MISHNAH

Enciclopedia Italiana (1934)

MISHNAH

Umberto Cassuto

. Questo termine (propriamente "ripetizione"; quindi "studio", "insegnamento"; dal verbo ebraico shānāh, "ripetere", e poi "studiare"; presso i padri della chiesa δευτέρωσις), designa: a) la dottrina tradizionale giudaica postbiblica, quale si venne svolgendo fino al chiudersi dell'età dei Tannaiti, e in particolare la parte giuridica di essa (il nome è dovuto al metodo orale dell'insegnamento, per mezzo di "ripetizioni"); b) lo studio di questa dottrina; c) la formulazione di una singola norma giuridica tradizionale (plur. mishnāyōt); d) una raccolta di tali norme giuridiche (plur. mishnāyōt); e) la raccolta per eccellenza, il corpus iuris di Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsī (v. giuda il santo).

Raccolte ordinate sistematicamente per materia cominciarono ad aversi nella prima metà del sec. II d. C., e forse già nel sec. I, prima della distruzione di Gerusalemme (70). Anteriormente alla Mishnāh di Rabbī ‛Aqībā ben Yōsēf (morto nel 135) è accennata l'esistenza di una "prima Mishnāh", la quale sarà probabilmente da attribuirsi alle scuole di Hillēl (v.) e di Shammay. ‛Aqībā ben Yōsēf sembra avere redatto un completo corpus della Mishnāh; l'elaborazione che della Mishnāh di ‛Aqibā fu fatta dal suo discepolo Rabbī Mē'īr, servì di fondamento a quella definitiva codificazione che Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsi (seconda metà del sec. II) volle compiere, evidentemente per porre un termine alle discrepanze delle varie raccolte. Infatti, la Mishnāh di Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsī poté, soprattutto grazie all'autorità di cui godeva il suo compilatore, quale Nāsī (patriarca, ossia magistrato supremo di tutti gli ebrei dell'impero romano), far porre in dimenticanza tutte le raccolte precedenti, che sono ora perdute, e divenire il codice ufficiale della tradizione giuridica giudaica, base dello studio ulteriore e punto di partenza dell'ulteriore svolgimento, quale si rispecchia nel Talmūd palestinese e in quello babilonese. Se la redazione della Mishnāh da parte di Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsī debba supporsi fatta per scritto, ovvero se anche successivamente essa fosse tramandata per mezzo dell'insegnamento orale, è questione assai discussa, e tutt'altro che facile a decidersi; pare probabile che per allora essa non fosse stata posta per scritto, se non forse per uso privato come aiuto della memoria, e che solo a partire dal sec. V o dal VI si avessero testi scritti ufficialmente riconosciuti. Nella compilazione di Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsī si vennero in progresso di tempo introducendo interpolazioni o compiendo modificazioni; lo mostrano, non fosse altro, i passi ove sono menzionati dottori posteriori a lui.

La Mishnāh di Rabbī Yĕhūdāh ha-Nāsī è divisa in sei "ordini" (sĕdārīm, sing. sēder): il primo, Zĕrāīm (Delle sementi), contiene le leggi relative all'agricoltura e all'uso dei prodotti del suolo; il secondo, ēd (Delle ricorrenze), quelle relative al sabato e alle feste annuali; il terzo, Nāshīm (Delle donne), le norme del diritto matrimoniale; il quarto, Nĕzīqīn (Dei danni), le altre norme del diritto civile e quelle del diritto penale; il quinto, Qŏdāshīm (Delle cose sacre), tratta dei sacrifizî e degli argomenti a essi collegati; il sesto, Ṭĕharōt (Delle purificazioni), tratta delle leggi di purità e d'impurità. Ogni ordine contiene diversi "trattati" (massaktōt, sing. masseket), ognuno dei quali comprende le norme relative a un determinato argomento da cui prende il nome: ad esempio, fanno parte dell'ordine ēd, con altri, i trattati: Shabbāt (Del sabato), Yōmā (Del "gran giorno", ossia del digiuno d'espiazione), Rōsh ha-Shānāh (Del capo d'anno), Taănīt (Del digiuno). Nell'ambito di ciascun ordine", i "trattati" sono disposti in ordine decrescente di ampiezza. Essi erano in origine in numero di 60. Nelle edizioni il loro numero appare di consueto 63, ma i tre primi del terzo ordine, Bābā qammā, Bābā mĕṣīā, Bābā batrā, ossia Porta prima, Porta mediana, Porta ultima, non sono in realtà se non tre parti di un unico trattato chiamato originariamente Nĕzīqīn, (Dei danni), come l'ordine che con esso s'inizia; e il trattato Makkōt (Delle fustigazioni), nello stesso ordine, era in origine l'ultima parte del trattato Sanhedrīn (Del sinedrio). Ogni trattato è diviso in capitoli (pĕrāqīm, sing. pereq), ciascuno dei quali suole designarsi con le parole con cui s'inizia. I capitoli a loro volta si suddividono in paragrafi (mishnayōt, sing. mishnāh).

La Mishnāh, codice inteso a regolare la vita religiosa e giuridica del giudaismo, è specchio fedele delle forme di vita e delle condizioni in cui si svolgeva l'esistenza del popolo ebraico nell'età in cui essa venne formandosi; e uno dei suoi trattati, Abōt (v.), che a differenza di tutti gli altri ha contenuto non giuridico, ma sapienziale, dà notizia delle concezioni etiche a cui quest'esistenza s'informava. Essa è scritta in uno stile limpido e preciso pur nella sua estrema concisione; la sua lingua è l'ebraico in uno stadio di sviluppo posteriore a quello rappresentato dai libri biblici, ma ancora vivo e agile (v. ebrei: Lingua).

Edizioni e commenti. - Editio princeps, col commento di Maimonide tradotto in ebraico dall'originale arabo, Napoli 1492. Altre antiche edizioni notevoli: Venezia 1546-1550; ivi 1548-1549 col commento di ‛Ōbadyāh da Bertinoro, che poi accompagnerà spessissimo il testo, e sarà nelle edizioni di Riva di Trento 1559, Sabbioneta-Mantova 1559-1563, Venezia 1606, accompagnato da quello di Maimonide, e poi di solito, a partire dalle edizioni di Praga 1614-1617 e di Cracovia 1642-1644, da quello di Yōm-Ṭōb Lipmann Heller. Edizione moderna con numerosi commenti: Wilno 1908-1909. Edizione di una redazione diversa dalla vulgata, da un manoscritto di Cambridge, a cura di W. H. Loewe, Cambridge 1883. Riproduzione fototipica del manoscritto Kaufmann dell'Accademia ungherese delle scienze di Budapest, a cura di G. Beer, L'Aia 1929; dal manoscritto Derossiano 138 della Palatina di Parma, a cura dello stesso, in preparazione.

Traduzioni. - Latina: di Guglielmo Surenhusius (con la traduzione dei commenti di Maimonide e di ‛Ōbadyāh da Bertinoro), Amsterdam 1698-1703. Tedesche: di J. J. Rabe, Onolzbach 1760-1763 (riprodotta nell'edizione della Mishnāh, Vienna 1817-1835); di J. M. Jost, Berlino 1832-1834; di D. Hoffmann, E. Bareth, e altri, Berlino 1887 segg.; di varî, sotto la direzione di G. Beer, O. Holtzmann (e poi anche di J. Rabin e S. Krauss), Giessen 1912 segg.; di H. L. Strack (trattati scelti: Ābōt, 4ª ed., Lipsia 1915; Bĕrākōt, Lipsia 1915, e altri). Inglesi: di D. A. De Sola e M. J. Raphall (alcuni trattati), Londra 1843; di J. Barclay (alcuni trattati), Londra 1878. Italiana: di V. Castiglioni, Trieste 1893-1903, Roma 1905 segg., continuata, dopo la morte del Castiglioni (1911), da E. Schreiber a Trieste.

Grammatiche e lessici per la lingua della Mishnāh: v. ebrei, Lingua. Concordanza: H. J. Kassowski, Konkordanz der gesamten Mischna, Gerusalemme-Francoforte sul Meno 1927.

Bibl.: H. L. Strack, Einleitung in Talmud und Midraš, 5ª ed., Monaco 1921, passim; Ch. Albeck, Untersuchungen über die Redaktion der Mischna, Berlino 1923; A. Guttmann, Die redaktionellen und sachlichen Verhältnisse zwischen Mišna und Tosephta, Breslavia 1928.

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