (lavoro fondato sulle collezioni di tutte le lettere inedite); N. Arnone, M. R. e l’Istituto orientale di Napoli, in Archivio storico per la provincia di Salerno, I (1921), pp. 187-210; R. Saviano, I viaggi di M. R. in Cina, fondatore del Collegio de’ cinesi, e il ritrovamento di inediti manoscritti riportati dalla Cina, Napoli 1952; Id., Dalla scuola di Jehol al Collegio dei cinesi in Napoli, in Atti della Accademia pontaniana, n.s., XVII (1962-1963), pp. 299-308; G. Nardi, Cinesi a Napoli, Napoli 1976, passim; Ph.W.L. Kwok, Napoli e la Cina. Dal settecento agli inizi del nostro secolo, Napoli 1982 (alle pp. 25-59 la riproduzione delle 36 vedute incise in Cina da Ripa); La conoscenza dell’Asia e dell’Africa in Italia nei secoli XVIII e XIX, I-III, Napoli 1984-1989 (in partic. M. Fatica, Prolegomeni ad un discorso storico su M. R., I, 1, pp. 171-209; I. Ascione, La nascita del Collegio dei Gesuiti tra i conflitti giurisdizionali dell’ultimo viceregno austriaco (1725-1734), II, 1, pp. 19-62; M. Fatica - V. Carpentiero, Per una storia del processo di canonizzazione di M. R.: problemi di filologia e di agiografia, III, 1, pp. 73-110; G. Di Fiore, La posizione di M. R. sulla questione dei riti cinesi, ibid., pp. 381-432, che contiene in appendice l’edizione integrale della quarta parte della Dissertazione istorica critica polemica dei Riti controversi della Cina, compilata nel 1737 da Ripa); M. Fatica, L’Istituto Universitario Orientale come sede di scambio culturale tra Cina e Italia nei secoli XVIII - XIX, in Scritture di storia, 2001, n. 2, pp. 83-121; M. R. e il Collegio dei Cinesi di Napoli (1682-1869) (catal.), a cura di M. Fatica, Napoli 2006.

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