Mercantilismo

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

mercantilismo

Cosimo Perrotta

Pensiero politico/economico dominante, con poche eccezioni, nei Paesi dell’Europa occidentale, dal 16° sec. fino alla metà circa del 18°. Il m. non è una scuola; si tratta, per lo più, di scritti empirici, il cui scopo fondamentale è individuare modi per sostenere e accrescere lo sviluppo.

Gli obiettivi comuni dei mercantilisti

Di rado gli autori di tali scritti, sparsi nei diversi Paesi, si incontrarono direttamente. Tuttavia, per quasi due secoli, gli studiosi mostrarono un pensiero fortemente omogeneo, a causa dell’approccio empirico, riflettendo su realtà simili e condividendo gli stessi obiettivi di sviluppo. Il primo era quello di aumentare la produzione. Il secondo, connesso con il primo, era di estendere l’occupazione, impiegando in modo produttivo le grandi masse di poveri e di mendicanti, generati dalla privatizzazione delle terre comuni feudali (processo noto in Inghilterra come enclosures, ma presente anche in altri Paesi). I mercantilisti chiedevano allo Stato di incoraggiare o impiantare in proprio le manifatture (soprattutto di lana, seta, canapa e cotone, ma anche di strumenti e oggetti di cuoio, legno, metalli). Il loro intento era la sostituzione delle importazioni, come spiega con chiarezza il primo scritto organico del pensiero mercantilista, A dialogue between Pole and Lupset (1529-32) di T. Starkey, e come fu ripetuto fino all’ultimo trattato di questa corrente, Inquiry into the principles of political economy (1767) di J. Steuart. Per accrescere la produzione, i mercantilisti chiedevano anche di favorire l’aumento della popolazione, di attrarre i migliori artigiani dall’estero, per carpire i loro segreti, e di costruire infrastrutture (ponti, porti, strade, canali, rendere navigabili i fiumi).

Gli equivoci sul mercantilismo

Questi argomenti, che occupano la gran parte degli scritti del periodo, sono stati per lo più ignorati dagli economisti successivi, i quali hanno concentrato la loro analisi su due soli punti: il rapporto tra denaro e ricchezza e la teoria della bilancia commerciale attiva.

Per quanto riguarda il primo punto, si è tramandato il pregiudizio, formatosi durante l’Illuminismo, secondo cui i mercantilisti ritenevano che il denaro consistesse nella ricchezza. Ciò non è esatto, eccetto che per qualche pensatore politico che non scriveva di economia. Gli autori economici, piuttosto, davano importanza alla moneta per altri motivi. Essa era considerata strumento di forza politica (questa è la fase di formazione dei grandi Stati nazionali, in cui l’affermarsi del sovrano sui feudatari e sui poteri locali dipende molto dalla disponibilità del denaro fornitogli dai mercanti) ed era inoltre vista come capitale necessario per estendere gli investimenti in manifatture e infrastrutture.

Anche sul desiderio dei mercantilisti di avere una bilancia commerciale attiva si sono creati molti equivoci. Quella teoria deriva dalla realtà dell’epoca che vedeva un’accanita concorrenza commerciale internazionale. Nella fase iniziale, la formulazione della teoria puntava effettivamente ad avere un eccesso costante delle esportazioni sulle importazioni. Ma, con il tempo, gli autori badarono di più al tipo di beni (esportati o importati), in base alla loro potenzialità produttiva. Perciò, essi propugnarono l’importazione di materie prime e di beni-salario, capaci di attivare lavoro, e condannarono la loro esportazione. D’altra parte, approvarono l’esportazione di beni di consumo finiti, soprattutto di beni di lusso (che non hanno più potenziale produttivo) e ne disapprovarono l’importazione.

Altri errori di interpretazione si sono creati sul protezionismo dei mercantilisti. L’approccio empirico portava quegli autori a sostenere misure più o meno liberiste, a seconda della convenienza. D’altra parte, se essi attribuivano allo Stato un ruolo fondamentale, non erano i soli. Gli economisti si sono appellati ai governi ogni volta che si doveva avviare un processo di sviluppo di nuovo tipo e la storia conferma che, in tutti questi casi, il ruolo dello Stato si è rivelato fondamentale.