Mino di Vanni d'Arezzo

Enciclopedia Dantesca (1970)

Mino di Vanni d'Arezzo

Giacomo Ferraù

Rimatore (sec. XIV), autore di un compendio dell'Inferno e di un commento in terzine delle tre cantiche. Ben poco si conosce sulla vita e sulla personalità di M.: il Crescimbeni lo dice " rimatore di non lieve importanza ai suoi tempi e che molto ebbe in stima la Commedia di Dante... tutta l'opera si trova manoscritta presso il dottissimo Muratori in un codice contenente anche moltissimi altri versi, scritto per suo parere verso il 1440, nel qual tempo, o poco prima, per quello che dimostra lo stile, il suddetto Nino dovette fiorire ". La presenza però del sonetto riassuntivo delle pene dell'Inferno nel codice Oliveriano, databile alla fine del sec. XIV, consiglia di spostare verso questa data il periodo in cui M. fiorì. A lui andrà probabilmente attribuita anche la canzone Subita voluptà, novo accidente del codice Vaticano latino 3212. Una rubrica del codice Magliabechiano Strozziano VII 1086 lo dice lanaiuolo cittadino di Arezzo: in effetti la sua esposizione di tono popolareggiante confermerebbe tale designazione.

Per quanto concerne la serie dei 25 sonetti che espongono l'Inferno, si tratta di un'opera di scarso valore, dall'esposizione spesso confusa e approssimativa (ad es. nel sonetto VI non si distinguono gli accidiosi dagl'iracondi; nel IX si confondono le cagne e le Arpie, gli scialacquatori e i suicidi). Tutta l'opera è, ovviamente, costruita con copiosissimi materiali danteschi, ma volti a un tono di monotona cadenza popolare, arricchito da elementari artifici tecnici (" In quella ghiaccia di ghiaccio ghiacciato ", sonetto XXI). Né l'esposizione dell'Inferno, né le Chiose e spiegazioni in terza rima sulle tre cantiche della Commedia del Divino Dante Alighieri presentano comunque novità esegetiche di rilievo: l'illustrazione si mantiene sul piano della spiegazione allegorica più superficiale ed epidermica, senza alcun tentativo di approfondimento o chiarimento in senso storico o letterale. In sostanza si tratta di un'opera di evidente divulgazione, testimonianza di una immediata fortuna ‛ popolare ' della Commedia.

Bibl. - G.M. Crescimbeni, Commentari alla sua Istoria della volgar poesia, III, Venezia 1702, 209; Miscellanea dantesca, a c. di L. Frati, Firenze 1884; C. Del Balzo, Poesie di mille autori intorno a D.A., I, Roma 1880, 492.

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