BASALDELLA, Mirko

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

BASALDELLA, Mirko (Mirco)

Valerio Rivosecchi

Nacque a Udine il 28 sett. 1910 da Leo e da Virginia Angeli. Compì i suoi studi a Venezia, all'Accademia di belle arti di Firenze e alla Scuola di arti applicate di Monza, sotto la guida di Arturo Martini, con cui collaborò dopo il 1930 a Monza e poi nello studio di Milano (1932-34). Espose per la prima volta a Udine nel 1928, insieme con i due fratelli Afro e Dino, e con il pittore A. Filipponi, nella I Mostra della Scuola friulana d'avanguardia. Nel 1934 si trasferì a Roma: qui il giovane si avvicinò (insieme con il fratello Afro) a Corrado Cagli e al gruppo di artisti e letterati che diedero vita dal 1935 in poi alla galleria della Cometa. Molto importanti per la formazione dello scultore furono le teorie sull'estetica del "primordio" e sulla ricerca di "nuovi miti" elaborate da C. Cagli in una serie di articoli su Quadrante (la rivista di P. M. Bardi e M. Bontempelli).

Le prime opere dei B., esposte alla galleria Sabatello di Roma nel 1934 (Mostra del Gruppo friulano d'avanguardia) sono sculture in bronzo che uniscono una tecnica già matura, una ricca vena fantastica (in parte ereditata da Arturo Martini) alle nuove idee discusse nell'ambiente romano, in cui il "mito" diviene trascrizione velata di un presente vissuto (né vanno dimenticate, come termine dialettico, le esperienze di altri scultori "giovani" come P. Fazzini, G. Manzù, F. Messina).

Dopo la partecipazione alla II Quadriennale di Roma (1935) il B. tenne la prima esposizione personale nel gennaio 1936 alla galleria della Cometa. Qui espose il Neofita (Musei Vaticani), il Narciso, il Ragazzo con un pesce, le due Chimere, tutti bronzi eseguiti con la tecnica della "cera cava" e conservati, tranne il primo, a Roma in collezioni private: il metodo del B. consiste nel "procedere dall'interno verso l'esterno, partendo dal germe inafferrabile che è l'idea artistica, e creandole intorno i suoi buoni e vivi tessuti" (Scarfoglio, 1936).

Sempre nel 1936 partecipò alla Biennale di Venezia insieme con un gruppo di artisti attivi a Roma (C. Cagli, G. Capogrossi, A. Ziveri, G. Janni, R. Guttuso), e tenne una nuova personale alla galleria della Zecca di Torino, insieme con Afro. Queste prime affermazioni trovarono un riscontro in sede critica in un lungo articolo dedicatogli da R. Melli nel Quadrivio. Melli nota alcuni dati della sua scultura: la "materia", resa con la scabrosità e le vibrazioni di un evento geologico e la "divaricazione" espressionista delle forme per giungere al nucleo essenziale della creazione.

Nel 1937, anno dell'Esposizione universale, il B. si recò a Parigi; l'anno seguente espose nuovamente alla Biennale di Venezia e, con disegni, alla Cometa Art Gallery di New York. Lo stesso anno, il 22 settembre, sposò Serena Cagli, sorella del pittore e amico Corrado.

Nel 1939 espose con Afro alla galleria Cairola di Genova e alla III Quadriennale, dove si impose all'attenzione della critica con il David (1937, bronzo: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), una scultura in cui l'espressionismo della prima produzione sembra cedere il passo a una maggiore finitezza ed eleganza formale: C. Brandi (1939) rilevò il passaggio da una plastica intesa come "seguito di inattesi trapassi formali", in cui "si trattava di padroneggiare un magma che, tolte le remore della verosimiglianza, si disponeva negli stampi più impreveduti", ad un "coordinamento di dati plastici parziali" in cui "quel che colpisce è la pluralità delle soluzioni plastiche raggiunte, la circonvoluzione spaziale, il ritmo ininterrotto, i suggerimenti anatomici riservati eppure sempre decisivi, la captazione luminosa che non si risolve mai in luminismo".

Alla ricerca di equilibrio formale fece riscontro nel periodo 1937-38 una intensa attività disegnativa, segno di una esigenza di rinnovamento.

Nelle opere eseguite ed esposte tra il dicembre 1939 (Galleria di Roma) e il 1945 (Roma, galleria dello Zodiaco, con C. Cagli) appaiono nuove suggestioni: richiami quattrocenteschi da Donatello al Pollaiolo (nei bassorilievi realizzati con la tecnica dello "stiacciato"), echi di sculture ellenistiche e michelangiolesche (nel Prigione, 1941-42, bronzo, conservato a Roma in collezione privata), perfino di elementi esotici (richiami alle sculture a mosaico azteche).

Nel 1946-47 si collocano le prime esperienze sul linguaggio postcubista e sulla proposta di una pittura "neometafisica" in cui il B. si ritrovò ancora una volta vicino a C. Cagli. In questa prospettiva realizzò pitture e sculture policrome e polimateriche in cui il mito ricompare non più sotto forme naturalistiche, ma come "nucleo di una immagine possibile, seppure non definita altrimenti nella sua sostanza ultima se non come fantasma mitico favoloso" (Crispolti, 1984, pp. 162 s.).

La metamorfosi, l'intreccio, la circolazione dello spazio nelle strutture plastiche appaiono evidenti in numerose sculture, esposte tra il 1948 e il 1952 in mostre personali a New York, Roma, Milano e in varie opere monumentali. Tra queste ricordiamo il Cancello del mausoleo delle Fosse ardeatine (bronzo, 1949-51), gli interventi nel palazzo della FAO a Roma (decorazione del soffitto nel salone delle assemblee generali, balaustre e vetrate, 1952) e la croce in ferro del Monumento ai caduti per la libertà (Mauthausen, 1954).

Notevole in questi anni anche l'attività pittorica: i primi dipinti vennero presentati nel 1947 alla galleria l'Obelisco di Roma.

Il B. adottò di preferenza tecniche miste (tempera e pastelli cerosi su carta intelata), pensando la pittura non tanto come verifica della scultura ma come attività parallela (alcuni dipinti sono oggi conservati nella Fondazione Mirko a Firenze).

Nel periodo 1952-53 il B. viaggiò in Siria e Giordania. Nel 1954 partecipò con una sala personale alla Biennale di Venezia (cinque dipinti e nove sculture): le sue ricerche si orientarono verso nuove dimensioni del mito. L'America precolombiana e l'Oriente furono fonte di ispirazione per le Voci, i Personaggi d'Oriente, i Totem (in bronzo, legno, rame), straordinarie apparizioni fantastiche in cui il B. spazia dal tema dell'idolo e del mostro alla pura, aniconica evocazione di ritmi e arabeschi, in un travolgente eclettismo di riferimenti.

La totale padronanza di materiali diversi gli permise di esprimersi in ogni dimensione, da quelle minime dei bronzetti a quelle monumentali (Fontana in mosaico, 1955-56, La Spezia; Il grande iniziato, 1957, bronzo, Cambridge, Mass.). Nel 1957 il B. si stabilì negli Stati Uniti, a Cambridge, come direttore del Design Workshop della Harvard University, ritornando in Italia durante l'estate.

Negli anni Sessanta (mentre intensificava la sua attività pittorica) realizzò nuovi importanti cicli di sculture: i Motivi in tensione, le Maschere e tutta una serie di totem e trofei, in cui è notevole anche la quantità di tecniche impiegate, dal legno al bronzo fuso da prototipi realizzati in styrofoam (una sorta di polistirolo che si lavora con delle "chiavi elettriche" incandescenti), oppure con la tecnica dell'assemblage, in cui materiali tecnologici o di recupero, relitti industriali, materie e oggetti di uso comune vengono mescolati e piegati alla consueta inesauribile immaginazione mitico-favolosa.

Sempre al passo con le ricerche più avanzate, l'arte del B. si sviluppò dall'informale alle più recenti realizzazioni neodadaiste. Nei suoi ultimi anni, dopo aver interpretato mitografie classico-rinascimentali ed esotiche, concluse il suo iter creativo con una ironica (ma anche inquietante) lettura della società contemporanea e dei suoi particolari miti.

II B. morì il 24 nov. 1969 a Cambridge (Mass.).

Si ricordano del B. gli scritti: Uno scultore giudical'architettura, in L'Architettura, II (1956), n. 9, p. 214; Considerazioni sull'educazione visuale, in Civiltà delle macchine, XII (1964), n. 2, pp. 37 s.

Numerosi i riconoscimenti in Italia e all'estero: 1957, premio internazionale per la scultura, Carrara; 1959, premio dell'Accademia nazionale dei Lincei, Roma; 1966, primo premio per la scultura alla Quadriennale di Roma. Nel 1962 venne eletto membro dell'Academy of Arts and Sciences.

Il 21 nov. 1977 la moglie Serena Cagli costituiva a Roma la Fondazione Mirko, allo scopo di conservare in modo organico il patrimonio artistico del Basaldella. Il 18 sett. 1978 ne veniva nominato presidente C. L. Ragghianti e segretario M. Morellini; la nuova sede veniva stabilita a Firenze (delibera comunale del 29 dic. 1978), a palazzo Strozzi, primo nucleo del futuro Museo d'arte contemporanea.

Fonti e Bibl.: Una bibl. completa al 1983 in Crispolti, 1984, ma vedi anche: R. Melli, Visite ad artisti, Mirco scultore, in Quadrivio (Roma), 19 genn. 1936; C. Scarfoglio, Sculture di Mirco (catal.), Roma 1936; D. Silva, La scultura di Mirco, in Corriere padano (Ferrara), 20 giugno 1939; L. De Libero, Gli artisti, in Corrente di vita giovanile (Milano), 15 dic. 1939; C. Brandi, Su alcuni giovani, in Le Arti (Firenze), I (1939), n. 3, pp. 291 s.; R. Guttuso, Ultimi disegni di Mirco, in Primato, 15 genn. 1941, p. 20; E. Maselli, Mirco, inBeltempo, Roma 1942, pp. 122-133; F. Bellonzi, M. B., in Cammini dell'arte, Roma 1946, pp. 73-78; G. Marchiori, Mirko inventa altre cose, in La Fiera letteraria, 6 apr. 1952; C. G. Argan, in XVII Biennale di Venezia (catal.), Venezia 1954, pp. 77 s.; The Museum of Modern Art, The New Decade, 22Europeans Painters and Sculptors, New York 1955, pp. 94-97; V. Martinelli, Mirko, in Commentari, VI (1955), n. 3, pp. 206-24; C. Maltese, Materialismo e critica d'arte, Roma 1956, pp. 143-152; G. Carandente, Mostra all'aperto della scultura italiana del XX secolo (catal.), Messina 1957, pp. 25 s.; U. Apollonio, in Cinque scultori d'oggi, Torino 1960, pp. 149-182; V. Martinelli, in VIII Quadriennale nazionale d'arte. (catal.), Roma 1959, pp. 201-203; G. Ungaretti-A. Trombadori, Mirko (catal.), Roma 1963; E. Crispolti, Alternative attuali 2 (catal.), Milano 1965, pp. non numerate; J. D. Mc Laughlin, in XXXIV Biennale. (catal.), Venezia 1968, pp. 25 s.; C. Maltese, Mirko. I cancelli delle Fosse ardeatine, Roma 1968; G. Carandente-V. Gramiccia-B. Corà, Mirko. Opera grafica, Roma 1972; J. Recupero, in X Quadriennale nazionale d'arte (catal.), Roma 1972, I, pp. 139-45; E. Crispolti, La scultura di Mirko, Bologna 1974; E. Mercuri, Mirko. Il bronzo come magia, Roma 1975; L. Giordani-C. Milic-L. Ruaro Loseri-B. Jellia, in 120 giorni di scultura a Trieste (catal.), Trieste 1976, passim; R. Monti-C. L. Ragghianti, in La Fondazione Mirko per Firenze (catal.), Firenze 1979; E. Crispolti, I Basaldella, Milano 1984, ad Indicem (con bibliografia completa e ampio repertorio iconografico).

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