MEDICAIO

Enciclopedia Italiana (1934)

MEDICAIO

Alessandro VIVENZA

. Prato artificiale di medica o erba medica (Medicago sativa), pianta foraggera perennante (v. erba medica).

La medica si ritiene originaria dalla Media, donde il suo nome; passò poi in Grecia e quindi nella Gallia romana. Menzionata già da Aristotele, venne molto apprezzata da Columella (eximia est herba medica), Palladio, Plinio e Virgilio. La sua coltura, ben nota all'epoca della repubblica romana, fu poi quasi abbandonata col decadere dell'agricoltura. Soltanto nel sec. XVII venne ripresa nell'Italia settentrionale, specialmente nella regione emiliana; ma è di data molto più recente la considerevole estensione del medicaio nell'Italia centrale e in qualche zona della meridionale. Negli ultimi decennî il medicaio ha decisamente preso il sopravvento su ogni altra specie di prati artificiali in tutti i paesi a clima temperato.

Per spiegare la preferenza data al medicaio, occorre esaminare le principali caratteristiche agrarie dell'erba medica coltivata, che consistono nelle radici fittonanti capaci di approfondirsi molto nel terreno, e nel pronto e facile ripullulare degli steli. Le radici della medica, consentendolo la qualità del terreno, raggiungono facilmente la profondità di un metro e, in speciali condizioni (terre di riporto o di recente alluvione) anche più metri; così la pianta trae dagli strati profondi del terreno l'acqua e le sostanze nutritizie in essa disciolte. A ciò principalmente si deve la grande produttività di questa foraggera e l'azione miglioratrice che essa esercita sullo strato arabile. Pure essendo una leguminosa, l'erba medica presenta scarsissimi tubercoli radicali, onde si ha ragione di ritenere che la sua azione miglioratrice, più che alla facoltà di fissare azoto libero, sia dovuta alla facoltà di sopraelevare in gran copia le sostanze nutritive dagli strati profondi del terreno. Gli steli della medica coltivata, eretti, sottili, ricchi di foglioline e di fiori di colore variabile dall'azzurro al turchino carico, costituiscono ottimo foraggio, sia in erba, sia in fieno, sia in masse fermentate nei silo. La medica è pianta vivace e assai longeva; si può mantenere in vita anche qualche decennio, ma l'agricoltore ordinariamente fa durare il medicaio da due a quattro anni, raramente di più, per evitare le conseguenze del progressivo diradamento delle piante.

Si conoscono diverse varietà della M. sativa distinte per lo più secondo i paesi di provenienza: medica italiana o bolognese, di Provenza, di Russia, del Turkestan, ecc. Fra tutte, la varietà italiana viene giudicata la migliore. L'erba medica è diffusa un po' dappertutto, anche in America e nel continente australiano. Esistono altresì tipi selezionati di medica e il lavoro di selezione, piuttosto difficile, trattandosi di pianta a fecondazione incrociata, si pratica presso idonei istituti e potrà condurre a notevoli miglioramenti delle comuni varietà, che constano di numerosi tipi diversi mescolati e continuamente incrociantisi.

Il clima più propizio al medicaio è quello temperato caldo, dove a una temperatura piuttosto elevata s'associa una notevole precipitazione acquea. Nei climi caldi l'aridità del suolo può essere di ostacolo alla coltura della medica. Nei climi freddi l'erba medica perde d'importanza, perché produce di meno dei trifogli e di altre foraggere più adattabili a detti climi. Quanto al terreno, l'erba medica esige soprattutto buon fondo di terra al disotto dello strato arabile. Se a poca profondità esiste sottosuolo ingrato di sabbia pura, ghiaia o dura roccia, la medica non può prosperare. Così pure le nuoce l'umidità stagnante a poca profondità. Ciò non toglie tuttavia che alcuni terreni, in origine non atti alla coltura della medica, possano rendersi adatti mediante opportuni interventi, come per esempio, col risanamento dei terreni acquitrinosi, con la lavorazione profonda di terreni a sottosuolo di roccia friabile (cappellaccio del Lazio, crostone calcareo, marna, ecc.). La medica prospera tanto nei terreni a reazione basica, quanto in quelli a reazione neutra o anche leggermente acida; stenta invece a vegetare in terreni decisamente acidi, ma anche questi ultimi, se corretti con ammendamento calcareo o con laute concimazioni letamiche, possono consentire la rigogliosa vegetazione della medica. In Italia l'erba medica trova condizioni ottime nell'Emilia e in Romagna, ma la convenienza della sua coltura, in maggiore o minor misura, s'estende a buona parte dell'Italia settentrionale, a eccezione delle zone molto ricche d'acqua, dove può essere preferito il prato naturale, e delle zone montane a terra poco profonda e a clima rigido; s'estende altresì nella maggior parte dell'Italia centrale e in alcune zone di quella meridionale, particolarmente nella Campania. Nelle regioni meridionali, mercé l'irrigazione, si può ottenere che il medicaio si mantenga in vegetazione attiva tutto l'anno, e dia, perciò, con 6-8 sfalci, produzione elevatissima. Però, data la scarsa disponibilità di acqua per irrigazione, si tenta ora di diffondere anche nelle regioni meridionali il medicaio in coltura asciutta, destinando all'uopo i terreni più adatti e applicando speciali pratiche di aridocoltura, consistenti nel coltivare la medica a strisce con interposto terreno nudo, che viene ripetutamente sarchiato o purgato delle erbe estranee.

Formazione del medicaio. - Il medicaio viene formato seminando la medica a primavera, o sul frumento, o su terreno nudo, consociandola con piante da erbaio (avena primaverile, granturchetto, trigonella, ecc.), o anche senza alcuna consociazione. Quest'ultimo modo è quello che meglio garantisce la riuscita del medicaio, ma viene adottato soltanto dove il terreno, molto fertile e fresco, permette il rapido accrescimento della foraggera; esso è però consigliabile anche per i climi aridi. La semina sul frumento, come si suole dire "in copertura", è largamente adottata, ma è destinata a venire abbandonata a misura che si va intensificando la coltura granaria, perché il frumento, se cresce fitto e rigoglioso, impedisce il regolare sviluppo della medica e dà luogo a medicaio con radure.

La semina della medica in consociazione con le altre menzionate foraggere a rapido sviluppo, insieme con essa seminate in primavera, rappresenta generalmente la pratica più consigliabile. Il terreno deve essere lavorato profondamente e ben concimato con letame (q. 300-600 per ha.), concimi fosfatici (q. 5-10) e, occorrendo, concimi potassici (q. 2-3); conviene aggiungere inoltre del gesso agricolo (q. 4-8). Nei climi aridi, dove la produzione del medicaio asciutto non può mai essere molto elevata, la quantità dei concimi viene proporzionatamente ridotta. Si spargono circa kg. 40 di seme per ettaro, meglio più che meno. Si ricopre con semplice erpicatura; si può anche distribuire con macchina seminatrice.

Operazioni colturali successive. - Sono: erpicatura invernale; concimazione in copertura, se il medicaio dura più di un biennio, con perfosfato (q. 4) e, occorrendo, solfato ammonico (q. 2); irrigazione, dov'è possibile; raccolta del foraggio (2-6 tagli). L'irrigazione del medicaio riesce tanto più proficua, quanto più il clima è caldo e arido il decorso stagionale; in climi freschi e in annate a estate piovosa, l'irrigazione del medicaio può essere superflua.

L'erba raccolta si può consumare fresca, previo appassimento per evitare il pericolo della timpanite nei ruminanti; può inoltre, con l'essiccazione, essere trasformata in ottimo fieno. Può anche venire conservata allo stato fresco in masse fermentate o nei silo.

Nelle regioni temperate calde il medicaio può anche offrire buon pascolo durante l'inverno.

Produzione. - La produzione del medicaio, valutata in fieno, può variare da q. 30-50 per ha. nelle peggiori condizioni, a q. 150-200 (eccezionalmente anche più) in condizioni ottime; i medicai asciutti producono circa q. 80 di fieno, quelli irrigui circa 130. Il prodotto è distribuito nei diversi tagli o sfalci per ha. pressoché come segue:

Dalla tabella sono esclusi, naturalmente, i medicai in condizioni cattive e quelli in condizioni eccezionalmente favorevoli. Può convenire produrre anche il seme di medica (semenzina o semetto); s'ottiene facendo fruttificare o assemare il secondo taglio, in qualche caso il terzo. Mediante speciali trebbiatrici viene separato il seme nudo nella quantità di circa q. 4 per ha. La produzione del seme riesce meglio dai medicai che dànno soltanto 2-3 tagli, che non da quelli che ne dànno 4-5. Per favorire la produzione del seme giova consociare alla medica un poco di lupinella (Onobrychis sativa) la quale determina un più rado ripullulo della medica e di conseguenza più ricca fioritura e fruttificazione.

Avversità. - Il medicaio va soggetto a svariate avversità, generalmente dovute a parassiti dell'erba medica. La più grave è l'attacco di una ben nota pianta parassita, la cuscuta, la quale, avvolgendosi a spirale sugli steli della medica, ne succhia, per mezzo di speciali austorî, gli umori elaborati facendo intristire la foraggera. Esistono due principali specie di cuscuta dannose alla medica, la cuscuta antica nostrana (Cuscuta europaea) e la cuscuta nuova americana (C. arvensis); la seconda è più temibile della prima, perché i suoi semi somigliano un poco a quelli della medica, dai quali riesce difficile separarli completamente.

Contro la cuscuta si consiglia anzitutto di usare, nella formazione del medicaio, seme di medica assolutamente immune da seme di cuscuta. Per distruggere macchie di cuscuta, fra i tanti mezzi proposti, il più efficace consiste nell'incendiare dello strame sparso in abbondanza sulla macchia; meglio ancora incendiare poco strame previamente irrorato di petrolio. Se però le macchie di cuscuta sono molto numerose, la migliore cosa che si possa fare è di rompere il medicaio.

Altro malanno di una certa gravità è il marciume radicale, dovuto all'attacco di una speciale muffa (Rhizoctonia medicaginis), che fa morire la medica. Se i centri infetti sono numerosi, conviene dirompere il medicaio. Trattandosi di poche macchie, si possono isolare le aree infette mediante trincee profonde almeno mezzo metro. La tempestiva lavorazione del terreno allorché s'impianta il medicaio e la pronta evacuazione delle acque superflue valgono a evitare o attenuare il danno del marciume radicale.

Si lamentano anche altri parassiti vegetali dannosi alla medica, fra cui piuttosto frequente la ruggine (Uromyces trifolii) e diversi parassiti animali che attaccano foglie, fiori, frutti della medica; di questi abbastanza comuni il geometra dei medicai (Biston graecarius), la coccinella della medica (Epilachna globosa), il punteruolo (Apion apricans), il fitotomo della medica (Hypera meles). Contro l'aggravarsi di queste infestioni giova generalmente l'anticipo degli sfalci.

Posto nell'avvicendamento. - Generalmente il medicaio succede alla coltura del frumento e la precede. Tuttavia nella coltura intensiva la medica, pure succedendo alla coltura del frumento, non viene a questo consociata, e prende il posto di una coltura da rinnovo; al medicaio, specialmente se di lunga durata, non si fa più seguire immediatamente la coltura del frumento, bensì una coltura da rinnovo e sarchiata, di solito quella del granturco.

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