Streep, Meryl (propr. Mary Louise S.)

Lessico del XXI Secolo (2013)

Streep, Meryl (propr. Mary Louise S.)


Streep, Meryl (propr. Mary Louise S.). – Attrice statunitense (n. Summit, NJ, 1949), tre volte premio Oscar e unica protagonista femminile che dal cinema libertario della Nuova Hollywood sia trasmigrata nell’epoca del blockbuster senza mai smettere di stupire per intelligenza, talento e operosità, verso la metà degli anni Duemila inaugura una nuova fase della sua carriera. Il decennio si apre con The Hours di Stephen Daldry (2002), che le vale un Orso d’argento al Festival di Berlino insieme alle coprotagoniste Nicole Kidman e Julianne Moore: la sua interpretazione di una scrittrice contemporanea newyorkese ha ispidi accenti di verità ma si trasfigura grazie a un’immaginaria corrispondenza con il personaggio letterario di Mrs. Dalloway creato da Virginia Woolf. Dopo una serie di ruoli drammatici in film di complesso – da The Manchurian candidate (2004), di Jonathan Demme, ad A prairie home companion (2006; Radio America), di Robert Altman – ritrova una serie fortunata di ruoli da protagonista nella commedia, genere mai frequentato prima a eccezione di Death becomes her (1992; La morte ti fa bella), di Robert Zemeckis. Nel 2006 parodia Anna Wintour, la temutissima direttrice di Vogue America, ne The devil wears Prada, di David Frankel, nel 2008 canta, balla e si innamora nel musical Mamma Mia!, di Phyllida Lloyd, nel 2009 fornisce un gustoso ritratto della famosa conduttrice di programmi televisivi di cucina Julia Child in Julie & Julia, di Nora Ephron, per poi passare alla vorticosa commedia sentimentale It's complicated, di Nancy Meyers, contesa da Alec Baldwin e Steve Martin. Nonostante continui a interpretare ruoli drammatici come la giornalista asservita di Lions for lambs (2007), di Robert Redford, o la temibile madre superiora Aloysius nell’adattamento dalla pièce teatrale The doubt (2008), di John Patrick Shanley, grazie ai ruoli leggeri riesce ad aggirare le tradizionali parti di madre per lo più assegnate da Hollywood alle attrici sue coetanee. La parodia permette dunque a S. – e inaspettatamente per un’attrice formata alle tecniche dell’immedesimazione – di primeggiare anche per versatilità. Nel 2011 torna a farsi dirigere da Phyllida Lloyd e riceve il terzo premio Oscar per The iron lady, un film creato attorno alla sua prepotente personalità attoriale, in cui interpreta con malcelato distacco e virtuosistica aderenza alla figura reale la prima donna primo ministro inglese, Margaret Thatcher, ritratta nelle varie fasi della vita, politica e privata. Anche la trasformazione in atto nel sistema dei media vede S. impegnata attraverso la partecipazione a miniserie televisive (Angels in America, 2003) e serie transitate dal web alla TV (Web therapy, cinque episodi fra il 2010 e il 2012). Nel 2012 ha ricevuto l’Orso d’Oro alla carriera assegnatole dal Festival di Berlino.

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