MIRA de AMESCUA, Antonio

Enciclopedia Italiana (1934)

MIRA de AMESCUA, Antonio

Salvatore Battaglia

Autore drammatico spagnolo, nato a Guadix (Granata) fra il 1574 e il 1577, morto ivi l'8 settembre 1644. Compiuti gli studî giuridici all'università di Granata, M. de A. fu ordinato sacerdote (1601), divenendo cappellano della casa reale in quella città (1609); però in seguito visse a Madrid, come segretario del cardinale infante Ferdinando d'Austria; soltanto nel 1632 ritornò a Guadix, come arcidiacono.

Il teatro di M. de A. rimane compreso entro la maniera di Lope de Vega; anch'esso partecipa della fecondità drammatica del tempo, estendendo i suoi interessi tematici e umani su una larga scala di motivi e di forme: dal dramma di contenuto biblico (El clavo de Jahel; Vida y muerte de San Lázaro; Los prodigios de la vara y capitán de Israel) alla commedia d'intrigo (No hay burlas con las mujeras; La Fénix de Salamanca; Lo que puede una sospecha; La tercera de si misma); dall'"auto sacramental" (La mayor soberbia humana de Nabucodonosor; La jura del Príncipe, Las pruebas de Cristo; El Heredero) al dramma storico e nazionale (El conte Alarcos; La rueda de la Fortuna; Los carboneros de Francia; Obligar contra su sangre; No hay dicha ni desdicha hasta la muerte, ecc.); dalla rappresentazione agiografica (Santo sin nacer y martir sin morir; La mesonera del Cielo; El esclavo del demonio; Vida y muerte de la monja de Portugal, ecc.) alla cosiddetta commedia "palaciega" (Galán, valiente y discreto; El palacio confuso), M. de A. dispiega il suo stile abbondante, metaforico, segnato dal preziosismo contemporaneo. Debole e sciatto nell'"auto" e nel genere biblico, per il quale non possiede un'adeguata intuizione dell'elemento simbolico, M. de A. si muove con sicuro dominio dei valori drammatici nelle trame più propriamente narrative, dove è più presente il senso della realtà e meglio gioca una particolare azione o una determinata passione: El esclavo del demonio, che presenta con personale rielaborazione il motivo del mito di Faust, è forse l'opera più unitaria e più vigorosa di M. de A.; ma altre, sia nella concezione generale e sia in singole scene, non mancano d'immaginazione e di forza (Galán, valiente y discreto; Vida y muerte de la monja de Portugal), mentre qualcuna (La Fénix) ha un suo sviluppo lieve e delizioso.

Ediz. e bibl.: Comedias, in Bibl. aut. esp., XLV; Poesías, ibid., XLII (cfr. anche i voll. XIV e XX); El esclavo, ediz. di A. Valbuena, nei Clásicos castellanos, Madrid 1926, di cui si veda l'introduzione biografica e critica.