MARTINUZZI, Napoleone. – Nacque a Murano (Venezia) il 31 maggio 1892, da Giovanni e da Amalia Fuga. Discendente da un’antica famiglia di vetrai, coltivò l’interesse per le arti plastiche attraverso la frequentazione di laboratori di ceramisti, scultori e orafi veneziani (Zatti), fino ad approdare alla scuola libera del nudo e alle lezioni accademiche di A. Dal Zotto tra il 1906 e il 1909, anni del suo esordio alle esposizioni di Ca’ Pesaro (1908: L’arte del vetro…, p. 343). In questa sede il M. aderì al movimento di innovazione della scultura in senso secessionista che ruotava intorno all’opera di A. Martini, senza però assumerne lo «stile rude e a tratti grottesco» (Lorenzoni). Dal 1910 al 1911 a Roma lavorò presso lo scultore A. Zanelli; nella capitale espose per la prima volta alla II Secessione romana del 1914, presentando La neve, scultura in marmo bianco di ispirazione simbolista (ubicazione ignota: L’arte del vetro…, p. 343). Allo stesso anno appartiene la scultura in gesso policromo Etera, nota da foto d’archivio (Panzetta, fig. 1158); mentre taluni biografi segnalano anche Risveglio per la mostra della Secessione romana del 1915 e la partecipazione all’Esposizione nazionale di Milano del 1916 (Zatti; Panzetta, p. 572). Gli archivi della Biennale di Venezia annoverano nell’anno 1920 altri due gessi del M., il ritratto di Angelo Cardone e quello di Bortolo Sacchi (ubicazione ignota). A partire dall’inizio degli anni Venti l’attività scultorea del M. si intersecò con la pratica dell’arte vetraria, competenza che gli procurò in un primo tempo l’incarico per la direzione del Museo del vetro di Murano (1922-31) e in seguito la collaborazione con importanti ditte. Nel 1925 diventò socio di Paolo Venini nella «Vetri soffiati muranesi Venini & C.» in qualità di direttore artistico, incarico che mantenne fino al 1932, partecipando alle Biennali veneziane (1926, 1928, 1930), nonché all’esposizione monzese del 1927 (vasi e bottiglie in vetro soffiato con fili spiraliformi di lattimo, Anatra e Pellicano in vetro trasparente: Barovier Mentasti, 1982, pp. 253 s.), contribuendo con le sue creazioni all’affermazione di un gusto in bilico tra art déco e «stile Novecento» (R. Bossaglia, in La Metafisica…, II, p. 147). A questa duplice produzione guardò anche G. D’Annunzio, che a partire dal 1921 affidò al M., probabilmente già incontrato a Venezia nel 1917, la realizzazione di opere scultoree per i giardini (progetto per un monumento funebre, Vittoria alata in pietra nell’Arengo, opera rubata; Canefora in bronzo nel frutteto) e le stanze del Vittoriale degli Italiani (Testa di Michelangelo e calco del Torso del Belvedere nel portico del Parente: Mazza, p. 206).
Il 28 ott. 1931 sposò a Venezia Elda Capitanio.
Negli anni Trenta continuarono gli impegni espositivi del M., a partire dalla fondamentale esperienza della Quadriennale di Roma del 1931, di cui fu membro del comitato organizzatore e della giuria degli artisti.
Il M. tornò a esporre alle Biennali di Venezia del 1932 e 1934 e alla V Triennale di Milano del 1933 con oggetti creati per la nuova società fondata con Francesco Zecchin, la «Zecchin Martinuzzi Vetri artistici e mosaici» (L’arte del vetro…, p. 343). Alla Biennale fu nuovamente presente nel 1936 con un marmo, nel 1940 con una scultura dal titolo La Pittura e nel 1942, quando fu allestita una sua sala personale con 15 sculture. Nel 1947 riprese il lavoro in vetreria, interrotto a partire dal 1936, e passò a collaborare per cinque anni con la ditta «Arte vetro» di Alberto Seguso, esponendo ininterrottamente dal 1948 al 1952 e in ultimo nel 1954, presentando tre gessi. Del 1952 è la Testa di donna in vetro corroso, in collezione privata (Barovier Mentasti, 1982, p. 293), esposta anche nella mostra retrospettiva sui vetri di Murano negli anni 1895-1972 alla XLVI Biennale del 1995. Dal 1953 collaborò con Gino Cenedese, fino al 1958, creando lampadari e piastrelle vitree; poi negli anni Sessanta progettò ancora per la ditta Pauly opere eseguite da A. Barbini (Borga, p. 24).
Il M. morì a Venezia il 15 maggio 1977.
Fonti e Bibl.: S. Zatti, in La Metafisica: gli anni Venti (catal.), a cura di R. Barilli - F. Solmi, II, Bologna 1980, pp. 172 s.; R. Barovier Mentasti, Il vetro veneziano, Milano 1982, pp. 253 s., 259 s., 271, 293; E. Gottardo, Un S. Antonio molto visto, ma poco conosciuto: una scultura di N. M., in Padova e la sua provincia, XXVIII (1982), 1, pp. 32-34; Angiolo Mazzoni (1894-1979). Architetto nell’Italia tra le due guerre (catal.), Bologna 1984, pp. 104-106, 179 s.; A. Mazza, Vittoriale. Casa del sogno di Gabriele D’Annunzio, Brescia 1988, pp. 193 s., 206; P. Martinuzzi, Il Monumento ai caduti di Murano e altri studi architettonici dello scultore N. M., Venezia 1990; L’arte del vetro. Silice e fuoco: vetri del XIX e XX secolo (catal., Roma), a cura di M. Quesada - H. Ricke - M.E. Tittoni, Venezia 1992, pp. 198-200, 208-210, 343; N. M. vetraio del Novecento, a cura di M. Barovier, Venezia 1992; F. Borga, N. M. scultore e creatore in vetreria, in Ceramica antica, XII (2002), 2, pp. 18-25; Glassway. Le stanze del vetro. Dall’archeologia ai giorni nostri (catal., Aosta), a cura di R. Barovier Mentasti et al., Milano 2002, pp. 58-60, 220, 274; C.F. Carli, Tra déco e razionale. Allestimenti di qualità, in XIV Quadriennale di Roma. Retrospettive 1931/1948 (catal., Roma), Milano 2005, pp. 53-55; L. Lorenzoni, I giovani di Ca’ Pesaro, 1908-1924…, in Venezia ’900. Da Boccioni a Vedova (catal., Treviso), a cura di N. Stringa, Venezia 2006, p. 44; A. Panzetta, Nuovo Diz. degli scultori italiani dell’Ottocento e primo Novecento…, II, Torino 2003, pp. 572 s., figg. 1157 s.