Alberti, Napoleone dei conti di Vernio e di Mangona

Enciclopedia Dantesca (1970)

Alberti, Napoleone dei conti di Vernio e di Mangona

Renato Piattoli

, Figlio del conte Alberto (v.) e di Gualdrada; lo troviamo nel 1240, quando assistette a una vendita di terre e di feudi in Val di Bisenzio, fatta da suo padre ai comune di Pistoia. Venne praticamente diseredato nel testamento paterno che gli lasciò soltanto un decimo dei domini familiari, mentre il resto andò ai suoi fratelli Alessandro e Guglielmo. Il 29 settembre 1253 egli ricevette in prestito dal camarlingo del comune di Firenze la somma di 25 libre di denari pisani. In contrasto con l'adesione al partito guelfo fatta da Alessandro nel 1248 alleandosi con Bologna, N. aderì all'unione delle forze ghibelline di Toscana il 28 luglio 1251. Poi si dette a spogliare il fratello Alessandro dei beni di cui credeva che fosse ingiusto possessore in seguito alle disposizioni paterne. Nel 1259 entrò di mezzo alla contesa il comune di Firenze, ritogliendogli con le armi i castelli di Vernio e di Mangona che poi restituì al legittimo signore. Durante il predominio ghibellino in Firenze seguito alla battaglia di Montaperti, N. resse la podesteria della città nel primo semestre del 1264-65. Di lì a qualche anno, nel 1272, il comune pistoiese chiese il suo intervento in certe questioni che aveva con il conte Guglielmo, suo fratello. Il negozio venne condotto in Vernio " sub porticu domus comitis Neapoleonis de Manghone et fratrum ". Venuto a Firenze come legato pontificio e pacificatore il card. Latino, saputo dell'insanabile inimicizia che correva tra i fratelli Alessandro e N., cercò di sopirla, e nell'ottobre 1279 la pacificazione fu conclusa nella chiesa di S. Gregorio al ponte Rubaconte, " ma non s'atenne ", non si osservò, scrisse l'anonimo cronista magliabechiano che ce ne ha serbato ricordo. Neppure valse a sedare gli odi la solenne promessa fatta dai due conti Alberti per sé e per i propri figli di osservare la pace promossa tra le fazioni fiorentine dal card. Latino. Troviamo ancora il conte N. col fratello Guglielmo nell'ottobre 1282, a S. Miniato al Tedesco, presente a un diploma rilasciato da Rodolfo di Hoheneck, vicario e rappresentante del re Rodolfo d'Asburgo. Tra questa data e il novembre 1286 avvenne lo scontro fratricida in cui N. e Alessandro lasciarono la vita, meritando, essi che avevano infranto ogni vincolo fraterno, di essere eternamente avvinti l'uno all'altro nella gelatina della Caina dantesca (If XXXII 41-60).

Bibl. - Liber Censuum Comunis Pistorii, a c. di Q. Santoli, Pistoia 1915, nn. 323 e 407-408; Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, a c. di G. Cecchini, II, Siena 1934, 748 n. 549; G. Villani, Cronica VI 68, che riproduce quasi alla lettera quanto si legge al proposito nel cap. CLX dell'Istoria fiorentina di R. Malispini, pp. 137-138 dell'ediz. Firenze 1708; M. Barbi, rec. A P. Toynbee, Dictionary, ecc., in " Bull. " VI (1899) 204-205; P. Santini, Quesiti e Ricerche di Storiografia fiorentina, Firenze 1903.