MONSONI

Enciclopedia Italiana (1934)

MONSONI

Filippo Eredia

. Sono venti di direzione mutevole con le stagioni, poiché possono spirare o dal continente verso il mare o dal mare verso il continente. Si riscontrano con maggiore regolarita sulle regioni equatoriali, ma acquistano caratteri particolarmente distinti sull'Oceano Indiano settentrionale, dove assumono una importanza tale da influire profondamente sulle varie manifestazioni dell'attività marinara e, indirettamente, in moltissimi campi dell'attività economica in genere. Il nome, derivato dall'arabo mawsim "stagione", allude appunto alla loro periodicità. Questo carattere era certamente noto ai naviganti dell'Oceano Indiano sino da tempi remoti: al navigante greco Ippalo (sec. I d. C.) si attribuisce l'introduzione della pratica delle traversate fra le coste africane e quelle dell'India, regolando i viaggi di andata e di ritorno secondo il succedersi dei monsoni, che furono perciò conosciuti col nome di venti ippalici. I monsoni sono attribuiti alla diversa rapidità e intensità con cui la terraferma si riscalda e si raffredda rispetto al mare circostante. Nei mesi invernali il continente asiatico si raffredda notevolmente, ed è quindi sede di un grande movimento anticiclonico con correnti discendenti nella zona centrale e venti divergenti che hanno all'incirca la medesima direzione dalla terra verso il mare, cioè da NE. Nei mesi estivi, a causa del rapido aumento della temperatura, il continente diviene sede di bassa pressione; si manifesta quindi una circolazione ciclonica con venti che convergono da ogni parte verso il continente e con direzione prevalente di SO.

Spesso il monsone di SO. spira con velocità superiori a quelle che si hanno col monsone di NE., perché oltre al più rilevante gradiente termico, il centro di alta pressione (776) è spostato alquanto lontano dal Golfo del Bengala, mentre il centro di bassa pressione (748) si trova più prossimo al Himālaya. Il monsone di NE. più moderato comincia normalmente in ottobre e continua a predominare fino ad aprile. In ottobre i venti sono per lo più deboli, alternati da frequenti calme e spirano quasi in uguale misura tanto da NE. quanto da SO. La più rilevante frequenza del monsone di NE. si ha sulle regioni comprese tra le latitudini N. 10° e 20° e le longitudini E. da 60° a 70°. Aprile è il mese di transizione, poiché la frequenza del NE. va diminuendo e nel contempo s'inizia il SO., che assume più stabilità nel Golfo del Bengala. Nel maggio il monsone di SO. predomina, spirando generalmente con maggiore intensità śulle coste occidentali dell'India fra l'equatore e la latitudine 5° N., mentre tra l'equatore e la latitudine 5° S. spirano venti tra E. e O. passando per S. Nei mesi di giugno, luglio e agosto il monsone di SO. ha la massima frequenza. Nel settembre l'intensità di questo monsone va diminuendo e prevale invece, nella metà orientale del Mare Arabico fino alle coste dell'India, il vento di NO.

Il limite meridionale del monsone di SO. è compreso tra l'equatore e 5° di latitudine S. Allo spirare del monsone estivo (da mare) corrisponde naturalmente la stagione delle piogge, al monsone da terra la stagione secca; l'alternanza di un semestre umido e di un semestre secco è pertanto la caratteristica di tutte le regioni sottoposte al regime dei monsoni; tale alternanza regola le epoche delle semine e dei raccolti, domina in genere tutta la vita agricola e perciò la parte più importante dell'attività economica; un ritardo, nell'inizio del monsone apportatore delle piogge, può provocare la rovina dei raccolti e perciò il sopravvenire di carestie, come più volte è avvenuto nell'India.

Dalle osservazioni nefoscopiche sappiamo che i monsoni non raggiungono spesso l'altezza delle nubi intermedie; essi cioè non appartengono ai movimenti generali dell'atmosfera e vanno quindi considerati come grandiose perturbazioni la cui altezza non oltrepassa i 4000 m. Oltre questa quota predominano le grandi correnti di O. e di E. Le osservazioni aerologiche hanno maggiormente confermato siffatto andamento, inquantoché non è raro il caso che si noti sino dai primi strati una deviazione delle correnti dominanti, nel senso che ai venti di NE. subentrano venti di ENE. e successivamente di E.; mentre col monsone di SO. la deviazione si effettua verso O. ed è poi seguita dai venti di NO. e anche di NNO.

Se si considerano tutte le osservazioni raccolte negli anni decorsi, risulta, secondo Wagner, che il monsone di SO. dell'India trova origine in una perturbazione a guisa di sistema ciclonico stazionario dovuto a due masse d'aria di origine completamente diversa, una continentale, e l'altra marittima. La massa d'aria continentale è trasportata dai venti occidentali delle latitudini medie: e attraversando la Persia molto calda, è al suolo più calda dell'aria monsonica che proviene dal mare e dalle latitudini basse. Ma l'aria continentale sopra l'India si trova soltanto fino all'altezza di un chilometro poiché ad altezze superiori diviene più fredda rispetto alla corrente monsonica circostante, la quale, a causa della intensa condensazione, ha un piccolo gradiente verticale. Il sistema ciclonico si estende quindi fino a quell'altezza alla quale la corrente monsonica diventa più calda dell'aria continentale. Il limite dell'anticiclone NE. si solleva rapidamente verso l'equatore. Alla quota di 2000 m. il limite si trova a 17° N., a 3000 m. a circa 15° e ad altezze superiori ai 6000 m. si trova a 12°30′.

Venti di tipo monsonico, cioè ad alternanza stagionale, si hanno anche altrove, p. es. sulle coste nord-occidentali dell'Australia, su quelle del Golfo di Guinea, nell'America Centrale, nel Pacifico, ecc.