Neoimpressionismo

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Movimento artistico sorto in Francia nell’ultimo ventennio del 19° sec., con l’intento di sviluppare e sistematizzare i principi di visione dell’impressionismo. Il termine, usato per la prima volta dal critico F. Fénéon nel 1886 e riconfermato nel suo saggio del 1887, Le néo-impressionisme, fu accettato anche da G.-P. Seurat, iniziatore e maggiore esponente del movimento, per sottolineare il processo evolutivo condotto a termine dai neoimpressionisti con l’apporto determinante delle più aggiornate conoscenze scientifiche (anche se il pittore considerava più pregnante il termine chromo-luminarisme). Proprio per la sua scientificità il n. però si contrappone all’impressionismo, pur mantenendo gli stessi interessi centrali, i problemi cioè della luce e del colore. Per la tecnica usata fu anche detto divisionismo e in senso improprio fu usato anche il termine pointillisme. P. Signac, teorico del movimento, nel saggio D’Eugène Delacroix au néo-impressionisme (1899), notò come già in E. Delacroix emergesse il problema della luce e vi fossero esperienze vicine alle posizioni del neoimpressionismo.

L’opera di Seurat, Un dimanche à la Grande Jatte, esposta all’ultima mostra degli impressionisti (1886), segnò, insieme agli studi sullo stesso soggetto, l’inizio della nuova corrente. Attorno a Signac e a Seurat si raggrupparono M. Luce, H.-E. Cross, C. Angrand, A. Dubois-Pillet. In seguito anche artisti belgi si unirono al gruppo (T. van Rysselberghe, H. van de Velde). Tra il 1886 e il 1888 furono vicini al movimento neoimpressionista anche H. de Toulouse-Lautrec, P. Gauguin e V. van Gogh.

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