ÐILAS, Milovan

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

ÐILAS (Djilas), Milovan

Domenico Caccamo

Scrittore e uomo politico, nato a Nikšič (Kolašin) il 12 giugno 1911 da una famiglia della piccola nobiltà montenegrina. Entrato nel Partito comunista iugoslavo (1932) durante gli studi all'università di Belgrado, imprigionato per la sua attività politica (1932-35) negli anni della dittatura di Alessandro, fu poi membro del Comitato centrale (1938) e dell'Ufficio politico (1940), principale organizzatore, con M. Pijade, del movimento partigiano nel Montenegro, infine ministro per gli Affari del Montenegro (1945). Considerato fra gli esponenti più radicali della nuova Iugoslavia, fino al 1948 Ð. non si discosta dai temi comuni all'intero movimento comunista, insistendo tuttavia particolarmente sulle radici popolari e nazionali della rivoluzione e tradendo a volte uno spirito libertario insofferente di freni (Članci 194I-1946,1947; intervento alla conferenza istitutiva del Cominform, in Per una pace stabile, per una democrazia popolare!, 1° dic. 1947).

Personaggio centrale nella polemica sovietico-iugoslava del 1948, Ð. ebbe parte rilevante nel nuovo corso inaugurato dopo l'espulsione dal Cominform; impegnato nel partito e nel govermo, svolse contemporaneamente un'intensa attivitạ di ideologo. In Lénine et les rapports entre états socialistes (1949) colse la contraddizione fondamentale della propaganda del Cominform, che da una parte invitava i popoli dell'Europa occidentale a stringersi intorno ai partiti comunisti per difendere la loro sovranità e indipendenza, mentre dall'altra stimolava l'unificazione delle democrazie popolari in un solo organismo sovranazionale; in un discorso pronunciato all'università di Belgrado nel marzo 1950 affrontò il problema della crisi del socialismo nell'Unione Sovietica, denunciando la trasformazione della burocrazia in una casta privilegiata, che si rifletteva nelle manifestazioni di "imperialismo burocratico" sul piano dei rapporti internazionali. In Thèmes contemporaines (1951) attaccò lo ždanovismo in nome della libertà di critica e di espressione artistica: pretendere che gl'intellettuali operino in conformità alla linea del partito significa ridurre la cultura a strumento della burocrazia; consolidare il potere di questa sulla società intera. In un intervento alla conferenza di Rangoon del socialismo asiatico, nel gennaio 1953, impostò il tema dell'autogestione come democrazia concreta, grazie alla quale la maggioranza può decidere sulla distribuzione del reddito e sull'impiego del plusvalore. A partire dall'ottobre 1953, in una serie di articoli su Borba e Nova Misao, Ð. prendeva la strada del revisionismo di Bernstein, negando la validitạ degli obiettivi finali e identificando invece il processo rivoluzionario nella lotta quotidiana in vista di risultati concreti. Nell'ultimo di tali scritti, apparso nel gennaio 1954, egli denunciava l'esistenza nella stessa Iugoslavia di una "classe gloriosa e ristretta..., inaccessibile a chiunque provenga da uno strato sociale inferiore", che godeva privilegi e si distingueva nella societạ per abitudini particolari di vita e per un suo codice morale (questi articoli furono raccolti piu̯ tardi col tit. Anathomy of a moral, a cura di A. Rothberg, Londra-New York 1959).

Dinanzi al Comitato centrale Ð. fu accusato dallo stesso E. Kardelj in nome del ruolo storico del partito, costretto a una ritrattazione e privato delle sue cariche. Concepý allora The new class. An analysis of the communist system, Londra-New York 1957 (tr. it., Bologna 19685), il maggior documento del suo pensiero, dove la "nuova classe", cioè la burocrazia politica nata per un processo degenerativo dal vecchio partito rivoluzionario, si definisce con il triplice criterio del privilegio sociale, del potere politico e ideologico, della proprietà intesa come monopolio delle leve economiche. Già condannato a una pena detentiva nel novembre 1956, a causa di un'intervista rilasciata al New leader sulle prospettive del "comunismo nazionale" dopo la rivolta ungherese, Ð. subý un terzo processo a un anno di distanza, in seguito alla pubblicazione all'estero della Nuova classe. Dimesso dal carcere nel 1961, fu nuovamente arrestato dopo la pubblicazione di Conversations with Stalin, Londra-New York 1962, che recava importanti testimonianze su figure come Stalin, Ždanov, Malenkov, note a Ð. per i contatti personali avuti nell'immediato dopoguerra. Graziato nel dicembre 1966, Ð. ha viaggiato in Inghilterra e negli Stati Uniti (ottobre 1968); a Vienna nell'aprile 1969, ha avanzato in un'intervista a Die Welt una valutazione positiva delle tendenze di sviluppo del regime iugoslavo; fra l'ottobre 1972 e il marzo 1973, tuttavia, il "djilasismo" è stato ancora una volta attaccato dagli organi della Lega iugoslava. Concepita durante l'esperimento riformista cecoslovacco, The unperfect society. Beyond the new class (1969) si stacca risolutamente dal marxismo; appare, comunque, come un frutto tardivo della letteratura sociologica sulla fine delle ideologie e sulla convergenza dei due sistemi: la crisi del comunismo mondiale in quanto movimento unitario dischiude - a suo giudizio - nuove possibilità di evoluzione, nel quadro delle diverse realtà nazionali. Dell'attività storiografica di Ð., su aspetti e figure del Montenegro, il frutto piu̯ organico resta la biografia Njegoš. Poet, prince, bishop, 1966; della sua produzione letteraria, l'espressione più felice è Land without Justice (1958; trad. it., Milano 1959), che riesce a fondere la vena descrittiva, sorretta dal calore di memorie giovanili (v., per questo aspetto, Memoir of a revolutionary, 1973), con una lucida analisi storica e sociale.

Bibl.: U. Segre, Il "caso Djilas", in Il Ponte, XI (1955), pp. 1356-66; Der dritte Djlas-Prozess, in Osteuropa, VII (1957), pp. 909-12; M. Collinet, Djilas et son livre "La nouvelle classe dirigeante", in Revue générale belge, XCIV (1958), pp. 52-66; G. Vetrano, L'opposizione di Gilas e i problemi del socialismo jugoslavo, in Il Mulino, VII (1958), pp. 535-41; C. A. Zebot, Lumières sur le communisme: Djilas, in Études, XCI (1958), pp. 69-78; Z. Zaremba, La teoria di Gilas sulla "nuova classe", in Critica sociale, L (1959), pp. 194-5; R. Dahrendorf, Classi e conflitto di classe nella società industriale, Bari 1963, pp. 152-56, e passim; G. Bartsch, Milovan Djilas, oder die Selbstbehauptung des Menschen, Monaco 1971.

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