NEFRIDI

Enciclopedia Italiana (1934)

NEFRIDI (dal gr. νεϕρός "rene")

Silvio Ranzi

Organi escretori di molti Invertebrati. Si ritiene comunemente che tutti gli organi, esclusivamente deputati a funzione escretoria (quindi anche i reni dei Vertebrati), siano riconducibili a nefridî più o meno modificati. Nefridî modificati, sia come forma sia come funzione, costituirebbero anche in molti casi le vie di eliminazione dei prodotti sessuali.

I protonefridî dei Platelminti (v.) sono la più semplice espressione dei nefridî. Essi sono costituiti da un sistema di tubi che s'inoltra nel parenchima che è tra gli organi, e vi si ramifica e per mezzo di tubi collettori sbocca all'esterno in uno o più punti della superficie del corpo. L'ultimo tratto delle estreme ramificazioni dei tubolini termina a fondo cieco con una cellula cava, che presenta nel fondo un ciuffo di ciglia vibratili (cellula a fiamma). Queste cellule, le quali con alcune ramificazioni si addensano nel parenchima, versano nei tubuli i prodotti di escrezione; le ciglia vibratili determinano una corrente che spinge questi verso l'esterno.

Negli Anellidi (v.) i nefridî sono costituiti da un tubo piuttosto lungo e avvoltolato, che sbocca per un capo all'esterno, e per l'altro nel celoma. Nel punto di sbocco nel celoma il nefridio si allarga in maniera da costituire un imbuto e le cellule che ne compongono le pareti sono ciliate (imbuto ciliato). Tipicamente, ogni segmento del corpo contiene un paio di nefridî (sono detti perciò anche organi segmentali). I nefridî degli Anellidi raccolgono i prodotti di escrezione dal liquido celomatico e li versano all'esterno.

Negli animali provvisti di celoma, l'apparato escretore, se esiste un apparato deputato esclusivamente a questa funzione, appare costituito, almeno durante un periodo del suo sviluppo, secondo la descrizione data per i nefridî degli Anellidi.