MOROZZO DELLA ROCCA, Enrico

Enciclopedia Italiana (1934)

MOROZZO DELLA ROCCA, Enrico

Alberto Baldini

Generale nato a Torino il 20 giugno 1807, morto a Luserna il 12 agosto 1897. Fu avviato, fanciullo, alla carriera delle armi. A 16 anni cadetto, a 17 sottotenente, a 18 ammesso nello Stato maggiore. Nel 1840 addetto alla casa del principe ereditario Vittorio Emanuele duca di Savoia, fece a lato di questo la campagna del 1848, quale capo di Stato maggiore della 5ª divisione comandata dallo stesso principe. Promosso, dopo la campagna, al grado di maggiore generale, alla ripresa delle ostilità ebbe il comando della brigata Acqui, con la quale partecipò all'infausta battaglia di Novara. All'avvento al trono di Vittorio Emanuele II, fece parte del primo ministero del nuovo regno in qualità di ministro della Guerra e della Marina, carica che lasciò dopo pochi mesi (settembre 1849) per il ritiro dell'intero gabinetto, rimanendo però nell'intimità della corte, e nel 1850 fu inviato a Dresda in occasione del fidanzamento della prineipessa di Sassonia col secondogenito del re, duca di Genova. All'inizio della guerra del 1859, su indicazione del sovrano, gli fu affidata la carica di capo di Stato maggiore dell'esercito e alla fine della campagna fu insignito del collare dell'Annunziata. Nel maggio del 1860 assunse il comando del V corpo d'armata (Firenze) e con esso prese parte alla spedizione nell'Umbria e nelle Marche. Destinato a operare lungo la Val Tiberina, dopo occupata Perugia, volse verso Ancona, dove si riunì al corpo del Cialdini per coadiuvarlo nelle operazioni di assedio di quella piazzaforte. Entrato l'esercito, al comando di Vittorio Emanuele II, nel regno di Napoli, il Della Rocca fu incaricato delle operazioni per la presa di Gaeta ed ebbe ordine del re di concertarsi preventivamente a tale scopo con Garibaldi, già orientato sulla situazione. Trovatosi d'accordo con lui sul principio dell'unità di comando sul quale Garibaldi aveva insistito, chiese che le camicie rosse gli fossero sottomesse, al che Garibaldi acconsentì, purché non se ne facesse parola con i suoi, cui egli avrebbe trasmesso gli ordini del Della Rocca come se fossero di sua libera iniziativa. Nel 1861 il Della Rocca ebbe provvisoriamente il comando militare dell'Italia meridionale. Nello stesso anno fu nominato senatore del regno. Ebbe in seguito il comando del corpo d'armata di Torino, che lasciò per quello del corpo d'armata di Firenze, quando la capitale fu trasferita in questa città. Nel piano di campagna per la guerra del 1866 contro l'Austria, fu affidato al Della Rocca il comando del III corpo d'armata mobilitato, che prese parte soltanto con metà delle forze alla battaglia di Custoza - quantunque dislocato in prima linea - l'altra metà essendo rimasta inattiva attorno a Villafranca a un tiro di cannone dalle alture dove si disputavano disperatamente le sorti della giornata e dove i comandanti impegnati chiedevano insistentemente rinforzi. La critica militare più autorevole fu allora - e più ancora in seguito - giustamente severa col Della Rocca, cui si rimproverò la mancanza d'ogni iniziativa, soprattutto doverosa in un capo di grado elevato; egli avrebbe dovuto considerare che gli ordini d'immobilità impartitigli dal La Marmora il mattino, all'inizio della battaglia, erano superati dagli eventi; i quali invece imponevano d'impiegare le truppe dove la battaglia era in atto, in luogo di tenerle con le armi al piede per un'azione problematica e - verso sera - nemmeno più probabile. Dopo la campagna il Della Rocca riprese nondimeno il comando del corpo d'armata di Torino. Gli venne altresì conferita la carica di presidente del comitato per la difesa dello stato.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata