PANEBIANCO, Michele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PANEBIANCO, Michele

Davide Lacagnina

– Nacque a Messina il 30 dicembre 1806 da Cosimo e Caterina De Bartolo.

Allievo di Letterio Subba alla scuola di pittura del Regio Collegio carolino nella città natale, fu noto e apprezzato dai suoi contemporanei per i quadri di soggetto storico e religioso e per la consistente produzione di ritratti. Considerato «il tipico esponente di un neoclassicismo in tono minore e d'impronta provinciale» (Barbera, 1985), interprete delle tendenze più conservatrici della committenza locale pubblica e privata (Id., 1991 e 1992), appare al contrario ben inserito nei circoli classicisti laici più avanzati delle accademie siciliane. Anche sul fronte della pittura sacra, la sua produzione mostra elementi di un certo interesse, nel più ampio contesto della riconsiderazione della cultura accademica del XIX secolo in Italia.

Della primissima attività non rimane alcuna testimonianza, salvo una Veduta di prospetto della città di Messina presa dal Canale del 1825, oggi nell'Università degli studi di Messina (Consolo, 1993; Giacobbe, 1995). Si hanno notizie più puntuali a partire dal febbraio 1828, quando, grazie al sostegno economico del Comune di Messina, Panebianco si trasferì a Roma per frequentare lo studio del concittadino Natale Carta e quello di Vincenzo Camuccinini. Fu questi a indirizzare il giovane allievo alla pratica quotidiana del disegno e alla lettura delle Vite del Vasari, in maniera coerente con la tradizione classicista e con il recupero del primato vasariano dell’esercizio grafico (Barbagallo, 1869). Lo studio dell’antico, le copie d’après, l’applicazione costante portarono presto riconoscimenti importanti: già nel settembre dello stesso anno Panebianco si aggiudicò il primo premio della Scuola di nudo, ex aequo con il pittore romano Augusto Guglielmi, con il disegno Studio di pieghe, conservato nell’Archivio storico dell’Accademia di S. Luca a Roma (catalogo della scuola di nudo, inv. B733).

Nel 1832 è nuovamente documentato a Messina, dove, su incarico di Carmelo La Farina, realizzò una serie di copie di dipinti di soggetto sacro trasferiti da alcune chiese della città al Museo civico Peloritano (La Farina, 1840). Nel 1836 figura fra i soci corrispondenti da Messina dell'appena rifondata Accademia degli Zelanti di Acireale (Relazione) e nel 1838 partecipò all'Esposizione di belle arti di Palermo con quattro dipinti – Il samaritano, due ritratti non precisati, il bozzetto per L'imperatore Arcadio liberato dai messinesi in Tessalonica – e due acquerelli, Il principio del Vespro siciliano e La compagnia de' Verdi di Messina che difende l'Eucaristico Sagramento della persecuzione dei Saraceni (Catalogo degli oggetti…, 1838). A differenza di quanto attestato dalle fonti più recenti (Vitella, 2005), a essere premiato in quella circostanza non fu Il samaritano, pure ampiamente lodato dalla critica (Pavone, 1837), ma, con medaglia d'argento, il «suo ottimo disegno all'acquarello ove vedesi la compagnia de' Verdi» (Discorso…, 1838; Grosso Cacopardo, 1838).

Nel 1839 l'artista figura fra i partecipanti alla prima esposizione artistica organizzata dall'Accademia Peloritana dei pericolanti (Zunca, 1839).

Nel 1842, in occasione della visita di Ferdinando II a Messina per i festeggiamenti della Madonna della lettera, Panebianco realizzò alcuni 'trasparenti', dei monumentali apparati effimeri concepiti come scenografiche quinte da esporre sulla pubblica via, con Il ritorno degli ambasciatori messinesi da Gerusalemme, Gli ambasciatori messinesi che ricevono il sacro foglio di Maria Vergine, La solenne entrata del conte Ruggiero in Messina, L'arrivo di Ferdinando II a Messina, noti soltanto attraverso alcune litografie. Alla stessa data risale il dipinto di collezione privata La vara di Messina, già di proprietà, a metà Ottocento, del console tedesco a Messina Felix Bamberg (Molonia, 2007). Di questi anni sono anche i disegni, oggi perduti, da cui dovevano essere tratte le incisioni per le illustrazioni dei romanzi storici di Massimo d'Azeglio, Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta e Niccolò de' Lapi, e di Giovan Battista Niccolini, Giovanni da Procida. Al 1844 data un piccolo disegno a china con putti, forse un’allegoria delle arti figurative, conservato fra le carte dell’album Cianciolo (c. 23r) nella Biblioteca regionale universitaria di Messina. Al medesimo clima revivalista deve essere riportato anche il perduto Simmaco vincitore dei Giuochi Olimpici (Attard, 1926).

Fra il 1845 e il 1846 Panebianco realizzò un secondo più lungo viaggio di studio: a Napoli, Genova, Milano, dove conobbe Francesco Hayez e Luigi Sabatelli, Venezia e Roma. Qui l'artista entrò in contatto con la pittura di Tommaso Minardi e la scultura di Berthel Thorvaldsen e di Pietro Tenerani, cui nel 1859 fece dono di una Fuga in Egitto. La più rigorosa misura purista e arcaizzante della loro opera fu assimilata e reinterpreta nella produzione successiva. Il nuovo approccio è già evidente nel 1846 in una Natività dipinta per la chiesa del monastero di S. Caterina di Randazzo e, l'anno dopo, nell'intervento di 'restauro' voluto da Ferdinando II sul polittico con Natività e santi nella chiesa di S. Maria degli angeli di Castroreale, in provincia di Messina. All'artista venne commissionata una tavoletta, con quattro mezze figure di Apostoli, a integrazione della predella originale del polittico andata perduta.

Il successo più noto del Panebianco rimane la commissione del sipario del nuovo teatro S. Elisabetta di Messina, conquistata a seguito di concorso pubblico, in competizione con altri pittori locali. Nella prima fase delle selezioni l'artista presentò un bozzetto con Il torneo dei cavalieri della Stella, oggi in collezione privata; nel 1850 ottenne il primo premio con un bozzetto di più stretta osservanza classicista, Gelone accorda pace ai vinti cartaginesi a patto che non sacrificassero più vittime umane, ora nel Museo regionale di Messina. Il sipario dipinto nel 1852 è invece andato distrutto.

Nello stesso anno Panebianco venne nominato direttore della scuola di disegno e pittura dell'università di Messina, dove già due anni prima aveva sostituito Subba nell'insegnamento di disegno (Saccà, 1900). In larga parte perduta o ancora sommersa nelle pieghe del collezionismo privato, la vasta produzione di ritratti può contare ancora su un buon numero di documenti superstiti: fra questi, il Ritratto di don Ignazio Baratta (1833), il Ritratto della famiglia del barone don Venerando Pennisi di Floristella (1843), ancora oggi di proprietà degli eredi Pennisi, il Ritratto della famiglia del Principe d'Alcontres, di collezione privata, il Ritratto di Teresa Gargotta, nel Museo archeologico regionale di Palermo.

Nel 1864, insieme a Gregorio Raymondo Granata e a Subba, fu nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione membro della Commissione di antichità e belle arti per la provincia di Messina (Attard, 1926).

La sua ultima attività è costellata da commissioni di opere di soggetto sacro per le chiese della provincia siciliana e calabrese, in cui non mancano spunti di particolare merito nel più ampio contesto dei modi, dei contenuti e delle pratiche della pittura sacra in Italia nell'Ottocento.

Morì a Messina il 4 aprile 1873.

Fonti e Bibl.: Relazione accademica per gli anni I e II dell'Accademia degli Zelanti di Acireale di scienze, lettere ed arti, Palermo 1836, p. 75; D. Pavone, Sopra un dipinto ad olio del Sig. M. P., in Il Faro, V (1837), 3, pp. 64-69; Catalogo degli oggetti di Belle Arti esposti nella sala della R. Università di Palermo il dì 30 maggio 1838, Palermo 1838, pp. 5, nn. 1-4, 11, nn. 53-54; Discorso da Giuseppe Lanza Branciforti principe di Trabia letto nella R. Università degli studi il 5 agosto 1838 giorno della distribuzione delle medaglie agli artisti che seppero meglio meritarle per lavori presentati all'esposizione del 30 maggio, Palermo 1938, p. 8; G. G.C. [Grosso Cacopardo], Cose patrie, in Giornale di scienze lettere e arti per la Sicilia, XVI (1838), 63, p. 360; G.A. Zunca, Cronaca, in Rivista europea, n.s., II, 3 (1839), p. 263; G. La Farina, Messina ed i suoi monumenti, Messina 1840, pp. 33, 56; B. Barbagallo, M. P. Studii biografici, Venezia 1869; O. Biasini, Cenni bibliografici degl'illustri contemporanei messinesi, Messina 1877, pp. 35-41; V. Saccà, La cattedra di belle arti nella Università di Messina, Messina 1900, pp. 55-72; G. Attard, Messinesi insigni del sec. XIX sepolti al Gran Camposanto (Epigrafi e schizzi biografici), Messina 1926, II ed. a cura di G. Molonia, Messina 1991, pp. 20, 52, 71; E. Mauceri, Pittori dimenticati: disegni di M. P. ed un dipinto di Antonio Licata, in  Brutium, n.s., XIV (1935), 2, pp. 21 s.; V. Di Paola, M. P. (1806-1873), in Il Poliedro, II (1974), pp. 28-30; E. Mangano, Su tre pale d'altare di M. P., in  Archivio storico messinese, s. 3, XXXII (1981), 39, pp. 239-249; G. Barbera, Appunti su M. P., in Scritti in onore di Vittorio Di Paola, Messina 1985, pp. 3-18; Id., La pittura dell'Ottocento in Sicilia, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, pp. 523 s., 949 s. (con bibliografia); Id., La pittura dell'Ottocento in Sicilia, in Ottocento. Catalogo dell'arte italiana dell'Ottocento, n. 21, Milano 1992, pp. 33-36; G. Bongiovanni, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, II, Pittura, a cura di M.A. Spadaro, Palermo 1993, pp. 392 s.; V. Consolo, Vedute dello Stretto di Messina, Palermo 1993, pp. 141 s., tav. 27; L. Giacobbe, Itinerario di Letterio Subba, in La Diana. Annuario della Scuola di specializzazione in archeologia e storia dell'arte dell'Università degli Studi di Siena, I (1995), pp. 229, 304, 308, 312 n. 47; G. Bongiovanni, Un ritratto inedito di M. P., in Quaderni del Museo archeologico regionale "Antonino Salinas", VII (2001), pp. 85-88; M. Vitella, La pittura dell'Ottocento nella Sicilia orientale, in La pittura dell'Ottocento in Sicilia tra committenza, critica d'arte e collezionismo, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2005, pp. 178 s.; G. Molonia, in Poliorama pittoresco. Dipinti e disegni dell'Ottocento siciliano (catal., Agrigento), a cura di G. Barbera, Cinisello Balsamo 2007, p. 128, scheda n. 34; G. Barbera, Pittori dell'Ottocento a Messina, Messina 2008, pp. 14-22; L. Giacobbe, Il Cavaliere di Francesco I. Qualche nota su un ritratto inedito di M. P., in Karta, III (2008), 1, pp. 14 s.; G. Barbera, in Restauri 2007/2008 (catal.), a cura di G. Barbera, Messina 2009, p. 26; U. Galletti - E. Camesasca, Enciclopedia..., III, Cernusco sul Naviglio 1955, pp. 1834-1835; A.M. Comanducci, Dizionario..., IV, Milano 1973, p. 2317; E. Bénézit, Dictionnaire..., X, Parigi 1999, p. 535; U. Thieme - F. Becker, Kunstlerlexikon, XXVI, pp. 193 s.

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