MEDITERRANEO

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

MEDITERRANEO (XXII, p. 754, App, I, p. 831; II, 11, p. 282)

Giuseppe Morandini

Negli ultimi venticinque anni le conoscenze oceanografiche del M. hanno compiuto un certo progresso, anche se non paragonabile a quello di altri bacini marini. Prima della guerra era stata predisposta la pubblicazione di un'opera a carattere riassuntivo a cura del Comitato talassografico del Consiglio Nazionale delle Ricerche; sempre a cura dello stesso Comitato era stato messo allo studio fin dal 1939 un piano d'indagine oceanografica per tutto il M. da realizzarsi a mezzo di una larga collaborazione internazionale fra gli stati rivieraschi e altri, come la Germania, particolarmente interessati alle ricerche oceanografiche. Lo scoppio della seconda guerra mondiale interruppe tali progetti, come arrestò anche l'attività della Commissione internazionale per l'esplorazione scientifica del Mediterraneo, fondata già nel 1919. Nel 1948, in particolare per opera dell'Italia, fu ripresa l'attività della Commissione della quale fanno parte attualmente Francia, Grecia, Italia, Iugoslavia, Marocco, Monaco, Romania, Spagna, Tunisia, Turchia; la presidenza è stata affidata dal 1956 al principe Ranieri III di Monaco. Nelle varie assemblee generali di Roma, Istanbul e Monaco sono stati discussi i risultati del lavoro d'indagine svolto nell'ultimo decennio soprattutto a mezzo di varî gruppi di lavoro che oggi sono così articolati: chimica del mare; fisica del mare; morfologia e geologia marina; plancton, necton; pesci pelagici, benthos; microbiologia marina, stagni salati e lagune; coordinamento e programmi.

Il Comitato italiano della Commissione ha ripreso anche due pubblicazioni: anzitutto la redazione e pubblicazione della Bibliographia Oceanographica, che dal 1928, coi 25 volumi finora editi, è la fonte bibliografica più importante e completa su scala internazionale che esista, trasformata nell'ultimo biennio, con l'inserimento dei sunti in inglese dei lavori schedati; quindi la pubblicazione di una grande Monografia della Laguna di Venezia, di cui sono pubblicati otto volumi e tre atlanti: l'opera è però ancora lontana dalla sua conclusione. A cura della Commissione internazionale sono stati pubblicati i rendiconti scientifici delle riunioni plenarie riprese dal 1952, che riguardano da un lato problemi speciali e dall'altro l'attività dei gruppi di lavoro della Commissione stessa, da cui si possono desumere, almeno in parte, i progressi compiuti nel campo delle ricerche.

Contributi alla conoscenza delle condizioni del M. provengono anche dall'attività di altre istituzioni. In primo luogo possono essere ricordati quelli di enti nazionali del tipo dell'Istituto idrografico di Genova, per l'Italia, cui è demandato il compito di aggiornare la conoscenza della batimetria e di altri elementi idrografici sia in prossimità delle acque territoriali, sia in più vasti settori.

Sono stati effettuati nell'ultimo decennio lavori sistematici che hanno approfondito le conoscenze dell'Adriatico in generale, e in particolare della fascia antistante all'apparato deltizio del Po; rilievi questi connessi con i problemi che il Delta Padano (v.) ha rivelato in particolare nell'ultimo decennio. Altro interessante problema di carattere batimetrico-idrografico è quello relativo al Tirreno, i cui fondali mostrano una serie assai complessa di dorsali e di veri e proprî rilievi sottomarini nel settore tra la Sardegna meridionale e la costa sicula settentrionale. Tali risultati sono in corso di pubblicazione a cura dell'Istituto idrografico della Marina in una carta d'insieme in sei fogli, relativa ai mari italiani. Al contributo italiano si aggiunge quello degli studiosi francesi, che riguarda il bacino occidentale, e degli studiosi tedeschi per quello orientale, così da poter prevedere in breve volger di tempo la pubblicazione di una nuova carta batimetrica di tutto il M. a scala non troppo piccola e comunque superiore al milionesimo. e a curve batimetriche. Nel corso delle indagini batimetriche sono state recentemente reperite nuove profondità nella cosiddetta fossa di Matapan, ove pare si arrivi a m 4925 e non si possa escludere l'esistenza di profondità superiori, sia pur di poco, ai 5000 m.

Nuovi dati idrografici, dei quali si occupa in particolare anche il Bureau international hydrographique che ha sede nel principato di Monaco, sono stati raccolti da navi idrografiche e oceanografiche di varî paesi (S. U. A., URSS, ecc.) che nell'ultimo decennio hanno svolto l'attività più o meno frequente e sistematica nel Mediterraneo; di tali risultati si hanno notizie solo informative indirette.

Alle indagini batimetriche si riallacciano quelle relative allo studio della natura del fondo. Negli ultimi trent'anni sono state applicate nuove tecniche, soprattutto a cura degli oceanografi svedesi (E. B. Kullenberg ed altri), basate sul prelevamento di "carote", cioè cilindri dei depositi di fondo, di lunghezza fino a una ventina di metri.

Nel 1955, a cura del Centro di studî talassografici del C.N.R. e dell'istituto talassografico di Trieste, è stata ripresa in Italia l'attività di ricerca nell'Adriatico, affiancando così le indagini effettuate negli ultimi anni dagli studiosi iugoslavi che hanno nell'Istituto oceanografico di Spalato un attivo centro di ricerca completato da minori, ma non meno efficienti stazioni lungo tutta la costa dalmata. Nella crociera sono state eseguite quasi un centinaio di stazioni, dislocate nell'Adriatico, dal golfo di Trieste alla trasversale del Canale d'Otranto con rinfittimento nella zona antistante il delta del Po. Le indagini hanno consentito di conoscere con maggior dettaglio le condizioni della temperatura e della salinità in superficie e in profondità con l'indicazione anche degli scarti di quest'ultima e di avere un'idea sull'andamento della densità delle acque.

Le indagini chimiche hanno portato alla determinazione dell'ossigeno disciolto e della concentrazione degli ioni-idrogeno, oltre che alla determinazione dell'azoto ammoniacale, azoto nitrico e nitroso, silicio e fosforo.

A seguito di queste indagini in Adriatico si sono svolti nel quadro dell'Anno Geofisico Internazionale (A. G. I.) un complesso di studî nei mari italiani tra il luglio 1957 e il dicembre 1959, secondo un programma illustrato nella fig. 1, realizzato sotto l'egida del C.N.R. (Commissione per la talassografia e la limnologia), con la partecipazione di varî istituti fra i quali l'Istituto Navale di Napoli e il sostanziale appoggio della Marina Italiana. Varie navi furono impiegate con l'esecuzione di oltre un migliaio di stazioni, oltre diecimila misure di temperatura e circa altrettante prese di campioni d'acqua a differenti profondità, e oltre duemila pescate di plancton. A ciò si aggiunga anche un certo numero, intorno a un centinaio, di campioni di carotaggi a grandi profondità. L'elaborazione di tutto questo materiale è appena iniziata: oltre ad un maggior dettaglio sulle profondità, cui già si è fatto cenno, per il Tirreno e l'Adriatico, e alla più precisa conoscenza della morfologia del fondo, un nuovo orientamento si ha circa le condizioni della temperatura delle zone più profonde. Finora si riteneva che la temperatura fosse stabile intorno a 13°, spiegando tale valore con l'influsso, da un lato, delle condizioni termiche dell'Atlantico in relazione alla profondità della soglia di Gibilterra e all'influenza della temperatura media annua di superficie di tutto il bacino. Nella parte più profonda dell'Adriatico e nelle profondità abissali dello Ionio, a Sud del Capo Matapan, sono state riscontrate temperature più basse, intorno ai 10 °C, che portano una certa variazione nelle condizioni di densità dell'acqua e che consentono di supporre una stratificazione di acque fredde e pesanti, sul fondo. Ne viene di conseguenza una qualche influenza sull'ambiente biologico e chimico delle aree più profonde, nonché una diversa dinamica delle correnti marine. Per lo studio di questa, apporti sostanziali saranno anche dati dai risultati di crociere degli studiosi spagnoli nella porzione occidentale, dei Greci (Egeo), degli Egiziani e Israeliani per il bacino orientale.

Il quadro della dinamica non sarebbe completo senza un cenno all'apporto dello studio della situazione meteorologica e climatica del M., soprattutto in relazione alle correnti di superficie. Secondo gli studî recenti il quadro è dato dalla fig. 2, dalla quale si rileva l'andamento della frequenza e velocità dei movimenti dominanti, il cui senso s'inverte nei mesi di aprile e settembre, fatto questo che è spiegato dalle differenti situazioni bariche della stagione invernale in confronto a quella estiva.

Più scarse sono le notizie sul Mar Nero, che se può esser compreso nel Mediterraneo, geograficamente parlando, dal punto di vista oceanografico è isolato, così come il Mediterraneo lo è rispetto all'Oceano Atlantico. Certamente nuovi rilievi e nuove ricerche sono state effettuate dagli studiosi sovietici e romeni, oltre che dai turchi i quali ultimi hanno cercato di approfondire lo studio piuttosto complesso della zona degli Stretti (Bosforo e Mar di Marmara).

Bibl.: G. Morandini, Campagna oceanografica mondiale nel Pacifico ed esplorazione europea del Mediterraneo, in Mondo europeo, II (1946); U. D'Ancona e M. Picotti, Crociera talassografica adriatica, 1955, in Archivio di Oceanografia e Limnologia, XI, 2 (1958); M. Giorgi, Il programma italiano dell'A.G.I. per l'Oceanografia, in Ricerca scientifica, XXX (1960), n. 8; A. Metallo, Il sistema meteo-oceanografico del Mediterraneo, in Boll. Soc. Geogr. Ital., serie VIII, vol. IX (1960), pp. 345-52; M. Picotti, Crociera talassografica adriatica 1955, in Archivio di Oceanografia e Limnologia, XI, 3 (1960); A. G. Segre, Acquisitions nouvelles dans le bassin tyrrhénien et Croisières de l'Istituto Idrografico della Marina, in Rapports et procès-verbaux des réunions de la C. I. M., XV (1960), n. 3; E. Debrazzi e A. G. Segre, Le massime profondità del Mediterraneo, in Riv. Geogr. Ital., LXVII (1960), i, p. 59-61.

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