Mino da Fiesole

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Scultore (Poppi 1430 circa - Firenze 1484). La sua prima attività di ritrattista è testimonianza, oltre che della sua formazione a Firenze (probabilmente, condiscepolo di Desiderio da Settignano e A. Rossellino, presso B. Rossellino), della sua familiarità con i Medici (busti di Piero, 1453, e di Giovanni, 1453 o 1459, Firenze, Mus. nazionale del Bargello), di un breve soggiorno a Roma (busto di Niccolò Strozzi, 1454, Berlino, Staatliche Museen) e poi alla corte di Alfonso d'Aragona a Napoli, dove probabilmente lavorò all'arco trionfale di Castelnuovo ed eseguì un ritratto di profilo del sovrano (Louvre) e un busto del generale Astorgio Manfredi (1456, Washington, National Gallery). Documentato a Roma nel 1463, lavorava probabilmente al pulpito della benedizione di Pio II in S. Pietro. A Firenze dal 1464, avviava lavori di maggiore impegno: i monumenti funebri del vescovo Salutati, nel duomo di Fiesole, di Bernardo Giugni, nella badia di Firenze, dove si trova anche la tomba del conte Ugo di Toscana, il cui contratto M. stipulò nel 1469 ma che terminò solo nel 1481, dopo un nuovo soggiorno a Roma; nel 1471 eseguì un tabernacolo per il duomo di Volterra e nel 1472-73 rilievi per il pulpito di A. Rossellino nel duomo di Prato. A Roma, dal 1474 circa al 1480, M. collaborò a numerose imprese monumentali, prima fra tutte la tomba di Paolo II (frammenti nelle Grotte Vaticane) con Giovanni Dalmata, e dovette avere una fiorente bottega dalla quale uscirono numerose opere firmate opus Mini. La produzione romana (monumenti Forteguerri in S. Agostino, Riario in SS. Apostoli, Della Rovere in S. Maria del Popolo, Tornabuoni in S. Maria sopra Minerva, ecc.), tuttavia, presenta molti problemi sia per la collaborazione con altri artisti, sia per la presenza dell'incerta e ambigua figura dello scultore Mino del Reame (v.). La fama di M., specialmente diffusa nell'Ottocento, posava sull'amabilità e dolcezza delle figure. Piuttosto, caratteristica di M. è una grazia aspra che nelle pieghe acute del panneggio contrasta con il passaggio dolce dei piani nei volti. L'organizzazione architettonica dei monumenti fiesolani e fiorentini si riallaccia all'opera più alta di Rossellino, mentre nella decorazione scultoria il modellato secco si accorda bene con l'agilità delle immagini. I ritratti, caratterizzati da una sottile penetrazione psicologica, attestano una conoscenza non superficiale della ritrattistica romana.

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