MEGALESIE

Enciclopedia Italiana (1934)

MEGALESIE (Megalesia)

Gioacchino Mancini

Erano feste che si celebravano nell'antica Roma, accompagnate da giuochi pubblici. Il loro nome, derivato dal greco, ricordava le solennità che si celebravano nella Frigia in onore della Grande Madre (μεγάλη μήτηρ), epiteto di Cibele (v.). In Roma ricorrevano nell'anniversario del solenne ingresso della pietra sacra trasportata da Pessinunte nell'anno 204 a. C.

Le feste, in gran parte adattate dalle cerimonie frigie, avevano inizio il 15 marzo con la solenne e caratteristica processione dei portatori di canne (cannophori). Il 22 marzo il collegio dei dendrophori, o portatori dell'albero, trasportava e immetteva con grande pompa nel tempio di Cibele sul Palatino un grosso pino, albero simbolico, particolare del culto di Attis, che, dapprima separato, fu unito a quello di Cibele al tempo dell'imperatore Claudio. Dopo queste cerimonie preliminari, si svolgevano dal 22 al 24 marzo le feste vere e proprie. Il 24 marzo era detto giorno del sangue, perché in esso i Galli, sacerdoti addetti al culto della Magna Mater, durante le danze sacre, nel parossismo dei loro trasporti frenetici, si tagliuzzavano le braccia. Nel seguente giorno, 25 marzo, la festa aveva invece un carattere giocondo, con divertimenti di vario genere, tanto da prendere il nome di Hilaria. Il giorno 29 aveva luogo la cerimonia, verosimilmente d'origine frigia, del bagno della dea nel fiumicello Almone, presso l'Appia. Vi si portava solennemente il simulacro del tempio del Palatino, il cui capo era formato dalla pietra nera, con rilegatura argentea. Una processione scortava il simulacro fino all'Almone, ove lo s'immergeva, dopo di che lo si riportava con lo stesso corteggio al tempio. Il popolo si abbandonava dopo la cerimonia alla gioia più sfrenata, ed era permesso in quel giorno l'uso delle maschere. A questa serie di feste facevano seguito, quale chiusura, i ludi megalesî, dal 4 al 10 aprile. La loro cura era affidata, ai tempi della repubblica, agli edili curuli; Augusto la trasferì al pretore urbano. Le Megalesie restarono fino agli ultimi anni dell'impero.

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