MICROCIRCOLAZIONE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

MICROCIRCOLAZIONE

Claudio Allegra

In angiologia, m. (o microcircolo) è termine che designa il complesso dei vasi minori della circolazione sanguigna, nei quali hanno sede gli scambi emotessutali.

Nell'evoluzione del concetto di m. hanno particolare significato le osservazioni di J. Fulton, che nel 1954 al Congresso americano di m. richiamò l'attenzione sulla trama arteriolare (letto capillare o capillary bed), e di L. Illig (1961) che ne allargò i confini, comprendendovi, oltre i capillari, l'arteriola terminale, da cui si sfioccano i capillari, e le venule iniziali, situate in diretta prosecuzione dei capillari arteriosi terminali.

In anni più recenti un gruppo di studiosi italiani e stranieri (S. B. Curri, F. Pratesi, A. A. Thisehendorf, C. Allegra, J. F. Merlen) hanno contribuito a dare alla funzione microcircolatoria la fisionomia attuale, valorizzando le anastomosi artero-venose di L. Bucciante, che costituiscono una sorta di cortocircuito tra arteriole e venule iniziali, e il ruolo della compartecipazione del tessuto connettivo interstiziale, che comprende nella sua compagine il tratto iniziale dei vasi linfatici.

Il substrato anatomico della m. è costituito da una rete microvascolare formata da arteriole, capillari arteriosi, venule post-capillari e venule collettrici, il tutto avvolto da un tessuto interstiziale, che fra i suoi elementi, come abbiamo già detto, racchiude i tratti iniziali dei vasi linfatici. Anatomicamente lo si potrebbe definire una specie di cerniera fra circolazione arteriosa e circolazione venosa, se tale immagine, nella sua incisività, non lasciasse nell'ombra il notevole apporto che è rappresentato dalla partecipazione del microcircolo agli scambi emato-tessutali (v. anche neuroendocrinologia: Unità ipotalamo-ipofisaria, in questa Appendice).

I vari elementi vascolari presentano, nei differenti distretti, variazioni strutturali che ne favoriscono le prestazioni funzionali e rendono possibile la loro regolazione alle mutevoli esigenze funzionali che via via si presentano. Nelle arteriole si accentua la riduzione di calibro, già in atto nel vaso da cui emanano, portandone il diametro da 30 μm a 6÷7 μm (arteriole terminali); nella loro parete si distingue una tonaca intima formata da uno strato di cellule endoteliali, appoggiata a una lamina basale, e una tonaca media caratterizzata dalla presenza di cellule muscolari lisce, che tendono a diradarsi, salvo in alcuni distretti nei quali, in prossimità della zona di transizione col capillare, assumono una disposizione circolare, a tipo di sfintere (sfintere pre-capillare). I capillari arteriosi, col loro diametro intorno ai 5μm, costituiscono i vasi più esili dell'organismo e nella distribuzione spaziale sono più o meno fitti a seconda della zona in questione; la loro parete è costituita da una membrana endoteliale appoggiata anch'essa a una membrana basale, all'esterno della quale si trovano cellule connettivali (periciti), che avvolgono il vasellino. I capillari arteriosi nei differenti organi presentano variazioni strutturali, come una particolare compattezza della lamina endoteliale a livello cerebrale, differente aderenza fra le giunzioni delle cellule endoteliali, presenza di fenestrature in determinate zone del rene, discontinuità del rivestimento endoteliale e mancanza di membrana basale in corrispondenza dei sinusoidi epatici, della milza e del midollo osseo.

I capillari arteriosi si continuano nelle venule (venule post-capillari) che hanno struttura simile ai vasi che le precedono: sono rivestite da periciti che finiscono col formare uno strato continuo; il loro calibro è lievemente maggiore di quello dei capillari arteriosi e tende ad aumentare, determinando la loro trasformazione dapprima in venule collettrici e poi, per la presenza di una tonaca muscolare più esile di quella delle arteriole, in venule muscolari.

I vasi linfatici prendono origine negli spazi interstiziali, hanno pareti molto sottili, costituite da uno strato di cellule endoteliali e da una membrana basale: quando raggiungono una certa dimensione compaiono nelle loro pareti fibrocellule muscolari lisce, che rendono possibile la contrazione della parete, che facilita il passaggio della linfa in essi contenuta nelle grandi vene.

Il tessuto interstiziale, che circonda e avvolge gli elementi del letto microcircolatorio terminale, è formato da vari elementi: fibrille collagene e connettivali, ricche di proteoglicani, costituenti un reticolo le cui maglie possono allargarsi o restringersi condizionando il passaggio di grosse molecole proteiche; cellule giovani pluripotenziali (citoblasti) che possono produrre energia e divenire adatte a sostituire elementi preesistenti delle pareti vascolari; fibrille nervose e canalicoli linfatici iniziali, che hanno la funzione di coadiuvare il sistema venoso di scarico, drenando liquidi e grosse molecole.

Deve altresì essere tenuto presente che al livello del microcircolo tra sangue e tessuti si svolge un incessante scambio di ossigeno, anidride carbonica, acqua, elettroliti e di quei vari composti, che, elaborati da un determinato organo (per es. il fegato), ne raggiungono un altro; così pure, sfruttano la locale m. gli scambi tra ossigeno e anidride carbonica che si svolgono a livello polmonare; un analogo intervento, al livello del glomerulo renale, assicura la filtrazione della preurina del sangue e in altra sede, cioè in corrispondenza degli organi endocrini; ed è sempre la m. che consente agli ormoni di raggiungere gli organi bersaglio. Tutto ciò avviene sotto l'egida di particolari meccanismi regolatori che consentono ai vari distretti dell'organismo di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni metaboliche di cui, di volta in volta, nei differenti settori sono fatti oggetto; nel più comune dei casi vengono aumentate le superfici di scambio, che, grazie alle riserve funzionali di cui dispone l'apparato circolatorio, possono raggiungere livelli notevolmente superiori a quelli comunemente impiegati, ovviamente nel pieno rispetto dell'omeostasi generale, anch'essa tutelata da propri meccanismi di controllo.

Per completezza va aggiunto che uno strumentario in continua evoluzione consente una soddisfacente verifica delle condizioni funzionali della m., dai rilievi termometrici a quelli concernenti il volume vascolare arteriolo-capillare, all'osservazione dei microvasi (biomicroscopia) e allo studio dinamico e quantitativo della circolazione ematica dei tessuti (laser-doppler).

Bibl.: B. W. Zweifach, Peripheral circulation, in Ann. Rev. Physiol., 10 (1948), pp. 225-30; L. Illig, Die terminal Strombahn, Berlino 1961; S. B. Curri, Fisiopatologia del circolo preterminale delle dita, Padova 1968; F. Merlen, La microcirculation et ses frontières, in Vie Médicale, 40 (1969), 2, pp. 5115-18; C. Allegra, La tecnica capillaroscopica, in Microcircolazione oggi, 1 (1984), pp. 1-2; F. Pratesi, Microcircolazione e microangiologia. Fisiologia, clinica, terapia, Torino 1990.