Morte di un matematico napoletano

Enciclopedia del Cinema (2004)

Morte di un matematico napoletano

Jean A. Gili

(Italia 1992, colore, 108m); regia: Mario Martone; produzione: Angelo Curti per Teatri Uniti; sceneggiatura: Mario Martone, Fabrizia Ramondino; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Jacopo Quadri; scenografia: Giancarlo Muselli; costumi: Metella Raboni; suono: Hubert Nijhuis; musica: Michele Campanella.

Maggio 1959. Nella sala d'attesa della stazione Termini di Roma, un uomo in stato di ubriachezza viene arrestato. Il presunto vagabondo è in realtà un professore di matematica dell'università di Napoli, il celebre studioso Renato Caccioppoli. L'uomo viene rilasciato e fa ritorno a casa con il primo treno del mattino. Ha inizio la sua ultima settimana di vita in una città soffocante. La sua storia è raccontata giorno per giorno, scandita dalle date sullo schermo. Renato viene presentato insieme al suo entourage: suo fratello, i suoi amici, la moglie dalla quale è separato. Attraverso gli incontri nel corso delle sue peregrinazioni per Napoli ricostruiamo il suo passato (senza l'uso di flashback né voce fuori campo), mentre gli avvenimenti della settimana in corso dimostrano l'ineluttabilità di un gesto a lungo rimandato, l'ultima azione di uomo libero: il suicidio. Nessuna ragione in particolare prevale sulle altre: il disgusto nei confronti di un ambiente universitario mediocre, l'esaurirsi del suo genio di matematico, la sfiducia nei confronti della politica alla quale egli ha attivamente partecipato militando nel partito comunista. Fino al venerdì, giorno in cui Renato si suicida con un colpo di pistola, Napoli è riservata, silenziosa, quasi deserta. Il sabato, al contrario, in occasione dei funerali, una folla di persone si accalca al cimitero di Poggioreale. Le orazioni funebri e i discorsi commemorativi descrivono, nella retorica o nell'aneddoto, lo strano personaggio che, tanto nella vita quanto con la propria morte, ha turbato l'ordine dei benpensanti, sconvolgendo il tranquillo conformismo della città. Napoli, che aveva creato quest'uomo, si richiude con sollievo su di lui.

Dopo una lunga esperienza nel teatro d'avanguardia, Mario Martone ha realizzato Morte di un matematico napoletano come naturale sviluppo dei propri interessi in campo drammaturgico. Prima di dare inizio al film, Martone ha studiato a lungo l'affascinante personalità del suo protagonista: "Per molti anni avevo sentito parlare di questo matematico. Caccioppoli era una leggenda metropolitana. Era un uomo conosciuto in tutta la città al di là delle classi sociali: frequentava indifferentemente le persone più umili e gli intellettuali più raffinati, come André Gide che, nel proprio diario, parla del suo incontro con lui quando venne a Napoli. Passava senza alcuna difficoltà dagli anfiteatri delle università ai bar popolari. [...] Insieme alla sceneggiatrice Fabrizia Ramondino abbiamo svolto una lunga inchiesta. Visto che non esisteva alcuna testimonianza scritta su Caccioppoli, abbiamo dovuto incontrare decine e decine di persone, professori universitari, compagni di partito, gente comune, persone appartenenti a tutte le classi sociali. A poco a poco abbiamo ricostruito il mosaico della sua esistenza, una vita molto complessa che si svolgeva su molteplici fronti: l'Accademia dei Lincei, l'università, la matematica, la politica ‒ in quegli anni il partito comunista era un partito molto forte e duro, con il quale non era facile avere a che fare ‒ gli amori sempre complicati e molto liberi, la discendenza anarchica... Caccioppoli era il nipote di Bakunin".

Così Martone elabora un film austero che segue gli ultimi giorni del protagonista prima del suo suicidio, atto liberatorio per un uomo la cui creatività si è estinta e che, rifugiatosi nella solitudine e nell'alcol, non ha altra alternativa se non la morte. Il regista descrive un'esistenza alla deriva, ormai priva di quelle ancore di salvezza che le assicuravano la sopravvivenza, attraverso brevi sequenze in cui accumula annotazioni apparentemente insignificanti, ma in realtà cariche delle sofferenze di una vita ormai giunta al suo termine. Con la padronanza di un cineasta che osserva luoghi familiari (una Napoli descritta in una luce crepuscolare che l'avvolge in un alone di colore caldo e impregna gli interni di una dolcezza ovattata), Martone pone il proprio film in una sorta di atemporalità. Il suo personaggio, al quale l'interpretazione di Carlo Cecchi conferisce una presenza dolorosa e distaccata, vaga per la città alla ricerca di un senso e di una ragione di vivere perduti. Come ha notato Lorenzo Codelli: "Il film non parla di uno scrittore o di un filosofo, ma di uno studioso. Le sue 'conoscenze' l'hanno portato a ritenere disperato ogni possibile futuro. E in questo suo camminare attraverso i vicoli, le piazze, le funicolari, le scalinate di Napoli, Caccioppoli sembra trovare un relativo sollievo. Egli si confonde con la sua città. Scrive le sue formule, promemoria illeggibili, sui brandelli dei manifesti rimasti incollati ai muri. In compagnia pronuncia predizioni sibilline. Si burla delle familiari utopie bakuniane come dell'assurdo di Beckett. Non crede più a nulla, ha assorbito tutto. E ha realizzato tutto. [...] Con la sua morte nasce il suo mito. Ma forse egli ne era già cosciente durante questi sette ultimi giorni". Il film ha ricevuto il Premio speciale della giuria al Festival di Venezia del 1992.

Interpreti e personaggi: Carlo Cecchi (Renato Caccioppoli), Anna Bonaiuto (Anna, moglie di Renato), Renato Carpentieri (Luigi, fratello di Renato), Licia Maglietta (Emilia, moglie di Luigi), Antonio Neiwiller (don Simplicio, assistente di Renato), Toni Servillo (Pietro, matematico amico di Renato), Alessandra D'Elia (Stella), Fulvia Carotenuto (Lina), Roberto De Francesco (Leonardo), Andrea Renzi (Leo), Lucio Amelio (marchese), Vera Lombardi (Maria Bakunin), Annalisa Foà (Adele Bakunin), Toni Bertorelli, Franco Iavarone, Antonio Iuorio, Vincenzo Salemme, Tonino Taiuti.

Bibliografia

B. Roberti, Le rovine circolari, in "Filmcritica", n. 424, aprile 1992.

T. Masoni, Morte di un matematico napoletano, in "Cineforum", n. 318, ottobre 1992.

D. Young, Morte di un matematico napoletano, in "Variety", October 5, 1992.

F. Ramondino, Qualche appunto su Caccioppoli, in "Script", n. 3, gennaio 1993.

T. Jousse, Mort d'un mathématicien napolitain, in "Cahiers du cinéma", n. 483, septembre 1994.

L. Codelli, Sept jours en mai, in "Positif", n. 404, octobre 1994.

Su carta che brucia, a cura di B. Roberti, Savignano sul Rubicone 1997.

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