NAMIBIA

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Namibia

Alberta Migliaccio
Emma Ansovini
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(App. IV, ii, p. 543; V, iii, p. 612; v. africa del sud-ovest, I, p. 818; App. III, i, p. 43; IV, i, p. 59)

Geografia umana ed economica

di Alberta Migliaccio

Popolazione

Secondo stime delle organizzazioni internazionali, nel 1998 la popolazione della N. ammontava a 1.660.000 ab. (di cui 80.000 Bianchi). Il tasso di incremento demografico è piuttosto elevato e, nell'ultimo quindicennio, è rimasto sostanzialmente inalterato (nel periodo 1990-98 è risultato del 30‰), anche se le prospettive sono orientate verso un progressivo contenimento. Infatti, sia la natalità sia la mortalità sono venute decrescendo dal decennio Ottanta alla prima metà degli anni Novanta (rispettivamente da più del 40‰ al 37‰, e dal 14‰ al 10‰): negli anni a venire la mortalità difficilmente potrà continuare ad abbassarsi e, pertanto, la minore natalità si tradurrà in una progressiva erosione del tasso di accrescimento demografico. La percentuale di popolazione urbana è ancora molto modesta (viene stimata nel 39%, un valore quasi certamente approssimato per eccesso); l'unica vera città è la capitale, Windhoek, che non raggiunge i 170.000 ab.; gli altri sono piccoli centri di non più di 40.000÷50.000 ab. (Swakopmund, Rehoboth, Walvis Bay ecc.).

Condizioni economiche

La N. è un paese dotato di notevoli prospettive di sviluppo. Ricco di risorse naturali (dalla presenza di ingenti quantità di riserve minerarie a un ambiente ancora integro e di grande interesse turistico), con una bassa densità di popolazione e in un avanzato processo di transizione demografica, presenta i tipici problemi dei paesi colonizzati, con forti sperequazioni interne e un notevole numero di abitanti (Neri) che vivono al di sotto della soglia di povertà.

Secondo le stime effettuate dopo la metà degli anni Novanta, il PIL medio pro capite si aggira sui 2000 dollari, un valore che fa della N., almeno sulla carta, uno dei paesi più ricchi dell'intero continente africano. La struttura produttiva è però ancora fragile, concentrata su pochi settori e nelle mani della sola componente bianca della popolazione. Negli anni più recenti, in effetti, la popolazione nera salariata (occupata nelle miniere, nelle grandi aziende agrarie ecc.) ha beneficiato di sensibili incrementi retributivi; questi, però, rimangono molto bassi rispetto ai redditi medi della popolazione bianca. Un altro fattore di debolezza economica è rappresentato dalla struttura del commercio estero: la quasi totalità delle merci prodotte nel paese (minerali e prodotti agricoli) viene esportata; di converso la N. deve importare i nove decimi dei beni necessari alla propria economia (tra questi circa la metà è costituita da prodotti alimentari). La ragione di scambio è però sfavorevole alla N. in quanto le principali voci dell'export sono fortemente condizionate dall'andamento della domanda internazionale (in particolare dall'andamento congiunturale del Sudafrica, alla cui economia la N. è fortemente legata) e, per quanto riguarda la produzione agricola, dall'andamento meteorologico; i flussi d'importazione hanno invece una forte rigidità e il paese è costretto a ricorrervi, indipendentemente dalle variazioni dei prezzi. Difficoltà economiche sono derivate, inoltre, dal sensibile incremento del deficit pubblico verificatosi nel periodo immediatamente successivo all'indipendenza. Le strutture del nuovo Stato erano fortemente carenti e la N. necessitava di investimenti nei servizi sociali (sanità, istruzione ecc.), nelle infrastrutture territoriali (edifici pubblici, strade, porti ecc.), nell'apparato produttivo. La conseguenza è stata una forte crescita dell'inflazione (fino al 20,5% subito dopo l'indipendenza, in seguito parzialmente riassorbita) a cui si è associato un forte incremento della disoccupazione (34% della forza lavoro nel 1998).

La N. dispone di abbondanti risorse minerarie: oltre a una cospicua produzione di diamanti (30% della produzione mondiale) possiede ingenti risorse di uranio e giacimenti di stagno, litio e cadmio; di un certo rilievo sono pure le produzioni di zinco, piombo, rame, tungsteno, vanadio, argento, oro, columbite, germanio e berillio. Progetti per nuove prospezioni sono stati finanziati dall'Unione Europea.

La produzione diamantifera fornisce circa il 70% del reddito del settore minerario: l'attività estrattiva delle miniere di Oranjemund è stata riorganizzata nel 1994, ma si ritiene che il loro sfruttamento difficilmente andrà oltre l'anno 2000. In questa ottica sono state effettuate nuove prospezioni e sono stati scoperti altri giacimenti ad Auchas (operativo dal 1990) e a Elizabeth Bay (dal 1991). Per quanto riguarda le miniere di uranio di Rössing, dopo un lungo periodo di crisi legato alla caduta della domanda internazionale, la produzione è ripresa a ritmi serrati e la miniera fornirà ossido di uranio fino ai primi anni del 2000.

Nel 1996 il settore primario contribuiva per circa il 13% alla formazione del PIL e assorbiva poco meno del 40% della forza lavoro. La bassa produttività è in parte legata alle difficili condizioni ambientali e dei suoli, oltre che alla siccità che ha più volte colpito il paese; una forte incidenza hanno poi avuto gli eventi connessi all'indipendenza, il sovrapascolamento, l'eccessiva estensività delle colture e l'assenteismo di numerosi grandi proprietari terrieri (non di rado investitori sudafricani). Le principali attività riguardano l'allevamento dei bovini e delle pecore karakul (quest'ultimo in crisi a causa del calo della domanda internazionale). Le produzioni destinate al consumo locale sono costituite da ortaggi, frutta e mais. Fin dal 1991 le autorità governative hanno avviato una politica di riforma fondiaria (che prevede l'espropriazione dei grandi latifondi), ma i primi risultati si sono rivelati modesti, a causa dell'inadeguatezza degli stanziamenti finanziari.

Rilevante è il ruolo economico della pesca. Tuttavia l'eccessivo sfruttamento dei banchi di pesce, l'assenza di un'adeguata legislazione, il mancato riconoscimento internazionale dei limiti dell'area di sfruttamento economico hanno fortemente intaccato le potenzialità del settore, che è attualmente in declino.

Dopo l'indipendenza, ottenuto il riconoscimento della zona economica esclusiva, sono stati effettuati interventi a favore delle risorse ittiche, la cui diminuzione desta preoccupazioni per la tenuta delle industrie della lavorazione del pesce. Una nuova unità produttiva è in costruzione a Lüderitz, mentre a Mowe Bay è in costruzione (con capitali kuwaitiani) un nuovo porto peschereccio e un'altra struttura è prevista per Walvis Bay.

Il settore industriale è modesto e riguarda soprattutto la lavorazione dei prodotti agricoli e alcuni impianti per la prima lavorazione dei minerali estratti. Nel 1991 è entrato in funzione un cementificio della capacità di 200.000 t, ma il settore delle costruzioni attraversa una fase di ristagno.

Favorevoli prospettive riguardano il turismo. La presenza di numerosi parchi naturali (Etosha, Namib-Naukluft, Skeleton Coast, Fish River Canyon, i piccoli - ma di straordinario interesse naturalistico - parchi della Caprivi Strip ecc.), popolati dalla grande fauna africana, richiama in N. crescenti quantità di turisti, ospitati, oltre che nelle tradizionali strutture ricettive, nella diffusa catena di Guest e di Game farms (sorta di impianti agrituristici che si appoggiano alle grandi aziende del paese).

bibliografia

D.L. Sparks, D. Green, Namibia. The nation after independence, Boulder (Colo.) 1992.

S. Hartleb, Der unabhängige Staat Namibia: Die regionale Neugliederung als Element des Transformationsprozesses, in Die Erde, 1996, pp. 279-92.

L.C.W. Kaela, The question of Namibia, London 1996.

C. Ashley, Tourism, communities and national policy: Namibia's experience, in Development Policy Review, 1998, pp. 323-52.

Storia

di Emma Ansovini

La N. raggiunse l'indipendenza, proclamata il 21 marzo 1990, al termine di un lungo e tormentato processo, che l'aveva vista al centro di una complessa trattativa internazionale di ridefinizione degli equilibri dell'intera regione. Infatti fu il progressivo disimpegno dell'Unione Sovietica dall'Africa ad aprire la via alla soluzione della questione della N., rendendo praticabile la teoria detta del linkage, proposta dagli Stati Uniti all'inizio degli anni Ottanta e in seguito accettata dal Sudafrica, che legava l'indipendenza della N. al ritiro delle truppe cubane presenti in Angola. La fase successiva all'indipendenza si è caratterizzata per una sostanziale stabilità, anche per l'adozione da parte della SWAPO (South West Africa People's Organization), il movimento nazionalista di sinistra che aveva condotto la lotta armata contro il Sudafrica e che era uscito vincitore dalle prime elezioni, di una politica iniziale d'intesa con le forze di opposizione e di non contrapposizione nei confronti dei potenti gruppi economici, soprattutto sudafricani, presenti nel paese.

L'evoluzione della situazione sudafricana, grazie al progressivo smantellamento del regime di apartheid, migliorò notevolmente le relazioni tra i due paesi e favorì la soluzione negoziale del problema concernente Walvis Bay, unico scalo portuale di una certa importanza rimasto sotto la sovranità del Sudafrica, che, dopo una fase di amministrazione congiunta, passò definitivamente alla N. nel 1994. Nel dicembre dello stesso anno le prime elezioni presidenziali e legislative successive all'indipendenza confermarono il predominio della SWAPO, che ottenne 53 seggi contro i 15 andati alla Democratic Turnhalle Alliance e i due dell'United Democratic Front. Il successo della SWAPO fu completato dalla rielezione alla presidenza della Repubblica di S. Nujoma con il 76% dei voti e ribadito nelle successive elezioni presidenziali e legislative (novembre-dicembre 1999), che videro Nujoma confermato nella sua carica e la SWAPO affermarsi largamente come primo partito.

Pur forte della sua popolarità, il governo si trovava ad agire in un difficile contesto economico, segnato da un alto tasso di disoccupazione e da notevoli diseguaglianze nella distribuzione del reddito, mentre preoccupazioni crescenti destavano l'aumento dei casi di corruzione nell'apparato pubblico e le segnalazioni dell'ONU sul ruolo assunto dal territorio namibiano nelle rotte del traffico di stupefacenti. Nell'agosto 1999 il governo fu inoltre costretto a dichiarare lo stato d'emergenza nella regione di Caprivi, dopo che si erano intensificate le azioni di guerriglia da parte di gruppi indipendentisti. In politica estera, i rapporti con il Sudafrica di N. Mandela si rafforzarono e nel febbraio 1997 fu cancellato il debito contratto dalla N. nei confronti dello stesso Sudafrica, mentre dispute confinarie portavano a un peggioramento delle relazioni con il Botswana.

bibliografia

A. Kiesswetter, Die Verfassungsentwicklung in Namibia, Frankfurt a.M. 1993; C. Leys, J.S. Saul, Namibia's liberation struggle: the two-edged sword, Athens (Oh.) 1995.

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