FOSCHINI, Michele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FOSCHINI, Michele

Matteo Lafranconi

Nacque a Guardia Sanframondi (nei pressi di Benevento) il 14 sett. 1711 da Filippo e Geronima Pingue; fu avviato agli studi dal sacerdote P. Piccirilli, che lo condusse a Napoli nel 1723. Fonte principale per la sua attività sono le Vite di B. De Dominici (1742), dove, tra gli epigoni di F. Solimena, se ne traccia un ritratto piuttosto benevolo. Ne ricaviamo che fu giovane di precoce talento artistico se già nel 1727 gli fu permesso di sospendere gli studi letterari per lavorare al seguito del pittore napoletano N.M. Rossi, allievo del Solimena; alla bottega di quest'ultimo, poco dopo, il F. approdò per intercessione dello stesso Rossi.

Il De Dominici non svolge chiaramente la cronologia di questa fase biografica del F., ma lascia intendere che solo "con gli anni" e con una costante disciplina egli riuscì a licenziare opere autonome; fino ad allora viene descritto intento a misurarsi con problemi di geometria e prospettiva e, semmai, autorizzato a "colorire picciole cose" (p. 614).

Come prima prova pittorica gli venne affidata la decorazione di un gabinetto del palazzo della principessa di Geraci con copie dei più famosi dipinti del Solimena, ritoccate dal maestro stesso nell'ultima fase.

Non pare siano da prendere in considerazione come opere autonome quelle realizzate attorno al 1729 durante un breve soggiorno del F. a Guardia Sanframondi: un quadro a olio per la chiesa dei padri francescani (La Porziuncola, ormai irrimediabilmente deteriorato dall'umidità) e una serie di modesti ex voto affrescati nel chiostro dello stesso convento per conto di alcuni notabili cittadini (De Blasio, 1929, p. 27).

Dovette essere uno spostamento successivo a portare il F. a Nusco, dove la Vergine con s. Filippo Neri e s. Pasquale Baylon, dipinta per la cattedrale, attesta una più matura capacità compositiva.

Testimonia il successo dell'opera la seconda versione che il F. ne diede con la pala inviata a Barletta per la chiesa dell'Annunziata; a favore di entrambi i dipinti il De Dominici (p. 615) spende parole di elogio, rilevando in primis la sapienza dell'artista nell'esprimere "con decoro e con proprietà gli effetti visibili delle passioni umane".

Ottenne la sua prima commissione autonoma a Napoli nel 1734, anno in cui le dame di clausura di S. Gaudioso incaricarono il F. di eseguire per la loro chiesa quattro figure di Virtù a olio su intonaco nei pennacchi della cupola, ricostruita dopo il terremoto del 1688; per la cappella Monforte (la seconda dopo l'altare in cornu Evangelii) il F. dipinse, inoltre, una pala con la Vergine del Rosario, s. Rosa da Lima e s. Vincenzo Ferreri. Nella sacrestia della stessa chiesa realizzò dipinti a olio su intonaco sulla volta (S. Benedetto, S.Placido) e sulle pareti (Immacolata Concezione, Cristo e la samaritana), tutte opere distrutte con l'incendio che devastò la chiesa durante i disordini del gennaio 1799 (De Blasio, pp. 28 s.).

Significativa per la sua formazione dovette essere la stretta amicizia che lo legò, fino a condividere la stessa casa a partire dal 1734, a Rocco Dayno di Venosa, architetto di vasta cultura, allora emergente nell'ambiente cittadino; gli interessi scientifici di stampo tipicamente illuminista che il F. maturò al suo fianco sono attestati dal De Dominici (pp. 615 s.) che, in qualità di probabile testimone dei fatti, attribuisce ai due amici la coraggiosa iniziativa di addentrarsi nel cratere del Vesuvio, poco dopo la violenta eruzione del 1738, per effettuare rilevamenti e misurazioni trasmesse in seguito all'Accademia delle scienze.

Ancora al 1738 è datato l'affresco autografo realizzato sulla volta di S. Maria della Pace a Napoli (Galante, 1872, p. 15), chiesa dei padri di S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), gravemente danneggiata dal terremoto del 1732 e di cui proprio l'opera del F. inaugurò il lungo restauro diretto da N.T. Canale. L'affresco, che versa attualmente in pessime condizioni, raffigura S.Giovanni di Dio fra gli appestati e ha meritato parole di elogio di M. Chiarini (1856-60, p. 430), mentre il De Dominici non ne apprezzava il colorito, secondo lui sintomo di inesperienza nell'uso dell'affresco, e preferiva il Tobiolo e l'Angelo, a olio su tela, dipinto per la prima cappella a destra della stessa chiesa (p. 617).

È ancora il legame con il Dayno, il quale progettò e realizzò la chiesa del monastero di S. Orsola, a spiegare la presenza di opere del F. nella medesima chiesa: sulla volta, infatti, egli dipinse a fresco l'Assunta con s. Filippo Neri, ancora visibile, mentre in due cappelle rimangono dipinti a olio S.Andrea di Avellino nel terzo altare della navata di destra e S.Michele arcangelo nel terzo a sinistra (Galante, 1872, p. 249).

Il De Dominici non fornisce altre indicazioni sulla produzione artistica del F. ma conclude il suo ritratto facendo riferimento a un'attività ancora viva e promettente (1742). Di questa è testimonianza l'imponente tela che domina, in posizione di grande respiro scenografico, l'altare maggiore della cattedrale di Cerreto Sannita, firmata dal F. e datata 1748, raffigurante La Ss. Trinità con Cristo e l'Immacolata (Pacelli, 1991, p. 74). Sono tramandati come suoi (Chiarini, p. 300; Galante, p. 4) i due dipinti a olio nella cappella del Crocifisso, già di S. Maria la Nova, nel duomo napoletano, rinnovata a partire dal 1750 da Bartolomeo Caracciolo Pisquizy dei principi di Marano; è stato probabilmente un equivoco nella lettura delle fonti a spingere De Blasio a ritenere del F. anche l'Annunciazione a olio nell'omonima cappella della cattedrale, dipinta da N.M. Rossi per un altro ramo della famiglia Caracciolo. Non trova corrispondenza neppure la notizia fornita dallo stesso De Blasio secondo cui il F. decorò a fresco cinque volticelle della chiesa di S. Paolo; è palesemente priva di fondamento, inoltre, l'affermazione contestuale di una partecipazione del F., come aiuto del Solimena, alla realizzazione degli affreschi della sacrestia, conclusi dall'artista napoletano intorno al 1690.

A una fase avanzata appartengono i due dipinti realizzati dal F. per la corte e attualmente in deposito presso il Museo della Certosa di S. Martino (La rinuncia di Carlo di Borbone al trono di Napoli, Il giuramento di Ferdinando IV), come attestano i documenti di pagamento in conto e a saldo (rispettivamente, 1759-60 e 1761-62: De Blasio, pp. 32 s.).

De Blasio menziona anche un'attività poetica e letteraria del F.: tra i Componimenti toscani, scritti in memoria del duca di San Filippo Giuseppe Brunasso (morto nel 1740), un sonetto e l'opuscolo Lettera contenente la relazione scritta dell'entrata della maestà della reina nel monastero di S. Gregorio. Si trovano sue poesie, infine, all'interno del Serto di fiori per gli eccellentissimi sposi Michele de' Medici, principe di Ottaviano, e Carmela Filomarina dei principi della Rocca (Napoli 1744) e in cui anche i ritratti degli sposi portano la sua firma (ibid., pp. 31 s.).

Il F. fu attivo almeno fino al 1770 circa (Spinosa, 1987, p. 60).

Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani (1742), Napoli 1846, IV, pp. 613-617; M. Chiarini in C. Celano, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli (1856-60), Napoli 1970, pp. 300, 430; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 4, 15, 238, 249; A. De Blasio, M. F., in Samnium, VII (1929), 3, pp. 26-37 (con bibl.); M. Rotili, L'arte del Sannio, Benevento 1952, p. 139; S. Bottari, F. Falciatore, in Napoli nobilissima, III (1963-64), p. 101; F. De Filippis, Il palazzo reale di Caserta e i Borboni di Napoli, Napoli 1968, tav. XIX; S. Ortolani, G. Gigante, Napoli 1970, p. 125; N. Spinosa, Pittura napol. del Settecento dal rococò al neoclassicismo, Napoli 1987, pp. 60, 155 s., 443, nn. 268 s.; N. Spinosa - L. Di Mauro, Vedute napol. del Settecento, Napoli 1989, p. 18; N. Spinosa, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 495 e ad Indicem; S. Blasio, ibid., p. 719; Cerreto Sannita. Testimonianze d'arte tra Sette e Ottocento, Napoli 1991, pp. 72, 74, 109; G. Labrot, Italian inventories, I, Collectors of paintings in Naples 1600-1780, München 1992, pp. 496, 506; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 236.

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