NEGRI, Cesare, detto il Trombone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NEGRI, Cesare, detto il Trombone

Katherine Tucker McGinnis

NEGRI, Cesare, detto il Trombone. – Figlio di Girolamo, nacque verosimilmente a Milano, o nei pressi, intorno al 1536.

La data di nascita si può ricavare dal ritratto contenuto nel suo trattato del 1602, che gli attribuisce 66 anni. I registri parrocchiali sono ambigui: in un elenco del 1576 relativo agli Stati delle anime della parrocchia di S. Salvatore in Xenodochio è registrato come trentaquattrenne (sarebbe dunque nato nel 1542), mentre nel 1587 risulta cinquantenne; quanto al nucleo familiare, compare Magdalena di Marchi, identificata come «madre», non si sa se di Negri o di sua moglie (non è impossibile che la madre di Negri fosse Dominica de’ Nigri, a quell’epoca moglie di Clemente di Clementi, proprietario della casa in cui entrambe le famiglie vivevano nel 1576).

Studiò a Milano sotto la guida di Pompeo Diobono, il quale, secondo lo stesso Negri, ebbe tra i suoi allievi Martino da Asso, Giovanni Battista Varade e Pietro Francesco Rombello, tutti rinomati maestri di danza a Milano e in altre città della Lombardia, nonché a Roma. Quando nel 1554 Diobono, insieme ad altri ballerini e musicisti italiani, fu invitato in Francia dal maresciallo Charles de Cossé, conte di Brissac, Negri ne rilevò la scuola. Nell’arco del quasi mezzo secolo successivo si esibì, insegnò e compose danze, soprattutto a Milano.

La gran parte delle notizie circa la carriera professionale si ricava dal suo trattato Le Gratie d’Amore (Milano 1602), dove menziona vari governatori spagnoli di Milano, lodando in particolare il mecenatismo del duca di Sessa (1557-60, 1563-64) e del marchese d’Ayamonte (1573-1580), implicitamente quello del duca di Albuquerque (1564-71) e consorte. Organizzò intrattenimenti per eventi pubblici e privati a Milano e in altre città, e fu maestro di danza delle massime famiglie nobili (governatori spagnoli inclusi), nonché di ballerini famosi in Italia e in Europa. Numerosi riferimenti alle sue esibizioni di fronte a personaggi illustri ne attestano l’eccellenza come interprete. Le prime prove importanti, partito Diobono, furono alla presenza di personalità quali Ferdinando Álvarez di Toledo duca d’Alba, Cristoforo Madruzzo vescovo di Trento, e Giovanni de Figueroa, tutti governatori di Milano (1555-58).

Oltre che per i governatori e i loro ospiti, in varie occasioni e località si esibì di fronte al fior fiore della nobiltà della penisola, fra cui il granduca di Toscana Cosimo de’ Medici col figlio Francesco e il genero Paolo Giordano Orsini. Nel 1561, per le nozze del duca Guglielmo Gonzaga con Eleonora d’Austria, accompagnò il governatore d’Ávalos, marchese di Pescara, a Mantova, dove danzò alla presenza dei numerosi nobili invitati. Nel 1563 ballò per i principi Rodolfo ed Ernesto, figli dell’imperatore Massimiliano II, di passaggio nel Milanese durante il loro viaggio alla volta della Spagna; al loro ritorno nel 1571, accompagnati da don Giovanni d’Austria in procinto di raggiungere la flotta della Lega Santa, danzò di nuovo durante il banchetto offerto da Andrea Doria a Genova, e successivamente viaggiò col governatore Albuquerque a Brescello e ballò per don Giovanni d’Austria sul bucintoro del duca di Ferrara.

Il governatore Albuquerque lo inviò con Fernando de Silva, conte di Cifuentes, nella spedizione del 1565 diretta all’assedio di Malta: oltre ai comandanti della spedizione, nelle varie fasi del viaggio Negri intrattenne Giovanni Andrea Doria a Genova, il duca di Alcalá viceré di Napoli, don García di Toledo viceré di Sicilia e Jean Parisot de La Valette gran maestro dei Cavalieri di Malta. Tolto l’assedio, nel viaggio di ritorno ebbe occasione di esibirsi per Carlo d’Aragona, duca di Terranova, poi viceré di Sicilia e governatore di Milano, e a Napoli per Antonio d’Aragona, duca di Montalto.

Nel maggio 1574, tornato don Giovanni d’Austria dalla presa di Tunisi, Negri, allora sotto il patronato di Antonio de Guzmán marchese d’Ayamonte, si recò a Vigevano, dove il principe risiedeva: vi rimase 8 giorni, esibendosi e istruendo il principe; e nello stesso mese ci tornò con cinque allievi che si produssero in gagliarde e danze di combattimento. In giugno, per onorare il condottiero a Milano, Negri organizzò a sue spese una complessa mascherata in 25 quadri – una parata di personaggi allegorici accompagnati da musicisti – ciascuno introdotto da un breve componimento poetico. La mascherata culminava in un ‘brando’ con 82 ballerini (ma il trattato non ne dà la coreografia, né descrive le danze di combattimento eseguite da nani e ‘selvaggi’).

Nell’estate 1574 seguì il governatore a Cremona per incontrare Enrico di Valois, di ritorno dalla Polonia e in procinto di assurgere al trono di Francia. A Monza danzò per il re con Giovanni Stefano Faruffino, suo allievo; a Magenta con un altro suo allievo, Giulio Cesare Lampugnano, e con Martino da Asso. Nel 1582 fu a Vercelli, dove danzò – forse per l’ultima volta – nelle celebrazioni promosse dal castellano della città per Carlo Emanuele il duca di Savoia. Nel 1594, per le nozze del figlio del governatore duca di Frias, contribuì col balletto Il pastor leggiadro agli intermedi del Precipitio di Fetonte.

Nell’autunno 1598, otto suoi allievi si esibirono per Margherita d’Austria, sposa di Filippo III, di passaggio a Milano verso la Spagna. L’autunno seguente, una ‘festa a ballo’ onorò la visita dell’arciduchessa e dell’arciduca d’Austria, l’infanta Isabella d’Asburgo e suo marito Alberto arciduca d’Austria. Le danze di Negri, una serie di cinque quadriglie per le donne e quattro per gli uomini, furono eseguite da membri della nobiltà milanese: sono incluse nelle Gratie d’Amore, insieme alla lista degli esecutori. Creò anche un prologo, quattro intermedi e un ‘brando’ per l’apoteosi finale della pastorale Arminia, composti per la regina ma eseguiti per l’infanta Isabella.

Sebbene la gran parte delle attività di Negri si sia svolta a Milano o sotto l’egida dei governanti milanesi, in varie occasioni dal 1560 al 1587 circa servì membri della famiglia reale di Francia, i Valois, il re incluso. Gli archivi francesi documentano la sua presenza a Parigi nel 1560, 1569, 1575 e 1585-87, in qualità via via di violon ordinaire, violon du roi, violon del delfino e violon de la chambre di Enrico III (alcuni registri francesi lo identificano come «César Denegris»). Giovan Paolo Lomazzo, nel sonetto Di Pompeo Diabone (Rime, Milano, Paolo Gottardo Da Ponte, 1587, p. 167), nomina espressamente «il Trombon» tra i molti danzatori italiani attivi in Francia (Diobono, che servì come ballerino, valet de chambre e governatore per Carlo d’Orléans, figlio secondogenito di Enrico II, potrebbe aver incoraggiato l’allievo a seguirlo a Parigi). Come altri danzatori italiani dell’epoca, Negri risiedette in Francia solo per alcuni periodi dell’anno, ritornando regolarmente a Milano per offrire il proprio servizio ai governatori spagnoli e ai nobili lombardi; dopo una grave malattia (estate 1587), i viaggi in Francia cessarono.

Con la moglie, Isabella di Nava, ebbe almeno 4 figli: Livia, Ottavia, Margherita e Jacobo Filippo, sicuramente il Filippo descritto come cieco nel 1603 (Greppi, 1980). La famiglia visse nella parrocchia di S. Salvatore in Xenodochio: nel 1587 abitava la «Casa del Trombone», così identificata dal suo soprannome.

Morì tra il 1604 (data d’edizione delle Nuove inventioni) e il 1610, quando sua moglie fu registrata come vedova nelle liste parrocchiali. La scuola era stata rilevata dall’allievo e genero Michelangelo Varade (probabilmente marito di Ottavia).

Le Gratie d’Amore, dedicato a Filippo III re di Spagna, si apre con una serie di componimenti encomiastici, stilati da membri dell’Accademia degli Inquieti (fondata a Milano nel 1594), e reca, oltre al ritratto dell’autore, 56 incisioni in rame di Leone Pallavicino su disegni di Giovanni Mauro della Rovere. Il trattato, ripubblicato a Milano nel 1604 col titolo Nuove inventioni di balli e scarse differenze, perlopiù mere varianti di stampa, consta di tre parti. La prima fornisce dati autobiografici, cita danzatori celebri, elenca dame e gentiluomini milanesi dediti al ballo: i membri delle famiglie dei governatori, dell’élite cittadina, ma anche figure non nobili, comprese la figlia (Margherita) e la moglie (Isabella), e altre «cittelle» (giovani in età da marito). La seconda è dedicato alla gagliarda, la più caratteristica e virtuosistica tra le danze nobili tra Cinque e Seicento, di cui fra tutti i trattatisti Negri è il più minuzioso e preciso nello spiegare passi e «mutanze», variazioni (delle 56 incisioni, numerose illustrano la tecnica maschile dei salti, dei giri ecc.). L’ultima parte sviluppa lo stile già descritto da Fabrizio Caroso nel suo Ballarino (1581): inizia con due dozzine abbondanti di passi, inclusa la «reverenza», e termina con 44 danze, perlopiù «balletti», tutti di Negri salvo quattro di «M. Stefano» (forse Stefano di Manzino da Bologna): ogni balletto constava di almeno due parti, in ritmo binario la prima, ternario la seconda (saltarello, canario, gagliarda); vi sono danze per una o due coppie, insieme a trii e danze di gruppo. Il trattato si conclude con una descrizione del ‘brando’ composto per la regina. Quanto alle arie da ballo, sono stati finora identificati brani tratti dalla Selva di varia ricreatione di Orazio Vecchi (1590) e dai Balletti di Giovan Giacomo Gastoldi (1591). L’elenco dei «più famosi ballarini che fiorirono al tempo dell’Autore» (trattato I, cap. I) – vuoi allievi di Negri e del suo maestro, vuoi d’altre scuole – rappresenta una fonte importante per la conoscenza della professione del maestro di danza in quel secolo.

Negri annotò le principali committenze dei suoi colleghi e allievi, e nell’elenco incluse due dozzine di discepoli: tra questi, Giovanni Francesco Giera milanese, Giovanni Ambrogio Landriano milanese detto Mazzacastroni, Giulio Cesare Lampugnano milanese, Carlo Beccaria milanese. Molti insegnarono danza a Milano, altri a Pavia, Urbino, Anversa, Venezia, Padova, Bergamo.

Lo stile associato a Negri rimase in auge nel sec. XVII. Ercole Santucci incluse alcune sue danze nel Mastro da ballo del 1614 (Stoccolma, Carina Ary Biblioteket, ms. HiD1RItKm2). Nel 1630 il conte d’Olivares, ministro della corona di Filippo IV, fece tradurre Le Gratie d’Amore per l’infante Baldassarre Carlo (Madrid, Bibl. Nacional, ms. 14085: Arte para aprender a dançar compuesto por Cesar Negri milanés …), omettendo sia i paratesti – la dedica a Filippo III e le rime encomiastiche in apertura – nonché, con poche eccezioni, i nomi delle dame dedicatarie delle danze; nel manoscritto, al posto delle musiche, compaiono riferimenti alle pagine dell’edizione a stampa (presente nella collezione reale madrilena). La versione, in tutta evidenza, doveva servire a istruire il giovane principe: il che attesta la longevità dello stile di danza insegnato da Negri, rappresentativo del «nuovo stile italiano» coltivato da Diobono, Fabrizio Caroso, Lutio Compasso, Livio Lupi, Prospero Lutij, Ercole Santucci. Questo «nuovo stile», sviluppatosi in Italia a metà Cinquecento, si diffuse nelle corti europee e presso la nobiltà, grazie a maestri di danza allievi di Diobono, Negri e compagni.

Opere: Le Gratie d’Amore, Milano 1602 (ed. anast. Bologna 1969, 1983, 2001 e New York 1969); Nuove inventioni di balli; opera vaghissima di Cesare Negri milanese detto il Trombone, famoso et eccellente professore di ballare ..., ibid., 1604; Madrid, Bibl. Nacional, ms. 14085: Arte para aprender a dançar compuesto por Cesar Negri milanés… Madrid Año de M.DC.XXX.

Fonti e Bibl.: Milano, Arch. storico diocesano, Stati delle anime, S. Salvatore in Xenodochio, 68: 1576, 1583, 1587, 1633; 69: 1620; G.P. Lomazzo, Rime ..., Milano 1587, p. 167 (ed. moderna a cura di A. Ruffino, Roma 2006, p. 189); É. Picot, Les Italiens en France au XVIe siècle (Bordeaux 1918), a cura di N. Merola, Roma 1995, pp. 251-253; Y. de Brossard, Musiciens de Paris 1535-1792. Actes d’état civil d’après le Fichier Laborde de la Bibliothèque nationale, Paris 1965, p. 92; C. Greppi, Un documento per la biografia di Federico Della Valle (e altri per Cristóbal De Virués e C. N.), in Lettere italiane, XXXII (1980), pp. 244-247; J. Boucher, Société et mentalités autour de Henri III, diss., Université de Lille, 1981, I, pp. 211 s.; G.Y. Kendall, Le Gratie d’Amore1602 by C. N.: translation and commentary, diss., Stanford University, 1985; P. Jones, Spectacle in Milan: C. N.’s torch dances, in Early music, XIV (1986), pp. 182-196; Id., The editions of C. N.’s «Le Gratie d’Amore»: choreographic revisions in printed copies, in Studi musicali, XXI (1992), pp. 21-33; A. Pontremoli, La danza: balli di società e balli teatrali, in Aspetti della teatralità a Milano nell’età barocca, a cura di A. Cascetta, n. monografico di Comunicazioni sociali, XVI (1994), pp. 113-164; B. Sparti, Introduction a Lutio Compasso, Ballo della gagliarda (1560), ed. anast., Freiburg 1995, pp. 5-27; M. Tizzoni, L’istanza tragicomica tra diletto di corte e moralità: la rappresentazione dell’«Arminia» di Giovan Battista Visconti, in La scena della gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a cura di A. Cascetta - R. Carpani, Milano 1995, pp. 229-241; S. Dahms, Eine Mailänder Quelle zum Musiktheater um 1600, inMiscellanea musicae. Rudolf Flotzinger zum 60. Geburtstag, a cura di W. Jauk - J.-H. Lederer - I. Schubert, Wien 1999, pp. 61-67; K.T. McGinnis, At home in the «casa del Trombone»: a social-historical view of sixteenth-century dancing masters, in Reflecting our past; reflecting on our future, a cura di L.J. Tomko, Riverside, CA 1997, pp. 203-216; J. Brooks, Courtly song in late sixteenth-century France, Chicago 2000, pp. 86, 99 s., 105, 427 s., 486, 505, 515 s., 526; L. Stras, «Onde havrà ’l mond’esempio et vera historia»:Musical echoes of Henri III’s progress through Italy, in Acta musicologica, LXXII (2000), pp. 7-41; K.T. McGinnis, Moving in high circles: courts, dance, dancing masters in Italy in the long sixteenth century, diss., University of North Carolina at Chapel Hill, 2001, passim; M. Nordera, La donna in ballo: danza e genere nella prima età moderna, diss., Firenze, Istituto universitario europeo, 2001, passim; F. Carboni - B. Sparti - A. Ziino, Balli to dance and play in a sixteenth-century miscellany, in Music observed: studies in memory of William C. Holmes, a cura di C. Reardon - S. Parisi, Warren, MI, 2004, pp. 31-54; G.Y. Kendall, Theatre, dance and music in late Cinque-cento Milan, in Early music, XXXII (2004), pp. 74-95; B. Sparti, Introduction a Ercole Santucci perugino, Mastro da ballo (Dancing-master) 1614, Hildesheim - New York 2004, pp. 3-97; S. Dahms, N., C., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII (2004), coll. 965 s.; A. Pontremo-li, Intermedio spettacolare e danza teatrale a Milano fra Cinque e Seicento, Milano 2005, ad ind.; K.T. McGinnis, Your most humble subject, C. N. milanese, in Dance, spectacle and the body politick, 1250-1750, a cura di J. Nevile, Bloomington 2008, pp. 211-228; J. Nevile, Dance in Europe 1250-1750,ibid., pp. 7-64; A. Pontremoli, Fra mito e storia. Le origini della danza nei trattati coreici fra Quattro e Cinquecento, in Nascita della storiografia e organizzazione dei saperi, a cura di E. Mattioda, Firenze 2010, pp. 233-258; M. Padovan, Il Quattrocento e il Cinquecento, in Storia della danza italiana dalle origini ai giorni nostri, a cura di J. Sasportes, Torino 2011,pp. 33, 35-37, 54-56, 72 s.; A. Pontremoli, «Diese erhabene unsere Frau und Königin». Tanz und Unterhaltungen für die königlichen Einzüge in Mailand (1598-1599), in Akteure und ihre Praktiken im Diskurs, a cura di C. Kirschstein - S. Hauck, Leipzig 2012.

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