METODISMO

Enciclopedia Italiana (1934)

METODISMO

Massimiliano Cardini

. Medicina. - Variamente interpretato nei varî tempi e dai varî autori, fu da J.-E. Dezeimeris fatto uguale al solidismo moderno. E le interpretazioni non concordi dipendono anche dal fatto che esso deve essere diversamente considerato in Asclepiade e in Temisone e nella scuola di quest'ultimo, da Temisone per vero incominciando il metodo vero e proprio, del quale Asclepiade invece gettò le prime fondamenta. Asclepiade, vissuto - un secolo dopo che vi si era recato il greco Arcagato - si schierò contro Ippocrate, il cui metodo di osservazione affermò non giovare a nulla, mentre è d'uopo combattere le malattie senza fidarsi dell'azione incerta e lenta della natura. Egli negò anche la teoria dei giorni critici, e chiamò la terapeutica del medico di Coo una paziente meditazione della morte. Seguendo la filosofia di Democrito e di Erasistrato, disse i corpi composti di atomi ravvicinati tra loro, ma non tanto che non rimangano dei pori, tra cui passano degli altri corpuscoli. Salute e malattie dipendono dalle dimensioni dei pori e quindi dalla possibilità o meno, dalla facilità maggiore o minore con cui i corpuscoli possono passare o circolare entro i pori stessi. E le malattie sono prodotte da una strettezza dei pori o da una eccessiva larghezza di essi, o da una sproporzione dei corpuscoli circolanti. Da ciò l'arte del curare era ridotta a regolare i movimenti degli atomi, equilibrando le sproporzioni fra essi e i pori del corpo umano. Vero fondatore peraltro del sistema metodico è riconosciuto il suo scolaro Temisone. La tonicità per cui i tessuti dei viventi si contraggono o si rilasciano varia per lui secondo gli organi, e regola tutte le loro funzioni. E dalla disarmonia o dissimmetria della tonicità si ha la malattia, che assume due forme: la costrizione eccessiva o l'eccesso di tonicità (lo strictum, la sclerosis), la diminuzione del tono (il laxum, l'atonia). E per l'unità che lega le varie parti del corpo, tali alterazioni, pur nascendo in un dato distretto, subito si allargano all'intero organismo. Allo strictum e al laxum egli aggiungeva il mixtum, avente in sé della costrizione e del rilassamento. Allo strictum sono da lui ascritte la maggior parte delle malattie nervose; al laxum le forme umorali (come il colera, i flussi emorroidali, le emorragie) e le cardiopatie; al mixtum la pleurisia, la pneumonite e le infiammazioni in generale.

I rimedî, molto semplici, erano astringenti o rilassanti, un terzo metodo di cura essendo quello profilattico, usato per espellere una causa naturale estrinseca, come un veleno, vermi e via dicendo. Contro il laxum si prescrivevano le tenebre, l'acqua e l'aria fredda, erbe e polveri astringenti; contro lo strictum frizioni oleose, bagni tiepidi o caldi, moto, decotti, fomenti umidi. Principe dei rilassanti, per Temisone, il salasso; del quale invece Asclepiade aveva usato con molta moderatezza e circospezione, così come si era limitato alle semplici cure del vino o dei bagni freddi o della ginnastica o dei bagni pensili, datori di diletto e di sonno. Di Asclepiade era stato il sistema curativo del cito tuto iucunde, mentre Temisone non pare che fosse troppo prudente e fortunato nelle cure, a giudicare almeno dall'allusione che a lui fa Giovenale rimproverantegli le procacciate numerosissime morti. Del resto il metodismo in genere era nella terapeutica più commendevole del farraginoso empirismo, e seguiva in pratica la natura più che non paresse o fosse nell'intenzione dei seguaci di quel sistema; la cui opposizione alla dottrina ippocratica è sintetizzata nella massima che essi adottarono, cambiando le parole del primo aforisma d'Ippocrate, e che era così formulata: "Lunga è la vita e breve è l'arte", in quanto, privi di arte, si limitarono - dice Celso -, nello studio dei morbi, alle cose superficiali e volgari. Non ebbero i metodisti una vera semeiotica, né si curarono dell'eziologia, venendo così fuori dal loro sistema un numero stragrande di morbi, distinti l'uno dall'altro da lievissime differenze e che erano curati con regime uniforme, adoperandosi talora, nelle forme ostinate, certo loro circolo metasincritico (o metasincrisis), che troppo lungo sarebbe l'esporre con precisione. Al metodismo s'ispirarono i sistemi di A. Borelli, del G. Baglivi, di H. Boerhaave, di J. Brown, di F.-J.-V. Broussais e via dicendo. Tra i più celebri seguaci del metodismo dobbiamo annoverare A. Musa, il medico di Augusto.

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