SERVETO, Miguel

Enciclopedia Italiana (1936)

SERVETO (Servet), Miguel

Delio Cantimori

Conosciuto anche sotto i nomi di Miguel de Vilanova, e Michel de Villeneuve, nacque (data più probabile) il 29 settembre 1511 a Vilanova de Sixena (Lérida); il z7 ottobre 1553 fu dai calvanisti arso vivo sul rogo, a Ginevra. Veniva da una famiglia devota e studiò a Saragozza, poi a Barcellona sotto Giovanni de Quintana: nel 1528 era iscritto fra gli studenti di diritto a Tolosa. Quivi per la prima volta venne in contatto col protestantesimo attraverso la traduzione spagnola della Bibbia dell'ebreo Cipriano de Valera e i Loci del Melantone. Da allora in poi il suo interesse per la teologia rimase sempre vivo, anche fra altri studî. A Tolosa rimase poco: il Quintana lo richiamò con sé alla corte di Carlo V, e lo fece viaggiare in Italia e in Germania.

Aveva già ideato una riforma radicale dei dogmi cristiani, e passando da Basilea nel 1530 cercò di convincere i riformatori svizzeri; ma sia Ecolampadio, sia lo Zwingli, sia gli stessi riformatori di Strasburgo, lo respinsero. Si decise ad agire da solo, e pubblicò il suo De Trinitatis erroribus (Hagenau 1531) che, per quanto dato subito alle fiamme, ebbe una certa diffusione in Svizzera, nell'alta Renania e nell'Italia settentrionale. La stessa sorte ebbe il libro dell'anno seguente Dialogorum de Trinitate, libri duo; De Iustitia Regni Christi et de Charitate, capitula quatuor. Lo scandalo fu enorme, e il S. dovette abbandonare la Germania.

In Francia il S. si rifugiò prima a Parigi (1532-34), poi a Lione, assumendo il nome di Michel de Villeneuve, e guadagnandosi la vita come correttore di tipografia. Come tale preparò la revisione, correzione e annotazione della Geografia di Tolomeo (Lione 1535) che gli procurò larghissima fama. Nel 1537 era a Parigi, con l'amico Sinforiano Champer (Campeggio), per il quale aveva scritto Brevissima apologia pro Campeggio in Leonardum Fuchsium (1536). Quivi acquistò presto celebrità con i suoi studî di medicina: e qui scoprì la circolazione polmonare del sangue. Ma con la sua opera polemica Syruporum universa ratio ad Galeni censuram diligenter exposita. Cui post integram de concoctione disceptationem, praescripta est vera purgandi methodus, cum expositione aphorismi: concocta medicari (Parigi 1537, Venezia 1545 e 1548, Lione 1546 e 1547) entrò in urto con la Sorbona. Pare che in questi anni il S. avesse un primo ma non importante contatto con Calvino.

Da Parigi dovette rifugiarsi a Charlieu, poi di nuovo a Lione dove scrisse le note all'edizione spagnola di San Tommaso, pubblicata da Jean Frélon; infine si fermò a Vienne nel Delfinato, sotto la protezione del vescovo Paulmier. Quivi corresse le bozze della Bibbia Latina di Sante Pagnini, facendovi varie aggiunte, e si dedicò ai suoi studî teologici. Nel 1546 aveva terminato di scrivere la sua opera capitale: Christianismi Restitutio (opera di pp. 734 in-16°, senza altre indicazioni che questa: M.S.V./1553). Prima di pubblicarla ne aveva mandato estratti a Calvino a mezzo del libraio Frélon, chiedendogli un'approvazione; Calvino non solo negò il suo benestare alla pubblicazione, ma scrisse a G. Farel dichiarando che se il S. fosse passato da Ginevra avrebbe fatto di tutto perché non ne uscisse vivo (13 febbraio 1546): nel corso della discussione il S. gli aveva mandato indietro un esemplare della sua Institutio coperto di glosse offensive, inoltre a Calvino il S. doveva apparire come pericolosissimo politicamente all'affermarsi della Riforma, specie in Francia. Dopo avere cercato inutilmente appoggi fra pastori protestanti, il S. pubblicò l'opera clandestinamente, e Calvino ne identificò subito l'autore, e risolse di colpirlo servendosi dell'Inquisizione. Un rifugiato francese, discepolo di Calvino, Jean Trie, che era in corrispondenza con Anton Arneys, di Vienne, cattolico e molto vicino all'Inquisizione, sotto l'aspetto di replicare alle accuse che questi gli scriveva contro i riformati, l'avvertì del carattere del libro e della vera identità dell'autore. L'Arneys denunciò subito la cosa all'inquisitore Matteo Ory: ma una prima perquisizione non diede risultato. L'Arneys chiese maggiori prove, e Calvino le fornì: il Trie fu presto in grado di far pervenire all'Inquisizione le lettere e gli appunti del S. autografi. Arrestato, il S. dichiarò di non essere l'autore del libro, bensì solo Michele di Villanova: lasciato in libertà condizionale, poté fuggire.

Cercò di andare in Spagna, ma poi si diresse verso l'Italia: e la via per l'Italia passava da Ginevra. Quivi egli fu riconosciuto, denunciato e arrestato (13 agosto 1553). La causa fu dibattuta dal Piccolo consiglio dove Calvino aveva la maggioranza: nonostante il favore del Perrin e del Berthelier, S. fu condannato a essere bruciato vivo, come eretico ostinato. Non volle ritrattare nulla, neppure all'ultimo momento (27 ottobre 1553). La reazione nel mondo protestante fu grande, e nel mondo degli esuli fu fortissima. Calvino cercò di giustificare il suo operato (fra l'altro negò solennemente di aver fornito i documenti decisivi all'Inquisizione): ma a nome del gruppo italiano di Basilea gli rispondeva G. Castellione: "Uccidere un uomo, non è difendere una dottrina, ma soltanto uccidere un uomo".

Le dottrine del S. si possono riportare al misticismo panteistico del neoplatonismo diffuso durante il Rinascimento. I suoi autori preferiti sono i neopitagorici, Ermete Trismegisto, Zoroastro. Su questo sfondo egli costruisce la sua dottrina teologica monistico-panteistica, che lo conduce alla negazione del tradizionale concetto della Trinità. La vera essenza e il vero essere di Dio è la potenza; egli è creatore di tutte le cose, la causa di tutto, l'energia creatrice essenziale. Tutte le essenze delle cose sono manifestazioni della potenza divina, nelle quali si ritrova tutta la potenza causale divina: così tutte le cose sono "modi" di Dio, cioè divine: non è solo Cristo a essere divino, tutte le cose hanno in sé la deitas in quanto in esse è sempre e necessariamente insita l'intera potenza di Dio. Il che va inteso nel senso della presenza in esse dell'energia, non della sostanza (staticamente intesa), di Dio. La prima cosa, il modus primigenio è Cristo: attraverso di lui conosciamo negli altri modi l'essenza divina, in maniera diretta e immediata. Ma essenza divina è anche l'onnipotenza operante di Dio, solo in quanto tale onnipotenza s'incarna in Cristo. Così solo Cristo fra i modi deve essere adorato, perché solo in lui l'onnipotenza di Dio si è pienamente manifestata: negli altri modi tale onnipotenza è sì operante per intero, ma s'incarna solo parzialmente, diventando solo parzialmente sensibile.

Si potrebbe definire questa teoria come panteismo energetico. Il S. tentò anche una nuova logica, nella quale gli aggettivi non esprimono qualità, ma attività; tutti i concetti essenziali esprimono causalità; e vi sono solo essenze dinamiche, non statiche. Tale sistema logico, a parte i presupposti metafisici, deriva dai tentativi del Valla. Il S. rifiutava il battesimo dei bambini, come azione inconsapevole, e negava il dogma della Trinità in forza del suo concetto di Cristo, sostenendo che esso era stato introdotto dai "sofisti" che volevano intendere la verità cristiana attraverso le dottrine filosofiche tradizionali (greche) e non attraverso lo studio diretto della Sacra Scrittura.

Bibl.: Una bibliografia relativamente completa si trova alla voce Serveto della Realencyclopädie für protest. Theologie und Kirche, 3ª ed., XVIII, p. 228 segg. Noteremo: per le polemiche sul processo: M. Bellius (S. Castellione, C. S. Curione, Lelio Socini), De Haereticis an sint persequendi, Basilea 1554, tradotto in inglese e pubblicato con introduzione e apparato critico dal Bainton; Vigand, Servetianismus, Königsberg 1575; Boysen, Historia Serveti, Wittenberg 1712; H. W. N. Tollin, Das Lebrsystem M. Servets, voll. 3, Lipsia 1876 segg.; id., Servet und die Oberländische Reformatoren, ivi 1881; W. Koehler, Reformation und Keltzerprozess, Tubinga 1901; inoltre E. Doumergue, Calvin, III, Losanna 1899-1927, pp. 658-63. Un'opera complessiva è Amallo y Manget, Historia crítica de Miguel Servet, Madrid 1888; C. De Domenech, Miguel Servet, Barcellona 1911. Per la bibliografia più recente: R. H. Bainton, Present state of Servetus studies, in The Journal of Modern History, IV, n. i, marzo 1932. Per le dottrine: A. Harnack, Lehrbuch der Dogmengeschichte, III, 4ª edizione, Friburgo-Lipsia 1910, p. 664 segg.; St. Dunin-Borkowski, Quellenstudien zur Geschichte der Unitarier des XVI. Jahrhunderts, in 75 Jahre Stella Matutina, Festschrift, I, Abhandlungen von Mitgliedern des Lehrkörpers, Feldkirch 1931, p. 125 segg.