Paik, Nam June

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Musicista e videoartista coreano (Seul 1932 - Miami 2006). Formatosi nell'ambiente d'avanguardia del Gruppo Fluxus, P. è diventato uno dei principali esponenti della video art. Spirito creativo, ha proseguito il proprio lavoro ricercando sempre nuovi mezzi espressivi (videotape, videosintetizzatori a colori, ecc.) per le sue complesse ambientazioni che combinano performances di musica elettronica a videoinstallazioni o a meccanismi cibernetici. Ha presentato le sue opere in importanti mostre personali, quali La fée electronique (1989, Parigi, Musée d'art moderne de la Ville) e Nam June Paik (1992, Roma, palazzo delle Esposizioni), e in significative rassegne internazionali (Documenta di Kassel, 1977; Biennale di Venezia, 1993, dove ha ottenuto con H. Haacke il Leone d'oro per il miglior padiglione; Skulpture. Projecte, 1997, Münster).

Vita e opere

Dal 1964 visse e lavorò negli Stati Uniti. Iniziò gli studi musicali nella Rep. di Corea, compiendoli, insieme a quelli di storia dell'arte e filosofia, a Tokyo con una tesi su A. Schönberg (1956); approfondì poi il suo interesse per la musica d'avanguardia in Germania (1956-63). In questo periodo, oltre alla collaborazione con K. Stockhausen, di grande importanza per l'evolvere della sua ricerca fu la conoscenza di J. Cage e del fondatore di Fluxus, G. Maciunas, che portò alla sua partecipazione a concerti e performances del movimento, con azioni musicali d'effetto spettacolare e provocatorio; contemporaneamente, P. avviò i suoi primi esperimenti con il video come nuovo mezzo espressivo sonoro e visuale (Exposition of music-electronic television, 1963, Wuppertal, Galerie Parnass: installazione di 13 apparecchi televisivi con emissione di immagini distorte). Trasferitosi nel 1964 a New York, continuò la sua ricerca mettendo a punto strumenti tecnologici innovativi (Paik/Abe videosynthesizer, progettato nel 1969 con l'ingegnere giapponese S. Abe, che permette di manipolare e trasformare colori e forme), elaborando video e installazioni sempre più complesse, coinvolgendo nelle sue opere artisti e musicisti, da J. Cage a J. Beuys, da R. Rauschenberg ad A. Kaprow, dai protagonisti del Living Theatre alla violoncellista C. Moorman (1933-1991), per la quale P. scrisse musiche e progettò video-oggetti e sculture musicali (TV bra for living sculpture, 1969; TVcello, 1971, ecc.). Presentate nelle più importanti rassegne internazionali, le sue opere rimangono fondamentali nel campo della ricerca dell'immagine in movimento. Tra i suoi videotapes: Global groove (1973); A tribute to John Cage (1973); Blue studio: five fragments (1975-76) e Merce and Marcel (1978, elaborato con sua moglie, l'artista giapponese S. Kubota), tributo al danzatore M. Cunningham; Guadalcanal requiem (1979, con C. Moorman); Good morning, Mr. Orwell (1984); tra le video installazioni e le video sculture: TVclock (1963, 1989); TV chair (1968); TV garden (1974, 1982); Video Buddha (1976, 1981); Passage (1986); The more the better (1988); Megatron (1995); il suo interesse per una tecnologia umanizzata trovò espressione anche nella Family of robot (1986). Negli anni Novanta P. produsse anche opere che utilizzavano la tecnologia laser, come Pyramid II (1997) o Modulation in Sync (Sweet and sublime, Jacob's ladder), imponente installazione ideata per The worlds of Nam June Paik, l'importante retrospettiva organizzata dal S. R. Guggenheim Museum di New York (2000) e presentata poi al Guggenheim di Bilbao (2001). Tra le rassegne dei suoi video: quella tenuta alla 9e Biennale de l'image en mouvement (Saint-Gervais, Ginevra, 2001); Il giocoliere elettronico. Nam June Paik e l'invenzione della videoarte (Torino, Palazzo Cavour, 2002); Nam June Paik - Global groove 2004 (Berlino, Deutsche Guggenheim, 2004).

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