MOSSUL

Enciclopedia Italiana (1934)

MOSSUL (arabo al-Mawṣil; A. T., 92)

Giuseppe CARACI
Ernst KUHNEL
Giorgio LEVI DELLA VIDA
Giuseppe CARACI

È il centro abitato di gran lunga più importante dell'omonimo vilāyet (v. appresso) e rappresenta il punto di convergenza dei prodotti di questo, come quello che comanda le comunicazioni tra la Siria, il Kurdistān, la Mesopotamia centrale e il Golfo Persico. Sorge sulle rive del Tigri, che qui raccoglie un certo numero di affluenti, è situato a 275 m. sul mare e copre una superficie di 3 kmq., della quale tuttavia solo una parte è coperta da edifici, ed è circondata da mura (cimiteri), ormai quasi del tutto in rovina. Le costruzioni d'interesse artistico (v. appresso) sono concentrate nella parte orientale, che si continua in un ampio sobborgo, e poi in una zona scoperta, coltivata. Strette e mal tenute le vie, poche e povere le botteghe; caratteristiche le decorazioni in gesso, che non mancano alle abitazioni più notevoli. Il clima è di tipo continentale, ma sano; le condizioni igieniche discrete (approvvigionamento idrico dal Tigri). Mossul fu nota nel Medioevo per i suoi tessuti (mussole), che trovavano largo smercio sui mercati europei, ma questa industria è ormai ridotta a poca cosa. Molto diminuito è anche il commercio di transito (noci di galla, pelli, cera, cotone e gomma), a beneficio di Baghdād. Un fiero colpo ha sofferto Mossul per la mancata continuazione della ferrovia di Qal‛at Shirqāt (ormai in demolizione), la quale avrebbe dovuto congiungerla direttamente a Baghdād e al Golfo Persico, mentre ha potuto profittare relativamente poco dell'apertura dei pozzi petroliferi del suo vilāvet, legati anch'essi a Baghdād dalla nuova ferrovia di Khāniqīn. Comunque, con i suoi 60-70 mila ab. (altre stime 100 mila), dei quali la maggior parte Turchi e Curdi (1/10 cristiani nestoriani e giacobiti), rimane il centro più importante del ‛Irāq dopo la capitale.

Monumenti. - La città possiede una trentina di chiese e di oratorî cristiani, alcuni trasformati in luoghi di culto islamico; molti vi furono costruiti solo negli ultimi secoli. Mossul aveva tre "moschee del venerdì"; della più antica, la moschea Omayyade, quasi completamente scomparsa, sono abbastanza conservati il minareto e la biblioteca, trasformata ora nel santuario Shaikh ash-Shaṭṭ, edificio a cupola su tamburo ottagono del sec. XII. Più importanti sono gli avanzi della moschea di Nūr ad-dīn (Giāmi' al-Kabīr o an-Nūrī) nel centro della città. Al primo periodo costruttivo appartiene il "miḥrāb" (datato 1148) con ricca decorazione di arabeschi e iscrizioni, la parete meridionale con pilastri ottagoni che fanno supporre una grande sala di preghiera a vòlta. Al secondo periodo costruttivo (c. 1170) appartengono numerose colonne a fascio e il grande minareto con ricche decorazioni in mattoni, in 7 fasce orizzontali; un secondo "miḥrāb" posto nel cortile risale alla metà del sec. XIII, altre parti appartengono a epoca più tarda. La terza delle tre moschee principali, quella di Mugiāhid, posta sulla sponda del Tigri fu sostituita da un edificio assolutamente nuovo, il santuario Khiḍr Iliyās. Mossul fu luogo di pellegrinaggio tanto per i cristiani quanto per i musulmani, per i sepolcri di due santi uomini: il Nabī Yūnis, mausoleo del profeta Giona, sul sito di un convento cristiano, del quale rimangono alcune vestigia, probabilmente ricostruito nel sec. X e poi ampliato e rimaneggiato, e il Nabī Girgīs, sepolcro del patrono di Mossul, S. Giorgio, da tutti venerato. Anche questo santuario ha parti antiche, che rivelano la pianta di una chiesa. L'ambiente a cupola, posto innanzi al sepolcro stesso, è orientato verso la Mecca, in contrasto con una adiacente sala a pilastri. L'odierno fabbricato può risalire alla metà circa del sec. XII, ma ha aggiunte più tarde. Sono da ricordare inoltre i mausolei dell'Imām Yāḥyā (1240) con ricca decorazione a mattoni e zoccolo in alabastro arabescato; dell'Imām ‛Awn ed-dīn, una costruzione cubica simile con coronamento a piramide, e quello di Pangiah ‛Alī. Tra gli edifici profani notevole l'avanzo di un palazzo già residenza dei sultani detto Qara Sarāi ("castello nero"), con fastosa decorazione in stucco a motivi calligrafici, ornamentali o figurati in modo originale (c. 1233).

Mossul ha avuto nel Medioevo fama mondiale, come si è già accennato, per i suoi finissimi prodotti tessili e più tardi come importante centro della lavorazione di oggetti di bronzo incrostati d'oro e d'argento. Nei secoli XII e XIII la scuola di Mossul primeggiava in codesta tecnica producendo oggetti di eccezionale ricchezza con decorazione a motivi calligrafici, ornamentali e figurati, alcuni anche con rappresentazioni cristiane: brocche, vasi, coppe, candelabri, scrigni, oggetti per scrivere, tavolette, ecc. Gran numero degli esemplari conservati portano data, luogo di provenienza e nome dell'artigiano; e alcuni rivelano nomi di maestri da Mossul, stabiliti a Baghdād, a Damasco, ad Aleppo, al Cairo e in altri luoghi. Anche in Persia e nell'Asia Minore furono prodotti "bronzi di Mossul", la cui ultima eco si ritrova nei lavori all'azzimina" o "alla damaschina" di Venezia. Finalmente Mossul nei secoli XII e XIII divenne importante centro di fabbricazioni di stoviglie non invetriate, decorate con rilievi a stampo e motivi rapportati; ne provenivano specialmente le grandi brocche da acqua (heb), in uso in tutta la Mesopotamia.

Storia. - La città fu fondata dagli Arabi, probabilmente intorno a una preesistente fortezza sasanidica, nell'età delle prime conquiste (metà del sec. VII d. C.), col carattere di accampamento militare (miṣr) che è peculiare dei più antichi stanziamenti dei nomadi del deserto nelle provincie da loro occupate (v. cairo; al-kūfah). Sotto i primi califfi, sotto gli Omayyadi e sotto i primi ‛Abbāsidi, Mossul fu capitale della provincia di al-Giazīrah (Mesopotamia in senso stretto), e la sua importanza fu accresciuta dal fatto che essa domina la via di accesso alle regioni iraniche settentrionali. Col progressivo indebolirsi del potere centrale e con la susseguente spinta delle tribù nomadi al di là del confine del deserto siroarabico (v. arabi: Storia), Mossul verso la fine del sec. IX cadde in potere della dinastia dei Ḥamdān, il ramo principale della quale dominava su Aleppo (v.). A questi successe il dominio degli ‛Uqailidi, altra dinastia sorta da una tribù nomade; in seguito al prevalere di questi elementi beduini nel territorio di Mossul la regione assunse il nome di Diyār Rabī‛ah (dimora dei R., uno dei grandi gruppi tribali arabo), parallelo a quello di Diyarbekir (v.). Contemporaneamente si faceva sentire dalla parte di occidente la pressione di altri nomadi, questi peraltro di stirpe iranica, i Curdi, che fino ai nostri giorni hanno costituito un elemento perturbatore della tranquillità della regione di Mossul.

Con l'ascesa al potere, entro l'impero dei califfi, dei capi delle milizie turche, anche Mossul divenne feudo di uno di questi, l'atābeg ‛Imād ad-dīn Zengī, luogotenente dei Selgiūqidi; egli estese il suo dominio anche sulla Siria settentrionale, combatté i crociati, e sotto di lui (1127-1147) Mossul ebbe un periodo di grande floridezza, di cui sono testimonio gli avanzi dei suoi edifici monumentali e la fama mondiale di alcuni suoi prodotti industriali (mussola); più tardi cadde anch'essa, come il resto della Mesopotamia, in potere di Saladino, il quale tuttavia vi lasciò l'antica dinastia in posizione di vassallaggio. Scampata alla prima invasione tatara, Mossul fu più tardi saccheggiata nel 1262; in seguito entrò a far parte del dominio degli Īlkhān tatari, quindi dei Turcomanni, finalmente, al principio del sec. XVI, dei ‛afawidi di Persia. Nel 1638 cadde in potere degli Ottomani, ai quali rimase fino al 1918.

Il vilāyet di Mossul. - Uno dei tre vilāyet, il più piccolo come estensione superficiale (91.056 kmq.), formanti lo stato del ‛Irāq. Il territorio delimitato verso SO. all'ingrosso dal corso medio dell'Eufrate, è diviso dal Tigri in due zone assai diverse per i loro caratteri geografici: a O. la piatta regione della al-Giazīrah (Mesopotamia), sulla sinistra del gran fiume, accidentata verso il confine con la Siria dalla massa, relativamente alta (in qualche punto oltre 1000 m.), del Gebel Singiār, più a S. dal lungo allineamento dei rilievi gessoso-arenacei del Gebel Hamrīn, attraverso il quale il Tigri si apre la strada spumeggiando fra le rapide di al-Fātiḥah (la Porta) e a E. il baluardo dello Zagros, risultante da una serie (una diecina) di pieghe parallele, orientate da NO. a SE. (le più interne, verso la pianura) le quali sono costituite da formazioni nummulitiche, gessi, marne, arenarie mioceniche, e determinano una striscia arida (acque cariche di sali) fra il piano inclinato con cui il rilievo finisce al Tigri e la zona di culminazione, lungo il confine persiano, dove si toccano e si oltrepassano qua e là i 3000 m. Quest'ultima racchiude nelle numerose valli che ne solcano il pendio occidentale zone boscose umide e fondi alluvionali che si prestano all'insiediamento agricolo (Grande Zāb, Piccolo Zāb), mentre la fascia meno elevata si è (di recente) rivelata ricca di depositi petroliferi, come più a S., al limite della bassa Mesopotamia. Per contro, più si procede verso O., e più ci si addentra nella tipica steppa senz'alberi, rimasta da tempo immemorabile dominio della pastorizia nomade (Arabi), in contrasto, però, con la pastorizia propria delle popolazioni montane orientali (Curdi), evolventi verso forme sedentarie. La varietȧ dell'ambiente trova riscontro in questa diversità di tipi economici (nella pianura pedemontana alle popolazioni agricole si alternano i grossi nuclei urbani che regolano il commercio delle grandi vie fra l'Anatolia e il Golfo Persico) e nella mescolanza etnico-religiosa che ne consegue. Dei 799.090 ab. (1924) di cui consta il vilāyet (per metà concentrati nel liwā' di Mossul, per oltre un quarto in quello di Sulaimāniyyeh, per poco meno di un quarto nel liwā' di Irbil, e pel resto in quello di Kerkūk), oltre il 61% sono Curdi, il 20% Arabi, il 7-6% Cristiani e pel resto Ebrei e Turcomanni. I prodotti principali sono i cereali (grano, orzo), il tabacco, il cotone, gli ortaggi e i legumi, il vino e la frutta. L'allevamento è volto al bestiame minuto (ovini, caprini), ma nelle regioni occidentali prevalgono bovini (500 mila capi), cavalli (260 mila) e cammelli (100 mila). Oltre il petrolio, la cui presenza è stata rilevata a N. fino nelle colline prossime a Mossul, e che fino dal 1927 si estrae a Bada Gurgur presso Kerkūk (10-15 mila tonn. al giorno), si hanno nel vilāyet miniere di zolfo, carbone e asfalto. L'industria tradizionale della tessitura è in continuo regresso, e conserva qualche importanza solo per l'approvvigionamento delle regioni finitime.

Bibl.: E. Herzfeld, Mosul, in F. Sarre, ed E. Herzfeld, Archäol. Reise im Euphrat- und Tigrisgebiet, II, Berlino 1920; H. C. Luke, Mosul and its minorities, Londra 1925; E. A. Powell, The Struggle for Power in Moslem Asia, Londra 1925; H. I. Lloyd, The Geography of the Mosul boundary, in Geogr. Journ., LXVIII (1926), pp. 104, 617; H. U. Hoepli, England im Nahen Osten. Das Königreich Irak und die Mossulfrage, Erlangen 1931.