NAUKYDES

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NAUKYDES (Ναυκύδης, Ναυκλύδης; Naucydes)

B. Conticello

Scultore greco di età classica, intorno al quale si hanno notizie imprecise, anche se numerose. Si ignora la sua patria di origine, anche se è certo che fosse peloponnesiaco, forse di Sicione o, più probabilmente, di Argo. Alcuni studiosi (Klein, Bieber), hanno creduto di poter distinguere due artisti dello stesso nome, appartenenti, insieme a Policleto, ad una stessa famiglia, il cui schema, per il periodo fra la metà del V sec. e la prima metà del IV sec. a. C., sarebbe il seguente:

Schema

Altri autori (Lippold, Ferri) al contrario ritengono che sia possibile riconoscere un solo artista, che sarebbe vissuto intorno agli inizî del IV sec. a. C. Diamo qui di seguito un riassunto delle fonti che si riferiscono alla questione.

1) Pausania riferisce (ii, 22, 7) che in Argo, nel tempio di Eilithyia, nell'edicola di Ecate, erano esposte tre statue della dea: una marmorea, opera di Skopas, e due bronzee, eseguite una da Policleto l'altra da N., figlio di Mothon, fratello di Πολυκλείτου). L'associazione fra le tre opere sembrerebbe suggerire un rapporto fra Skopas, Policleto (il minore) e Naukydes. 2) Pausania, inoltre, menziona (vi, 1, 3) lo scultore Alypos come allievo di N.; considerato che a costui vengono attribuite statue onorane di atleti che vinsero fra le Olimpiadi xciv e civ, cioè fra il 404 ed il 364 a. C., onde la sua attività dovette svolgersi durante la prima metà del IV sec. a. C., la cr0nologia di N. va arretrata di qualche decennio rispetto a quella di Alypos. 3) Pausania ricorda (vi, 6, 2) che Policleto argivo (evidentemente il minore) fu allievo di N.; Policleto il giovane operò, come Alypos, nella prima metà del IV sec. a. C. 4) Pausania riferisce (vi, 9, 3) che ad Olimpia e ad Argo esistevano due statue del lottatore Cheimon. La statua di Argo venne poi portata a Roma ed accolta nel tempio della Pace. La vittoria di Cheimon è riferita all'Olimpiade lxxxiii, cioè al 448. circa a. C. (Oxir. pap., ii, 95, 28). 5) Pausania (vi, 8, 4) ricorda che in Olimpia era la statua del pancraziaste Baukis di Trezene, opera di Naukydes. Questo atleta vinse fra la lxxxv e la xc Olimpiade (440-420 a. C.). 6) Pausania ricorda (iv, 6, 2) una statua in Olimpia del pugile Eukles di Rodi, firmata da N.; questo pugile vinse tra la xc e la xciii Olimpiade (420-408 a. C.). 7) Base di statua con iscrizione, rinvenuta in Olimpia, dedicata al pugile Eukles di Rodi e firmata da N. figlio di Patroklos. I caratteri epigrafici farebbero datare l'iscrizione alla fine del IV sec. a. C., ad una data assai discosta cioè da quella in cui il pugile conseguì la vittoria (Loewy, I. G. B., n. 86). 8) A N. è attribuita (Tatian., Contra Graec., 52, p. 113) la statua della poetessa Erinna di Lesbo, vissuta, secondo gli studî più recenti, nella prima metà del IV sec. a. C. 9) Pausania riferisce (ii, 17, 5) che nell'Heraion di Argo era la statua di Hera, opera di Policleto, e, presso di questa, una statua crisoelefantina di Ebe, eseguita da Naukydes. L'Hera di Policleto è generalmente attribuita al 430-420 a. C. 10) Pausania ricorda (i, 24, 2) nel tèmenos di Atena Ergàne sulla acropoli di Atene, un gruppo riproducente Phrixos in atto di immolare un ariete e di bruciarne le cosce, opera di Naukydes. 11) Plinio ricorda (Nat. hist., xxxiv, 80) che N. fu illustre per una statua di Hermes, per un Discobolo e per un Sacrificatore di ariete. In quest'ultima statua, va riconosciuta la medesima opera ricordata da Pausania. 12) Base dell'acropoli ateniese con iscrizione recante una firma, mancante di una o due lettere iniziali. Sono state date due letture:Γ]λαυκύδης ᾿Αεγεῖος e Ναυκύδης ᾿Αεγεῖος; (Loewy, I. G. B., n. 87). Ove si accetti la seconda lettura, questa base potrebbe riferirsi all'opera ricordata da Pausania e da Plinio, cioè al gruppo di Phrixos sacrificatore d'ariete. I caratteri epigrafici suggeriscono una datazione alla fine del IV sec. a. C. 13) Plinio fissa (Nat. hist., xxxiv, 50) la cronologia di N. alla xcv Olimpiade (400-397 a. C.), associandolo con Dinomenes, Kanachos e Patroklos. Poiché Plinio intende riferire all'Olimpiade citata l'acmè dell'artista, l'attività dello scultore è da considerare tra la fine del V sec. a. C. e gli inizî del secolo seguente. Dall'esame delle fonti si traggono le seguenti deduzioni: a) N. è ritenuto autore delle statue onorane di atleti che vinsero fra il 448 ed il 408 circa a. C. (nn. 4, 5, 6); considerato che le statue erano spesso eseguite parecchi decennî dopo il conseguimento del titolo, tali opere possono attribuirsi all'incirca all'ultimo venticinquennio del V sec. a. C.; b) ad una data intorno al 430-420 a. C. potrebbe ricondursi l'Ebe di N., se essa fu eseguita contemporaneamente (o subito dopo) all'Hera di Policleto. Un ricordo di questa Ebe è nella celebre moneta di Argo in cui la fanciulla, stante, è ritratta presso Hera assisa in trono (n. 9); c) almeno agli inizî del IV sec. a. C. ci condurrebbe la notizia che N. fu allievo di Alypos e di Policleto il giovane (nn. 2, 3); d) a questo stesso periodo condurrebbe la notizia che N. eseguì la statua della poetessa Erinna di Lesbo (n. 8), se si accetta la cronologia attualmente proposta per essa. e) Alla stessa datazione sembra ci riconduca l'associazione di N. con Skopas e Policleto il giovane (n. 1). f) Le iscrizioni di Olimpia ed Atene, sulla base dei caratteri epigrafici, ci conducono ad una data eccessivamente bassa, alla fine del IV sec. a. C. (nn. 7, 12). Essa è contraddetta dalla distanza che separerebbe la vittoria di Eukles dalla esecuzione della sua statua onoraria (circa un secolo). È probabile, pertanto, che la iscrizione sia stata, per ragioni a noi ignote, reincisa in epoca posteriore all'esecuzione della statua.

Dall'esame delle fonti antiche, sembra dunque possibile limitare l'attività di N., entro un periodo sufficientemente breve perché possa essere coperto dall'attività di un unico scultore, cioè nell'ultimo venticinquennio del V sec. a. C. e nei primi decennî del IV sec. a. C., datazione che concorda sostanzialmente con quella fornita da Plinio. Volendo considerare due N. diversi, sarà arduo attribuire all'uno piuttosto che all'altro opere separate da così breve lasso di tempo.

La Bieber attribuisce a N. 1° la Ebe di Argo (n. 9), l'Ecate di Argo (n. 1) e le statue di Cheimon (n. 4); a N. 2° l'Hermes, il Discobolo, il Sacrificatore di ariete (nn. 10, 11), le due basi firmate (nn. 7, 12), la statua di Baukis e quella di Erinna (nn. 5, 8). L'argomento più importante in favore del riconoscimento di due N. sembra essere l'esistenza dei due patronimici. In effetti, il primo patronimico (figlio di Mothon) è attestato da Pausania e non sembra si possa discutere, a meno di considerarlo un errore del Periegeta. Il secondo (figlio di Patroklos), è attestato da un'epigrafe che si hanno buone ragioni per ritenere reincisa e corrisponde al nome di uno scultore che Plinio associa con N. e che dovrebbe essere, quindi, contemporaneo di questi, se si deve credere al valore cronologico della fonte pliniana, spesso a torto contestato. A solo titolo di ipotesi si può supporre che il lapicida che dovette reiscrivere l'epigrafe di Eukles di Rodi abbia confuso come patronimico di N. il nome di uno scultore associato a questi nell'esecuzione della statua del pugile. Ciò, nella supposizione che Patroklos sia uno scultore contemporaneo e coetaneo di Naukydes. Concludendo sull'argomento, si può dire che le tesi del Lippold e di quanti sostengono l'esistenza di un solo N., appaiono, nel complesso, più attendibili, pur non mancando argomenti a favore dello sdoppiamento sostenuto dalla Bieber e dalla maggior parte degli studiosi. Alla luce della documentazione attuale, il problema appare, comunque, ancora irrisolubile.

Ad un originale di N. è stato ricondotto dal Visconti il Discoforo dei Musei Vaticani (Sala della Biga). L'opinione del Visconti è stata ripresa dal Sieveking, ma non è condivisa da tutti gli studiosi.

Si tratta di una figura di atleta in posizione quasi statica, con la gamba destra appena sollevata e la sinistra appoggiata e sporgente in avanti; esso reca nella mano sinistra il disco e si può escludere che sia rappresentato il momento iniziale del lancio, onde è più esatto chiamare questa statua un discoforo che un discobolo. La testa della copia vaticana non è pertinente. Stilisticamente l'opera appare legata alla maniera policletea dell'ultima fase, per la posizione statica e per un trattamento più morbido della superficie del corpo; l'ampia arcata epigastrica, il forte solco inguinale e gli accentuati retti dell'addome sono pienamente nella tradizione policletea. Della statua vaticana esistono sei repliche; notevole, fra esse, quella del Museo Nuovo dei Conservatori, che ci ha conservato la testa originale che mostra delle guance carnose, un trattamento piuttosto libero delle chiome, una ricerca di espressione spirituale che farebbero abbassare almeno agli inizî del IV sec. a. C. la datazione dell'archetipo. Altre repliche sono a Parigi, Museo del Louvre, a Londra, British Museum, a Ducombe Park (Yorkshire), al museo di Berlino (solo il torso), al museo di Francoforte (solo la testa).

Un debole ricordo della Ebe è conservato nella citata moneta di Argo: la fanciulla veste un lungo chitone con ricco kòlpos, ha la mano sinistra protesa verso Hera assisa in trono e la destra abbandonata lungo il. fianco. In monete di Asia Minore e Tracia, di età romana, appare una figura di Hermes assai vicina alla statua del Discoforo vaticano. Alcuni studiosi hanno pensato ad una nelaborazione del tipo del discobolo per una figura di Hermes; non va, tuttavia, trascurata l'ipotesi che possa trattarsi invece di una figura che ripeta proprio la statua di Hermes scolpita da N., per testimonianza di Plinio. Concludendo, si può affermare che il N. della statua del Vaticano e delle altre repliche, appartiene alla corrente artistica della scuola di Policleto, anche se egli pare risenta piuttosto dell'ultima fase policletea; ma queste opere mostrano anche che a N. non era estranea l'influenza della corrente attica, come testimonia particolarmente l'indagine psicologica della testa del Museo Nuovo dei Conservatori e la maniera di intendere l'epidermide. Anche sulla base stilistica si conferma, pertanto, una cronologia sostanzialmente non diversa da quella postulata da Plinio.

Bibl.: In generale e per la problematica sui due N.: M. Bieber, in Thieme-Becker, XXV, 1931, s. v. N. II; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, s. v.; Ch. Picard, Manuel, La Sculpture, IV siècle, I, p. 261 ss. Per le fonti: J. Overbeck, Schriftquellen, Lipsia 1868 (ed. ster. 1959), nn. 547, 983, 995-1002, 1004; E. Loewy, I. G. B., Lipsia 1885, nn. 86, 87. Per le statue di olimpionici: W. V. Hyde, Olimpic Victor Monuments and Greek Athletic, Washington 1921; E. N. Gardiner, Athletics of the Ancient World, Oxford 1930, p. 158 s. Per il discoforo: G. Lippold, Die Skulpturen des Vatikanischen Museums, Berlino 1956, p. 79 ss., tavv. 41-42 (con bibliografia completa). Per le monete con Hermes: G. Blum, in Bull. Corr. Hell., XXXVII, 1913, p. 334 ss. Per la moneta di Argo: Imhoof-Gardner, Numismatic Commentary on Pausanias, in Journ. Hell. Studies, VII, 1886, p. 57 ss. Per la cronologia di Erinna: P. Collart, in Comptes rendus de l'Académie des Inscription et Belles-Lettres, 1944, p. 183 ss.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata