MOSCOVIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MOSCOVIA

Giorgio Vernadskij

Fu dapprima uno dei più piccoli ducati russi dell'epoca feudale; cresciuto poi gradualmente riunì nel sec. XVI sotto il suo dominio la parte nord-est dei territorî russi e in tal modo costituì il nucleo da cui si andò formando prima il regno della Grande Russia e in seguito l'impero di tutte le Russie. La capitale del ducato, la città di Mosca, è nota fin dalla metà del secolo XII (v. mosca, città).

Mosca apparteneva dapprima al duca di Suzdal′, poi a quello di Vladimir. Nel 1246, morto il granduca di Vladimir, Jaroslav, secondo il testamento le singole città del suo ducato vennero distribuite tra i suoi figli. Mosca venne assegnata a Michele, di soprannome Chorobrit. Nel 1248 Michele fu ucciso nella battaglia coi Lituani, e, poiché egli non lasciava discendenza, l'appannaggio di Mosca venne unito al granducato di Vladimir. Verso il 1283 Mosca venne data in appannaggio speciale al duca Daniele, figlio minore di Alessandro Nevskij; e da allora rimase in possesso di questa famiglia sino al 1598. Alla fine del sec. XIII il ducato di Moscovia era ancora poco importante, e aveva un'unica città, Mosca. Ma poco prima di morire Daniele ricevette per lascito da suo nipote, morto senza discendenza, la città di Perejaslavl′, che egli riuscì a conservare in suo potere nonostante le opposizioni del granduca di Vladimir.

Il figlio di Daniele, Giorgio (Jurij; 1303-1325) avanzò pretese sul granducato di Vladimir, per il quale riuscì a ottenere nel 1319 un jarlyk (carta di autorizzazione) dal sovrano di allora dei duchi russi - il khān mongolo dell'Orda d'oro; però dopo tre anni il khān tolse a Giorgio questo granducato. Pure ai tempi di Giorgio si svolse il lungo conflitto fra i duchi di Moscovia e i duchi di Tver′: conflitto che dapprima parve volgere favorevolmente per i duchi di Tver′, ma che si risolse a favore di Giorgio. A questi succedette il fratello Ivan Kalita (1325-1341), che riuscì nel 1328 a ottenere dal khān nuovamente la carta (jarlyk) per il granducato di Vladimir: e da allora i duchi di Mosca non si lasciarono sfuggire dalle mani il granducato.

Il territorio del ducato sotto i regni di Giorgio c di Ivan Kalita si era ampliato per le conquiste di città vicine (Kolomna, Možajsk, Zvenigorod, Serpuchov); e al tempo di Ivan Kalita si estendeva ormai per circa 30.000 kmq. Di più, pur occupando ancora una piccola parte di tutto il territorio russo, il ducato ne era però la regione più popolata. All'affluenza della popolazione contribuiva la posizione centrale del ducato e anche il fatto di essere rimasto al riparo dalle invasioni mongole, dopo il 1237, e dalle incursioni dei duchi vicini: fatto questo che a sua volta era naturale conseguenza in parte della favorevole posizione geografica della regione moscovita, in parte dell'abile politica seguita dai duchi, i quali fin da principio avevano capito la necessità di appoggiarsi per i loro rapporti coi duchi circonvicini, sulla protezione del khān dell'Orda d'oro.

Tale politica, seguita da Giorgio e Ivan Kalita, fu proseguita anche dai loro successori, i figli di Ivan Kalita: Simeone l'Orgoglioso (1341-1353) e Ivan II (1353-1359). In compenso della lealtà dimostrata dai duchi, il khān dell'Orda d'oro affidò loro la riscossione del tributo che veniva pagato ai mongoli: fatto che accrebbe e il potere del duca di Moscovia e il suo tesoro. Ma sotto il figlio di Ivan II, Dmitrij Donskoj (1359-1389) si palesò un certo cambiamento nella politica verso l'Orda d'oro. Ciò si spiega tanto con il crescere della potenza dei duchi, quanto con l'indebolimento dell'Orda per i disordini interni. Si giunse così presto a un vero conflitto militare fra il duca di Moscovia e l'Orda; il duca riuscì a riportare una grande vittoria sui Tatari sul campo di Kulikov (1380), ma nel 1382 il khān Tochtamyš prese e saccheggiò la città di Mosca, e pertanto il duca fu costretto a riconoscere la sovranità dell'Orda. Ciò nonostante Dmitrij Donskoj si sentiva molto più dei suoi predecessori indipendente verso l'Orda: prima di morire (1389) egli, senza chiedere l'autorizzazione al khān, nominò suo figlio maggiore Vasilij anche granduca di Vladimir (e da allora il titolo granducale, derivato appunto da Vladimir, fu adottato prevalendo su quello ducale, proprio della Moscovia). In tal modo avvenne la definitiva fusione fra l'appannaggio moscovita vero e proprio e il granducato di Vladimir. Questo avvenimento ha avuto un'importanza enorme nello sviluppo della potenza dei duchi di Moscovia: il ducato moscovita acquistò per esso una posizione dominante nella Russia di nord-est. Intanto nel 1375 l'avversario principale dei duchi moscoviti, il granduca di Tver′, con un trattato speciale si era riconosciuto "fratello minore" del duca di Moscovia; nel 1380 un identico trattato era stato concluso anche dal granduca di Rjazan′. Ma, mentre tutti questi fatti davano ai duchi di Moscovia una forza nuova, mentre l'Orda d'oro s'indeboliva, e diminuiva così la pressione sul ducato dal sud, da occidente si profilava un nuovo pericolo, a opera dei granduchi di Lituania, i quali proprio nella seconda metà del sec. XIV, avevano cominciato ad agire nella metà occidentale della Russia, anelando a riunire sotto il loro potere anche i territorî della Russia orientale. Nel 1368 il granduca lituano Algirdas fece un'incursione su Mosca, senza riuscire a prenderla; e da allora ebbe inizio la lunga lotta fra la Lituania e la Moscovia. I granduchi di Lituania cercarono di trarre vantaggio da tutte le possibilità che si offrivano loro per vincere la Moscovia: cercarono alleati tanto nei khān tatari quanto nei duchi e nelle città russi, non ancora o non completamente sottomessi a Mosca (Novgorod, Tver′, Riazan′).

Inoltre, a mano a mano che cresceva e si allargava al di fuori, il ducato di Moscovia, era minacciato all'interno dal pericolo di smembramento per le discordie familiari fra i membri della casa ducale. Ognuno dei discendenti di Daniele avanzava diritti su una parte dell'eredità; e ogni duca moscovita, prima di morire, assegnava una parte del suo patrimonio moscovita a tutti i suoi figli. Così Ivan Kalita, con testamento del 1328 assegnò al suo figlio primogenito, Simeone, 26 città e villaggi, a Ivan 23 città e villaggi, ad Andrea 21 città e villaggi, e alla moglie e alle figlie 26 villaggi. La capitale, Mosca, era lasciata in possesso comune a tutti e tre i suoi figli. Lo stesso procedimento si ripeté per i figli di Ivan II e di Dmitrij Donskoj. Ma quest'ultima volta, la parte assegnata al primogenito, Vasilij, era molto più grande della parte di ognuno degli altri figli; e siccome Vasilij aveva avuto anche il granducato di Vladimir, fu con ciò assicurata definitivamente la sua preponderanza sui fratelli. Vasilij I (1389-1425), riuscì ad allargare considerevolmente il territorio dello stato moscovita con l'annessione di Nižnij-Novgorod, che aveva una grande importanza per la sua situazione geografica presso la confluenza dei fiumi Volga e Oka, e che apriva in certo modo al duca una finestra verso l'Oriente. Ma durante il regno di Vasilij II (1425-1426) le discordie interiori per poco non distrussero questo stato creato con tanti sforzi. Approfittando della minore età di Vasilil II (il quale quando moriva suo padre, Vasilij I, aveva appena 10 anni), suo zio, Giorgio (fratello di Vasilij I), tentò d'impossessarsi del granducato. Il dissidio continuò anche dopo la morte di Giorgio, poiché i suoi figli pure non andarono d'accordo con Vasilij II. Alla fine Vasilij II riuscì a dare, al suo primogenito, Ivan, una preponderanza sugli altri fratelli, e gli lasciò in eredità la metà del territorio dello stato. Ivan III (1462-1505) condusse a termine l'unificazione della Grande Russia: e da allora la storia del ducato di Moscovia si confonde con quella della Russia. Sotto il suo regno furono annessi al ducato moscovita: il ducato di Jaroslav (1462), Novgorod (1471-78) e Tver′ (1484). Pskov e Rjazan′, formalmente annessi più tardi, in realtà già sotto Ivan III caddero in potere del duca di Moscovia, il cui stato raggiunse un'estensione di circa 750.000 kmq. E poiché solo al suo primogenito, Vasilij III, Ivan concesse le prerogative del potere statale (il diritto di entrare in relazione con regnanti esteri, di coniare moneta, ecc.), fu proprio da quel tempo che il ducato moscovita andò trasformandosi in un regno della Grande Russia. Il duca moscovita cominciò da allora a porsi nuovi problemi: l'unificazione non solo dei territorî della Grande Russia, ma della Russia in generale. Con ciò fu resa inevitabile la lotta fra Mosca e lo stato lituano, nel cui complesso entrava gran parte di quei territori russi, sinora inaccessibili al duca di Moscovia. In questa stessa epoca - seconda metà del secolo XV - il ducato di Moscovia si era liberato dalla sua dipendenza dall'Orda mongolo tatara. L'Orda si era sciolta e da essa si erano staccati prima di tutti il khanato della Crimea e poi quello di Kazan′. Una parte dell'Orda entrò al servizio del granduca di Moscovia (i Tatari di Kasimov).

Al principio del regno di Ivan III la dissoluzione dell'Orda era già un fatto compiuto. Nel 1480 il khān dell'Orda d'oro fece un ultimo tentativo per costringere il suo antico vassallo - il duca di Moscovia - a riconoscere di nuovo la sovranità dell'Orda. La spedizione fatta da lui ebbe un esito sfortunato e la liberazione di Moscovia dal potere mongolo divenne un fatto evidente.

Nei due secoli trascorsi dall'inizio del regno di Daniele a Mosca a Ivan III, il potere dei duchi aveva subito cambiamenti notevoli. Due elementi si erano fusi insieme fin dall'inizio in questo potere: da una parte stava il carattere patrimoniale del potere ducale (le prerogative politiche del duca a questo riguardo derivavano in modo speciale dai suoi diritti di proprietario di terre); dall'altra parte l'idea dell'autorità suprema politica del duca, consacrata dalla Chiesa, e indipendente dai suoi diritti di privato proprietario di terre. I rapporti fra questi due elementi, mutarono gradatamente. Sul principio (sotto Daniele) predominava l'elemento patrimoniale: alla fine (sotto Ivan III) quello statale. In tale svolgimento importanza essenziale ha avuto l'acquisto fatto dai duchi moscoviti dei diritti sul granducato di Vladimir; e molto importante fu pure il formarsi di una coscienza nazionale presso il popolo russo. Il potere politico e l'ufficio di capo della nazione del granduca venivano consacrati dall'autorità della Chiesa, il cui metropolita aveva parte predominante nell'ascesa al trono di ogni nuovo granduca. Cominciando dal metropolita Pietro (morto nel 1326) Mosca era infatti diventata residenza dei metropoliti: e da allora il potere del granduca venne sostenuto interamente dall'autorità della Chiesa. Ciò fu di grande importanza per i duchi sia nei rapporti con i più stretti parenti della linea di Daniele, sia nei rapporti con gli altri principi russi.

Nei limiti del ducato di Moscovia vero e proprio il potere del granduca era limitato dal consiglio dei boiari (la duma dei boiari). In certe città russe e ducati di quest'epoca (p. es., a Novgorod) una grande parte nella politica aveva anche l'assemblea del popolo (veče), un'istituzione diffusa in tutta la Russia nell'epoca premongola. A Mosca nella metà del see. XIV venne fatto un tentativo di affermare il potere del veče per controbilanciare quello della duma dei boiari: ma questo tentativo di una rivoluzione democratica ebbe un esito sfortunato (1356-1357). Il "tysjackij" (comandante della milizia urbana) che aveva agito contro i boiari a favore dell'assemblea del popolo fu ucciso. Passati 17 anni, attorno alla persona del tysiackij cominciò a raggrupparsi di nuovo l'opposizione popolare. Questa volta il tysiackij venne giustiziato (1374) e fu abolita la carica di tysiaskij, pericolosa per il potere del duca e dei boiari, poiché il tysiackij, benché fosse nominato dal duca, per il fatto di essere sostenuto dagli elementi democratici della popolazione urbana, poteva facilmente diventare rivale del potere ducale. Era cioè una carica che contraddiceva al generale sistema amministrativo del ducato di Moscovia, ch'era un sistema di governo patrimoniale. Governo amministrazione e giustizia erano in mano dei funzionarî comandati dal duca, che portavano varî nomi: tiun, kaznačej, djak. Quando una nuova città o ducato venivano uniti al ducato di Moscovia vi si mandava un governatore. Con l'ampliamento del territorio del ducato moscovita si fece avvertire la necessità di un sistema amministrativo più complesso, e vennero così creati degli uffici permanenti, le cosiddette "vie" (put′): konjušij put′, stolničij, čašničij, lovčij e altri. Gli agenti dell'amministrazione ducale o avevano il diritto di prelevare a loro vantaggio dei tributi dalla popolazione (il sistema di kormlenie - approvvigionamento); o ricevevano terre in compenso del loro servizio (o a condizione del prestamento del servizio). Da questo sistema andò svolgendosi il cosiddetto sistema dei pomestie (feudo), che raggiunse il suo pieno sviluppo nei secoli XV-XVI. Tra i singoli rami dell'amministrazione il più essenziale era forse quello delle finanze, cioè l'organizzazione del prelevamento del tributo, che veniva pagato ai Tatari e che rendeva necessarî dei periodici catasti statali (libri degli scrivani piscovyja knigi). Oltre alle imposte dirette (tributi) i Mongoli avevano introdotto ancora la tamga, cioè l'imposta commerciale sul transito.

La popolazione del ducato di Moscovia si divideva in varie classi le quali giuridicamente non erano rigidamente divise fra di loro. La classe superiore era costituita dai boiari, che occupavano le cariche più alte nell'esercito e nell'amministrazione. La classe inferiore - i servitori o dvorjane - era costituita da individui al servizio del duca di Moscovia senza il diritto di passare al servizio di un altro duca, come avevano invece i boiari. Un'altra classe ancora formavano i negozianti e i rimanenti cittadini (posadskie ljudi). Al pari della popolazione rurale i cittadini erano gravati da imposte. Una parte dei contadini era fissata sulle terre statali un'altra sulle terre dei boiari o dei monasteri, ma tutti godevano libertà personale. Vi era però ancora una classe, quella dei cholopy (servi) che apparteneva in gran parte ai boiari. Il numero della popolazione nel regno moscovita non si può determinarlo con esattezza. Sotto Ivan Kalita in tutto il regno moscovita vi erano probabilmente non più o poco più di 200.000 abitanti. Sotto Ivan III la popolazione del regno non superava probabilmente i 3.000.000. La maggior parte della popolazione si occupava di agricoltura, la cui tecnica era molto primitiva. Il commercio andava gradatamente acquistando pure una grande importanza; e con lo sviluppo delle città, soprattutto di Mosca, s'accrebbe la classe degli artigiani urbani.

Nello sviluppo culturale, la parte preminente spettò alla chiesa. Le cattedre arcivescovili e i monasteri erano allora centri di cultura: vi erano annesse biblioteche e scuole. Fra i monasteri fondati in quei tempi dentro i limiti del regno moscovita aveva un'importanza speciale il monastero di Troickij, fondato da S. Sergio nella metà del secolo XIV. In questo periodo una grande perfezione fu raggiunta dalla pittura delle icone. Alla fine del sec. XIV e al principio del XV ebbe il suo svolgimento l'opera artistica di Andrea Rublev, il più grande pittore di icone russo. La cultura nel regno moscovita, come in altri territori di quei tempi, era influenzata in modo particolare da Bisanzio: nei secoli XIV e XV continuò l'affluire in Russia e in particolare in Mosca, delle opere della letteratura bizantina, tanto negli originali, quanto nelle traduzioni in lingue sud-slave. Ma già nella seconda metà del sec. XV, sotto Ivan III, si fa avvertire fortemente l'influenza della cultura italiana.

Bibl.: A. E. Presnjakov, Obrazovanie Velikorusskago Gosudarstva, 1918; M. K. Liubavskij, Obrazovanie osnovnoj gosudarstvennoj territorii velikorusskoj narodnosti, 1929.