MNESICLE

Enciclopedia Italiana (1934)

MNESICLE (Μνηικλῆς)

Giacomo Caputo

Architetto greco, che al piano di sistemazione dell'Acropoli, voluto da Pericle, prese parte con la costruzione dei Propilei.

L'opera fu compiuta in soli cinque anni (dal 437 al 432 a. C.), e segnò la conservazione, e una variazione insieme, del tradizionale tema dell'ingresso monumentale dei palazzi e dei santuarî. Questo consisteva in genere nell'opposizione di due portici, con una comune parete di sfondo cioè aggiungeva alla porta d'accesso, praticata nel punto principale del peribolo, un portico verso l'interno e uno verso l'esterno, il che, mentre non turbava le necessità del custodire, serviva a nobilitare la porta stessa. Ma M., genialmente, diede profondità diversa ai portici, sopraelevò la parete di comunicazione su una gradinata, vi aprì cinque porte e le fece salienti nelle dimensioni, dalle laterali, più piccole, alla centrale più grande, come i due lati d'un triangolo, mise nel vestibolo posteriore verso l'interno colonne doriche, in quello anteriore colonne ioniche, che ne ingrandirono e ne ingentilirono l'ambiente; così egli diede ai Propilei la maggiore ricchezza dalla parte esterna, dove essi dovevano offrire il massimo dell'imponenza, perché si presentassero degnamente al visitatore, e maggiore sobrietà e minore spazio dalla parte interna, dove essi dovevano ridurre l'attenzione del visitatore, perché all'occhio di questi più sensibilmente predominasse la grandiosità dell'Acropoli. Aggiunse infine due avancorpi, che, essendo di modulo minore, non solo inquadravano bene l'aspetto centrale dei Propilei, ma accentuavano il carattere monumentale dell'ingresso, ed evitavano l'apparizione e la giustapposizione violenta del muro dell'Acropoli, mentre meglio avviavano e facevano confluire la folla delle processioni; così M. creò nuovi ambienti, dando all'insieme varietà e giustezza di masse e di destinazioni, e la solennità dei colonnati dorici. M. ruppe magistralmente lo schematismo dell'architettura aulica, e al compito affidatogli seppe adeguarsi con originalità e misura, che doveva poi raggiungere in sommo grado l'architetto dell'Eretteo, cioè, secondo l'opinione di taluni, egli stesso.

Bibl.: H. Brunn, Gesch. d. griech. Künstler, 2ª ed., Stoccarda 1889, II, pp. 328 e 371; W. Judeich, Topographie von Athen, Monaco 1931, p. 226 segg.; S.W. Kolbe, in Sitzungsb. d. preuss. Akad. (Phil.-hist. Klasse), Berlino 1927, pp. 325-328; P. Ducati, L'arte classica, 2ª ediz., Torino 1927, p. 304.

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