MONTMORENCY, Henri I, conte di Damville

Enciclopedia Italiana (1934)

MONTMORENCY, Henri I, conte di Damville

Rosario Russo

Figlio del contestabile Anne (v.) e di Maddalena di Savoia di Tenda, nacque a Chantilly nel 1534. A diciotto anni prese parte alla difesa di Metz, assediata da Carlo V; poi militò in Piemonte, sotto Ch. de Brissac. Scoppiata la guerra civile-religiosa, H. combatté contro i protestanti. Nella battaglia di Dreux sbaragliò i calvinisti, facendo prigioniero il Condé. Governatore della Linguadoca, fu spietato verso i protestanti. Nel '66 ottenne il bastone di maresciallo; nel '67 combatté a Saint-Denis, dove suo padre cadde mortalmente ferito. In odio al duca di Guisa, si ritirò crucciato nella Linguadoca, e non volle unirsi con Monluc per arginare l'avanzata di G. de Coligny che seminava la strage nel Tolosano. Incline già alla politica del Coligny, dopo il massacro della notte di S. Bartolomeo divenne sempre più diffidente nei riguardi della corte. Perciò nella campagna contro i calvinisti agì senza impeto; logorato dall'assedio di Sommières, concluse col nemico una tregua di un mese e riprese poi le armì per brevissimo tempo. Incaricato dal re di trattare coi protestanti, non seppe piegarli. Seguì il partito del duca d'Alençon, stringendo relazioni coi politici e coi protestanti. Caduto in sospetto del re dopo il complotto che costò la prigionia al maresciallo di Montmorency, fu sostituito nella carica di governatore della Linguadoca. Chiusosi in Montpellier, conchiuse una tregua di sette mesi coi protestanti (maggio '74) e due mesi dopo negoziò un'intesa tra i politici e i protestanti. Sfuggito alle insidie di Caterina, usurpando poteri sovrani convocò il 2 luglio a Montpellier gli stati; il 1° agosto l'assemblea protestante di Millau lo riconobbe come governatore e capo generale con impegno però di sottomettersi all'autorità di uno o di due principi del sangue che volessero favorire la causa comune. Damville tentò un accordo col re, ma, ascoltato con indifferenza, giurò di mai più rivedere il sovrano. Deliberata la guerra contro i protestanti, Damville fu invitato a presentarsi al re o a ritirarsi presso il duca di Savoia. Egli invece lanciò un violentissimo manifesto contro il consiglio della corona e impugnò le armi. I deputati delle chiese e dei cattolici associati conchiusero a Nîmes il gran patto di unione contro il re, che venne a trattative. Damville chiese l'accoglimento delle proposte dei protestanti e la liberazione di Cossé e del maresciallo di Montmorency. L'editto di Beaulieu fu il trionfo di Damville. Formatasi la lega del '76, cedette alle lusinghe di Caterina. Caduto in sospetto dei protestanti, fu assalito da essi e dovette ricorrere all'aiuto della corte.

Ma anche dopo la pace di Bergerac (17 settembre 1577) dovette difendere la sua regione dagli attacchi di bande ugonotte, mentre era finito anche il suo prestigio sui suoi luogotenenti. Allora dovette subire la volontà di Caterina, che lo indusse a lasciare Tolosa, perché la sua presenza indisponeva i protestanti. Quando la corte riprese la guerra contro i protestanti, Damville agì soltanto dopo che la rivolta si era diffusa in tutta la provincia.

Alla morte di Enrico III aderì al partito del re di Navarra; per congiungere le sue forze con quelle di Enrico IV, assalì Vienne, Thoissers, Fleurs e Montbrison e le espugnò (23 aprile 1595), sbarrando la strada al duca di Savoia. Sotto Enrico IV conservò il titolo di contestabile, ma non poté entrare nel consiglio e non fu più l'onnipotente governatore della Linguadoca. Morì in Agde il 1° aprile 1614.

Bibl.: J. H. Mariéjol, La Réforme et la Ligue. L'édit de Nantes, in Histoire de France di E. Lavisse, VI, i, Parigi 1904, passim.