missione L’incarico di diffondere un messaggio religioso conferito a determinati individui (missionari) dal fondatore di una religione o da chi ne ha avuto da lui delega o di lui ha la rappresentanza.
La storia delle m. cattoliche in senso proprio comincia nel 13° sec. con le iniziative degli ordini religiosi di recente fondazione/">fondazione, in primo luogo dei francescani e dei domenicani, che organizzarono a questo fine scuole speciali per la preparazione dei missionari (Raimondo da Peñafort e Raimondo Lullo). Tra il 15° e il 16° sec. le scoperte geografiche aprirono nuovi vastissimi territori e infusero nuovo vigore all’opera evangelizzatrice, direttamente controllata nelle nuove terre sotto il loro dominio dal Portogallo e dalla Spagna, che ottennero dal papato
Per coordinare e regolare l’attività missionaria nel mondo, e per cercare di sottrarla nei territori dipendenti dalla Spagna e dal Portogallo al controllo esercitato da quei governi, Gregorio XV nel 1622 istituì la Congregazione de Propaganda Fide e affidò le m., nelle diverse regioni, alla responsabilità di ‘vicari apostolici’, ordinariamente insigniti di carattere episcopale e direttamente dipendenti da questa congregazione. A essa si aggiunsero poi nuove congregazioni, come la Congregazione della m. (lazzaristi), fondata da s. Vincenzo de’ Paoli nel 1625, e la Società per le m. estere di
Dalla metà del 19° sec. le esplorazioni geografiche e l’espansione coloniale europea aprirono alle m. nuovi campi, ma se da una parte nell’insieme le m. traevano giovamento dalla protezione dei governi, dall’altra la loro attività tendeva in certa misura/">misura a confondersi agli occhi delle popolazioni locali con il dominio coloniale, attirando su di sé risentimenti e reazioni. Al termine del Primo conflitto mondiale, Benedetto XV con l’enciclica Maximum illud (1919) dettò nuove direttive per la ripresa dell’attività missionaria, condannando ogni spirito nazionalistico, affermando solennemente il carattere cattolico (cioè universale e sovrannazionale) delle m. e ponendo in primo piano l’esigenza della formazione del clero/">clero indigeno. Dopo il Secondo conflitto mondiale con il processo di decolonizzazione, nei nuovi Stati indipendenti si sono costituite quasi dappertutto le chiese locali. Lo slancio ecumenico, che caratterizza la vita della Chiesa dopo il concilio Vaticano II, e il nuovo atteggiamento più positivo verso i valori delle religioni non cristiane sembrano aver alquanto raffreddato lo slancio missionario, ma a esso, come a dovere evangelico essenziale d’ogni cristiano, non hanno cessato di richiamarsi i recenti pontefici (lo stesso mutamento del titolo della Congregazione de Propaganda Fide in Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ne è testimonianza).
L’approfondimento teorico della natura e dei problemi delle m. è avvenuto con lo sviluppo della missionologia. Le questioni più dibattute sono state: la legittimazione delle m., ossia il fondamento del diritto della Chiesa a evangelizzare i popoli non cristiani, e il fine proprio delle m., variamente indicato nella salvezza delle anime e nell’annuncio del Vangelo o nella plantatio Ecclesiae, nel piantare la Chiesa visibile dove essa non è ancora stabilita. La dottrina ufficiale, notevolmente approfondita dal concilio Vaticano II, ha trovato espressione soprattutto nel decreto Ad Gentes del 1965, nel quale si afferma che «la Chiesa che vive nel tempo è per sua natura missionaria»; essa prosegue la m. stessa divina e porta a realizzazione il piano divino per la salvezza degli uomini. Fine delle m. è la creazione di nuove Chiese, che dovranno conservare le tradizioni particolari e rispecchiare i caratteri propri di ciascuna comunità nazionale.
L’azione missionaria è disciplinata e diretta dai can. 781-92 e dal decreto Ad gentes, che la definisce attività essenziale della Chiesa, essendo la trasmissione della fede a tutti gli uomini e la diffusione della Chiesa la ‘m.’ ricevuta dagli apostoli fin dal momento in cui la Chiesa venne fondata da Cristo. L’attività missionaria è svolta dai sacerdoti, i quali dipendono direttamente da chi governa la Chiesa particolare (diocesi, prefettura o vicariato apostolico) nel cui ambito territoriale essi operano (can. 790). La loro attività è affiancata e sostenuta dai catechisti, ossia da fedeli laici, debitamente istruiti ed eminenti per vita cristiana. Sotto la prudente guida dei missionari, i catechisti si dedicano a proporre la dottrina evangelica e a organizzare la vita liturgica della comunità.
Pontificie opere missionarieAssociazioni di fedeli costituite per aiutare le m. con le preghiere e le offerte; sono tutte internazionali e coordinate fra loro nella direzione, con consigli nazionali.
La Pontificia opera missionaria della propagazione della fede fu ideata nel secondo decennio del 19° sec. da P.-M. Jaricot; dal 1926 organizza la giornata missionaria mondiale nella penultima domenica d’ottobre. Dal 1922 ha sede centrale a
La Pontificia opera missionaria di
L’attività missionaria delle Chiese protestanti si è sviluppata dalla metà del 17° sec.; in quel tempo, fra l’altro, il puritano J. Eliot iniziò la predicazione del cristianesimo fra la popolazione nativa dell’America Settentrionale. In
Caratteristiche dell’azione missionaria protestante sono state la collaborazione fra le diverse società, specialmente nei settori scolastico e assistenziale, l’estesa utilizzazione di elementi ausiliari tratti dalla popolazione locale, la ricerca di coordinamento generale.