Mononucleosi

Dizionario di Medicina (2010)

mononucleosi


Aumento, nel sangue circolante, di cellule mononucleate normali (monociti e linfociti) con comparsa in circolo di elementi atipici.

Mononucleosi infettiva

La m. infettiva è una malattia acuta febbrile caratterizzata da peculiari segni ematologici (linfomonocitosi, comparsa di numerose cellule atipiche, dette anche virociti, e talora di plasmacellule), da tumefazioni linfoghiandolari, spesso angina, talora splenomegalia. Meno frequenti sono le forme con ittero, o diarrea, o dolori addominali, o con infiammazione meningea. Descritta prima da E. Pfeiffer (1889) e poi più compiutamente da W. Türk (1907), la m. infettiva è conosciuta anche sotto altre denominazioni: angina monocitica, febbre ghiandolare, linfomonocitosi adenopatica infettiva, ecc. È causata da un herpesvirus chiamato virus di Epstein-Barr dal nome dei due virologi che per primi ne evidenziarono la presenza in cellule ottenute da un linfoma di Burkitt. Solo nel 1968 l’eziologia del suddetto virus nel determinismo della m. fu evidenziata dal reperimento, nel sangue di un soggetto infetto, di anticorpi specifici. L’affezione evolve spontaneamente verso la guarigione dopo 2÷3 settimane. La diagnosi si basa, oltre che sul riscontro dei segni clinici più significativi (m., tumefazioni dei linfonodi, angina), su prove sierodiagnostiche specifiche, in grado di rilevare la presenza di anticorpi antivirus, o aspecifiche, che evidenziano la presenza di anticorpi chiamati eterofili i quali, pur comparendo anche nel siero di soggetti sani o nel corso di malattie da siero, assumono in questa affezione caratteristiche particolari. La condotta terapeutica varia a seconda della gravità delle manifestazioni cliniche.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata