MELANODERMIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MELANODERMIA (dal gr. μέλας "nero" e δέρμα "pelle")

Antonio Gasbarrini

Sorta di colorazione bruna della pelle, dovuta a deposizione nell'epidermide e nel derma d'un pigmento speciale, che a volte contiene ferro (emosiderina), a volte no (melanina). Può essere primitiva e secondaria, circoscritta o diffusa.

Tra le forme primitive circoscritte sono comuni le efelidi, il cloasma, i nei pigmentarî. Più rare sono la cosiddetta melanosis progressiva, e l'acanthosis nigricans di J. Darier. Le melanosi circoscritte secondarie seguono abitualmente alle più svariate lesioni cutanee (ustioni, raggi X, ecc.), a diverse malattie della pelle (sifilide, pellagra, ecc.), ad alcune forme parassitarie (pediculosi) e, infine, ad alcune malattie nervose (sclerodermia). Le melanodermie diffuse sono generalmente secondarie. Tipica è quella del morbo di Addison, che interessa anche le mucose, ed è intensa nelle parti anche normalmente più pigmentate e nelle regioni flessorie degli arti. Pigmentazione bronzea diffusa accompagna pure il diabete bronzino e la porfirinuria, mentre nella malaria cronica è frequente una colorazione grigio-gialla sporca. In alcuni tumori melanotici la cute si tinge in bruno intenso, fino al nero. Un colore ardesiaco diffuso è caratteristico delle intossicazioni croniche da arsenico; nell'argirosi, invece, il colorito tende all'azzurro. La genesi del pigmento è oscura. Dal sangue proverrebbe l'emosiderina; la melanina sarebbe invece, secondo alcuni, un prodotto di ossidazione del pirrolo. Secondo altri, avrebbe rapporti genetici con l'adrenalina (morbo di Addison). La cura è causale.