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mito

Dizionario di Storia (2010)
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mito


Dal greco mythos, «racconto, favola, leggenda». Nel pensiero filosofico il termine indica, già dall’antichità, il racconto fantastico che non prevede dimostrazione, e in questo senso è opposto al logos (la dimostrazione ben fondata della verità), cui si attinge invece attraverso l’argomentazione razionale. Vico è il primo pensatore moderno che avvia una riflessione sul m. in una prospettiva storico-antropologica. Nella Scienza nuova il m. è considerato come momento precedente rispetto alla riflessione razionale. La comprensione mitica segna una fase autonoma, non complementare o superiore rispetto alla ragione. Il m. si esprime in favole che sono, dice Vico, «maniera di pensare d’intieri popoli […] ne’ tempi della loro maggior barbarie», e che precedono la ragione: «la mente umana, la qual è indiffinita, essendo angustiata dalla robustezza de’ sensi, non può altrimenti celebrare la sua pressoché divina natura che con la fantasia». Lo studio del m. fra il sec. 19° e il sec. 20° è stato condotto secondo molteplici approcci disciplinari: in chiave sociologica (Durkheim, Lévy-Bruhl), in chiave antropologico-strutturalistica (Lévi-Strauss) o etnologica (Malinowski); in chiave storico-religiosa (Otto, Eliade); in chiave psicoanalitica (per Freud il linguaggio simbolico trova espressione sia nel m. sia nel sogno; Jung estende la riflessione sull’attività simbolica all’elemento metaindividuale rappresentato dagli archetipi); Cassirer riassorbe il m. all’interno della più generale connotazione dell’uomo come «produttore di simboli». Il m. è stato studiato anche in una prospettiva sociologico-politica. È stato rilevato che nel pensiero e nei movimenti politici moderni il m. ha non di rado una funzione assai importante. La prospettiva della società comunista delineata da Marx – in cui saranno aboliti lo Stato, le istituzioni politico-amministrative e il denaro – contiene evidenti elementi mitici. Il teorico del sindacalismo rivoluzionario Georges Sorel ha giustificato il ricorso al m., in quanto esso dà «un aspetto di piena realtà alle speranze di prossima azione», e quindi è assai utile per costruire una società nuova.

Vedi anche
leggenda In origine, breve narrazione relativa alla vita di un santo, della quale, a scopo edificativo o esemplare, si dava lettura il giorno della festa del santo. Più tardi, in base alla caratteristica saliente delle leggenda di contenere elementi fantastici e miracolosi, il significato del termine si allarga ... simbolo Qualsiasi cosa (segno, gesto, oggetto, animale, persona), la cui percezione susciti un’idea diversa dal suo immediato aspetto sensibile. L’originaria funzione pratica, prevalente ma non esclusiva, è sostituita dalla funzione rappresentativa e simbolo si identifica con segno. antropologia Prendendo ... psicanalisi Disciplina, fondata da S. Freud, che ha per oggetto lo studio e il trattamento terapeutico di disturbi di tipo psicologico nel quadro di una teoria dinamica della psiche il cui concetto centrale è quello di inconscio. 1. Principi fondamentali La teoria psicologica elaborata da S. Freud tra la fine ... tempo Intuizione e rappresentazione della modalità con cui i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro (per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi), vista o come fattore che trascina l’evoluzione delle cose (lo scorrere del tempo) o come scansione ciclica e periodica, ...
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Vocabolario
mito
mito s. m. [dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. – 1. Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati...
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teogonico teogònico agg. [der. di teogonia] (pl. m. -ci). – Che riguarda la teogonia: un mito t.; i poemi t. greci, indiani.
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