MICHELE Fuschi da Cesena

Enciclopedia Italiana (1934)

MICHELE Fuschi da Cesena

Mario Niccoli

Francescano, nato a Cesena verso il 1270. Compiuti gli studî teologici a Parigi, era a Bologna quando il capitolo generale dell'ordine, tenuto a Napoli il 31 maggio 1316, lo elesse generale in un momento assai delicato per la storia dei frati minori (v.), travagliati dall'incessante lotta fra gli "spirituali" (v.) e la "comunità", a proposito dell'osservanza della regola.

I primi atti del generalato di M. sembrarono rivelare in lui il proposito di atteggiarsi a conciliatore delle parti in contesa, ma ben presto fu chiaro che sotto la sua tattica apparentemente benevola verso gli spirituali si celava il fermo proposito, condiviso anche dal nuovo papa Giovanni XXII (eletto il 7 agosto 1316), di troncare per sempre il loro movimento. Difatti, con la bolla Quorundam exigit (7 ottobre 1317) e i provvedimenti presi contro i riluttanti, l'azione degli spirituali venne praticamente a cessare. Ma l'accordo fra il papa e M. non era per questo destinato a durare. Nel 1321 dall'inquisitore Giovanni di Belna fu posta la questione se fosse o no ortodossa l'affermazione che Cristo e gli apostoli nulla avevano posseduto per diritto di proprietà, né singolarmente né collettivamente. Il papa ordinò che la questione fosse esaminata dai teologi, ma, prima ancora che si giungesse a una definizione ufficiale della controversia, il capitolo francescano tenuto a Perugia sotto la presidenza di M. sentenziò per la perfetta ortodossia dell'opinione in questione (1322). Ne nacque un urto tra i francescani e il papa, il quale con la bolla Cum inter nonnullos del 12 novembre 1323 condannò come eretica la proposizione. Citato a presentarsi ad Avignone (1327), M. non si mostrò disposto a cedere e, quando si accorse che il papa aveva intenzione di aprire contro di lui un procedimento inquisitorio, fuggì in Italia. Rieletto generale dal capitolo di Bologna (1328) nonostante il volere contrario del papa, M. non esitò a far causa comune con Ludovico il Bavaro, il quale già da quattro anni (appello di Sachsenhausen, 22 maggio 1324) s'era schierato contro il papa a fianco dei dissidenti francescani. Altrove (v. ludovico, XXI, p. 600) è detto della lotta fra l'imperatore e il papa, alla quale M. partecipò con ogni sua energia. Deposto e scomunicato (6 giugno 1328), espulso dall'ordine e condannato alla prigionia perpetua (25 aprile 1331), M., abbandonato dalla maggioranza dei suoi seguaci, seguì l'imperatore in Germania. Morì a Monaco di Baviera il 29 novembre 1342. Non è certo che prima di morire si sia riconciliato con la Chiesa.

Bibl.: E. Gudenatz, Michael von Caesena, Breslavia 1876 e quella citata alle voci frati minori; ludovico; spirituali.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata