MESOZOICA, ERA, o mesozoico gruppo

Enciclopedia Italiana (1934)

MESOZOICA, ERA (dal gr. μέσος "medio" e ζῶον "animale"), o mesozoico (meno propriamente Secondario) gruppo

Carlo Fabrizio Parona

Termine geologico usato per indicare una delle grandi partizioni della storia della Terra. L'era mesozoica s'interpone fra la paleozoica (v. paleozoica, era) e la cenozoica (v. cenozoica, era) ed è collegata alla prima per caratteri di transitorietà dall'ultimo periodo dell'era paleozoica (Permico) al periodo o sistema Triassico, che segna l'inizio della nuova era, rapidamente assumendone le caratteristiche. È da segnalare al riguardo il calmarsi dell'attività endogena precedentemente assai intensa, mentre andava estendendosi il regime oceanico nella zona nord-equatoriale o mediterranea (in senso lato); che prevalse, finché il ridestarsi violento e grandioso del vulcanismo e i concomitanti fenomeni geotettonici provocatori della genesi delle catene di tipo alpino, non vennero a rimutare la faccia della Terra, con nuova fisionomia geografica e novità di flora e di fauna: quell'impulso saltuario, quel complesso processo evolutivo geobiologico, che caratterizzò, in quel volgere di tempi, la storia della Terra, e che segnò per la scienza il limite, che significa fine dell'era mesozoica e principio della cenozoica.

La flora dell'era mesozoica fu detta anche mesofitica, a indicare la sua impronta di transizione, fra quelle del Paleozoico e del Cenozoico, nel suo evolversi sotto le varie influenze telluriche; in particolare quelle che, provocando una sempre più ineguale e diversa distribuzione del calore solare sulle diverse parti della superficie terrestre, determinarono varie condizioni di clima e lo stabilirsi del ritmo delle stagioni. Fra le innovazioni è da segnalare quella manifestatasi chiaramente nel Cretacico, con la comparsa delle palme e poi delle dicotiledoni, e cioè delle piante a fiori manifesti.

Riguardo alla fauna, la scomparsa di certi gruppi, quali graptoliti e trilobiti, segna già una notevole differenza nel senso di impoverimento, in confronto alla ricca fauna paleozoica; ma d'altra parte la mesozoica si arricchisce di forme più evolute. Notiamo la grande diffusione e ricchezza di forme degli ammoniti, documenti di primaria importanza per la cronologia geologica, e la comparsa di un nuovo gruppo di cefalopodi, quello dei belemnitidi, destinato, con gli ammoniti, a scomparire dalla fauna prima del chiudersi dell'era, come avvenne delle rudiste, singolarissimo gruppo di molluschi bivalvi, esclusivo del Cretacico nelle sue forme più tipiche. Caratteristico il gran numero, la varietà, la grande mole dei rettili, tanto che il Mesozoico fu detto il loro regno. Ma, sotto il punto di vista dell'evoluzione, più caratteristica ancora e più significativa la comparsa dei primi uccelli (es. Archaeopterix) - a caratteri di affinità coi rettili, a mascelle provviste di denti, a vertebre amficele, con la coda più lunga del tronco - e dei primitivi rappresentanti della classe più elevata, quella dei Mammiferi: gruppo stipite di piccole forme (Allotheria, Pantotheria), che, si direbbe, rimase in incubazione durante tutto il Mesozoico, per svolgersi poi, dall'inizio del Cenozoico, rapidamente nella serie, meravigliosa per ricchezza, varietà e statura, dei Mammiferi terziarî.

Si calcola approssimativamente che lo spessore complessivo dei terreni sedimentarî del Mesozoico sia la metà di quello del Paleozoico e il doppio di quello del Cenozoico. Riguardo poi alla natura di questi terreni, è grande la prevalenza dei calcari, spesso dolomitici o vere dolomie, e in generale di origine organica, fitogenici o zoogenici, mentre è limitato lo sviluppo delle quarziti e dei quarzoscisti. In rapporto all'estensione dei mari e allo sviluppo delle coste, abbondano i depositi di spiaggia (calcari marnosi, marne, gessi, argille, arenarie). Come si disse, durante l'era fu quasi continuo l'accentuarsi delle sommersioni (geosinclinali): il valore massimo in profondità corrisponde al passaggio dalla seconda alla terza delle tre principali divisioni (periodi o sistemi) fissate per il Mesozoico, e cioè Triassico, Giuraliassico, e Cretacico.

All'inizio dell'era mesozoica lo schema geografico era dato, nell'emisfero settentrionale, dal Continente Nord-Atlantico, dovuto alla riunione di due terre, per la loro situazione dette baltica e canadese, saldato al Continente Sino-Siberiano, là dove prima esisteva un mare russo. Nell'emisfero meridionale si stendevano terre costituenti nell'insieme il cosiddetto Continente di Gondwana, che riuniva l'Africa, al Brasile a occidente, e al Madagascar, all'India peninsulare e all'Australia a oriente, nel dominio dunque degli attuali oceani Atlantico meridionale e Indiano. Separava questi due massimi raggruppamenti continentali un grande e profondo mare mediterraneo (Centrale, Thetis, Mesogeo), che, a partire dall'attuale Mediterraneo Americano, si estendeva a coprire tutta la regione mediterranea-alpina-himalayana, in corrispondenza della zona a N. dell'Equatore, che fu sempre la fascia della corteccia terrestre più sensibile e più disturbata, e quindi geologicamente la più caratteristica nell'evoluzione paleogeografica della superficie del Geoide.

A questa così allungata depressione geosinclinalica altre se ne allacciavano, corrispondentemente alle due future catene, quella dell'America Meridionale e quella indo-giapponese, al perimetro dell'immensa area del Pacifico. Durante l'era non si verificarono cambiamenti radicali nell'accennato schema geografico, ma soltanto mutamenti relativamente limitati, nel senso che il Continente Nord-Atlantico, quello Sino-Siberiano e di Gondwana furono più o meno ridotti nei loro dominî, più o meno profondamente invasi dal mare per le successive trasgressioni, segnatamente per quelle del Cretacico superiore, con l'aprirsi di bracci di mare e col formarsi di mari interni con arcipelaghi. Così sull'area europea, durante il Cretacico, l'invasione del mare bagna l'Aquitania, fra la Bretagna e il Massiccio Centrale, si addentra nelle Ardenne, si estende all'Irlanda, Scozia, Boemia fino alla Scania. Si costituiva un mare germanico, comunicante con altro sulla Russia centrale, e questo alla sua volta allacciato a un bacino caucasico e al Mediterraneo; per modo da ristabilire temporaneamente la separazione fra il Massiccio finno-scandinavo e quello sino-siberiano. Così nel Continente di Gondwana, separatasi l'Africa dal Madagascar, la regione sahariana, emersa in gran parte dal Devonico in poi, si sommerge e il Mediterraneo cretacico vi si addentra profondamente. Similmente sull'America Settentrionale il mare arriva agli Appalachi e si addentra fino al centro degli attuali Stati Uniti.

Queste sono le concezioni paleogeografiche alle quali furono condotti i geologi, desumendole dalle scoperte relative alla distribuzione geografica dei terreni sedimentarî fossiliferi dei tre sistemi dell'era mesozoica, e dall'interpretazione e valutazione delle flore e faune, che in essi si succedettero: per modo che, ad es., si poté arguire, che in corrispondenza alle Spitsbergen, durante il Giurassico e il Cretacico, dovesse dominare un clima tropicale, quale si richiedeva dalle flore caratteristiche a palme e felci arborescenti.

Ma queste concezioni paleo-climatico-geografiche occorre ora accogliere con qualche riserva e valutare anche alla stregua di altri fattori inerenti all'evoluzime del Geoide. Ci basti infatti ricordare l'ipotesi del possibile spostamento dei poli attraverso i tempi, inevitabilmente accompagnato, per le aree allontanantisi dai poli, da mutamenti climatici e conseguentemente di flore e di faune. Ma tale ipotesi (come osserva Wegener ne comporta due: o l'asse polare è suscettibile di oscillazioni, o l'insieme della crosta terrestre si muove sopra il suo substratum senza modificare la posizione, che l'asse di rotazione occupa in rapporto alla massa del globo. In questo secondo supposto i frammenti della litosfera (continenti). o Sial, mobili sopra il substratum, Sima, vanno alla deriva: e, ove risulti corrispondente alla realtà questa concezione, si capisce quanto debbano riuscire ancora più difficili le interpretazioni, e ancora più incerte le deduzioni d'ordine paleogeografico.

Nella costituzione geologica dell'Italia, i terreni mesozoici hanno grande e caratteristico sviluppo nella catena alpina, specialmente nella zona prealpina, e preminente sviluppo nell'Appennino, in quanto formano l'ossatura della penisola e della Sicilia.