Mixofobia

NEOLOGISMI (2018)

mixofobia


s. f. La paura, il rifiuto dell’amalgama, della mescolanza tra culture, modi di pensare e di essere diversi.

• Risponde Zygmunt [Bauman]: «La globalizzazione delle città ha due aspetti. Quello negativo è che sono spesso abitate dalla paura. Pensiamo alla paura degli immigrati, che vengono presentati come un fenomeno nuovo anche se nuovo non è. Il lato positivo è che le città globali sono dei grandi laboratori dove si sperimentano nuovi stili di vita. Da qui due atteggiamenti: la mixofobia, la paura di mescolarsi con la diversità, e la mixofilia, che è la capacità di godere delle differenze. Gli architetti dovrebbero promuovere progetti in grado di alimentare la mixofilia». (Paola Natalicchio, Unità, 4 dicembre 2008, p. 41, Culture) • Gli stranieri fanno paura. Ho chiamato questa paura tipica delle città contemporanee mixofobia, la fobia di mescolarsi con altre persone, perché là dove ci mescoliamo ad altre persone in un ambiente poco familiare tutto può succedere. (Zygmunt Bauman, Repubblica, 16 novembre 2009, p. 37, Cultura) • La paura di passeggiare sul lungomare, la stessa che ci prendeva quando i Capriati imperversavano per Bari Vecchia quindici anni fa, determina una serie di benefici per un sistema culturale fondato sulla considerazione dell’altro come intruso, dannoso e inferiore. Siamo di fronte a ciò che si definisce mixofobia: paura del mix sociale e culturale. Guarda caso, si sta diffondendo una mixofobia che contrappone nugoli di miserabili male scolarizzati ‒ giovanotti cresciuti alla palestra di Amici, di X-Factor, di Corona e di Antonio Cassano ‒ ai cittadini normali che vorrebbero frequentare la città senza incocciare in un proiettile vagante e senza subire le maschilistiche osservazioni di questo o quel buffoncello. (Leo Palmisano, Repubblica, 19 settembre 2010, Bari, p. XIII).

- Adattato dall’ingl. mixophobia, a sua volta derivato dal v. tr. (to) mix ‘mescolare, mischiare, miscelare’ e dal suffisso -phobia ‘paura’.

- Già attestato nella Repubblica del 20 marzo 2005, Palermo, p. I (Marcello Benfante).

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