Naturalmente chere ogni amadore

Enciclopedia Dantesca (1970)

Naturalmente chere ogni amadore

Mario Pazzaglia

. Sonetto d'incerta attribuzione (Rime III), di risposta per le rime (abba abba; cdc cdc) al sonetto di D. A ciascun'alma presa e gentil core (Vn III 10-12).

Il codice Chigiano L VIII 305 (e così la Giuntina) lo attribuisce a Cino da Pistoia; il Magliabechiano VII 1060 a Terino da Castelfiorentino (forse Terino figlio di Nevaldo, mercante in Firenze, piuttosto che Terino Sacchetti: cfr. S. Debenedetti, Terino da Castelfiorentino, in " Miscellanea Storica della Valdelsa " XXII [1914] 92-93), autore di tre canzoni e di sonetti di corrispondenza con Monte e Onesto, e destinatario, sembra, di un sonetto di Cino. Riassumendo il lungo dibattito fra gli eruditi, il Barbi (in Barbi-Maggini, Rime 20-28) propende per l'attribuzione a Terino, considerandola, però, tutt'altro che inoppugnabile. L'autore interpreta la ‛ visione ' di D. secondo i modi cortesi convenzionali: Amore avrebbe dato in pasto alla donna il cuore del poeta per rivelarle l'amore di lui e per unire i loro cuori; il suo pianto esprimerebbe la pietà per il tormento amoroso provocato alla donna. Il lessico e lo stile sono quelli della poesia cortese toscana (cfr. anche, in proposito, il commento di K. Foster e P. Boyde, in Dante's Lyric Poetry, Oxford 1967, II 28-29).