MULTINAZIONALI

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

MULTINAZIONALI

Alberto Campolongo

Nell'uso comune si chiamano "multinazionali " (MN per brevità) le imprese di grandi dimensioni (fatturato annuo, centinaia di milioni di dollari) che operano in parecchi paesi, importandone materie greggie, esportandovi i prodotti e fabbricandoli in stabilimenti e filiali locali; tale definizione lata comprenderebbe molte migliaia di imprese. In modo più rigoroso si definiscono MN i grandi gruppi (fatturato miliardi di dollari) che non soltanto dispongono di impianti produttivi e sedi o imprese consociate in parecchi paesi diversi, ma che svolgono in quei diversi paesi una gestione integrata delle loro risorse umane, tecniche e finanziarie, fino ai più elevati livelli decisionali; secondo questa definizione più ristretta, rientrano fra le MN circa 250 imprese nel mondo a economia di mercato, di cui circa 200 statunitensi e le altre europee, giapponesi, ecc.

Lo sviluppo delle MN risponde alla tendenza intrinseca della produzione del mondo modermo, specie nei settori a tecnologia progredita, a superare i limiti dei mercati nazionali. L'espansione dell'impresa, oltre un certo limite, richiede di creare stabilimenti o filiali in paesi esteri, o di stabilire accordi di fusione o altri con imprese colà operanti nello stesso ramo o in rami connessi. Il gruppo MN lascia generalmente larga autonomia alle direzioni delle imprese affiliate, ma nel rispetto degl'interessi essenziali del gruppo; per tal motivo, è raro il caso di MN governate con criteri propriamente "mondiali", mentre di regola il gruppo MN conserva l'impronta della sua origine nazionale, nella struttura giuridica, nello stile di lavoro, nella lingua adottata, nella cittadinanza degli Amministratori. Nella CEE è stato formulato il progetto di una "società europea", con struttura giuridica svincolata dalle legislazioni nazionali e soggetta soltanto alle norme del mercato comune; ma non è stato ancora applicato.

Nel primo venticinquennio del dopoguerra, le MN si sono sviluppate rapidamente: la loro produzione globale corrisponde a circa un quinto del prodotto nazionale dei paesi a economia di mercato, e il loro commercio estero a una frazione ancor maggiore del commercio mondiale. È però assai malsicuro estrapolare queste tendenze all'avvenire.

L'espansione delle MN ha avuto una parte importante nel promuovere e diffondere il progresso economico e sociale nel mondo intero: innovazione e progresso tecnico, investimenti, organizzazione d'impresa, commercio internazionale, occupazione e tenor di vita. Essa ha suscitato d'altra parte grossi problemi: compatibilità con le politiche economiche dei governi nazionali, pressioni di oligopolio, dominio dei mercati e regole di concorrenza, assorbimento di mezzi per il finanziamento degl'investimenti, movimenti di tesoreria e crisi monetarie internazionali, distribuzione dei profitti e oneri fiscali, pubblicità di programmi e bilanci, relazioni con i sindacati sia del paese di origine che di quello di destinazione.

Tali problemi sono qualitativamente diversi nei rapporti fra Stati Uniti ed Europa e nei rapporti fra paesi industrializzati e Terzo Mondo. Nel primo caso si tratta di relazioni bilaterali e di armonizzazione di norme e di politiche economiche nell'obiettivo della cooperazione internazionale, affrontate mediante un complesso di azioni nella sede delle organizzazioni internazionali, in particolare ad opera della CEE; nel secondo, le reazioni di ostilità politica ("neocolonialismo"), anche in contrasto con obiettivi di sviluppo economico a lungo termine, oppongono seri impedimenti al progresso delle relazioni internazionali.

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