NEPAL

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Nepal

Anna Bordoni
Paola Salvatori
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Geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Stato interno dell'Asia meridionale. La popolazione (23.151.423 ab. al censimento del 2001) cresce a un ritmo sostenuto, con un conseguente aumento della fascia d'età compresa tra 0 e 14 anni (38,7% nel 2006). Prevale ancora nettamente l'insediamento rurale rispetto a quello urbano (14% nel 2004): la maggiore concentrazione di abitanti si ha nell'area della capitale che, oltre a Katmandu, comprende le cittadine di Lalitpur e Bhaktapur. Il N. rimane uno degli Stati più poveri della Terra; la povertà è determinata essenzialmente da un sistema feudale fondato su una rigida divisione in caste nonché da una forte ineguaglianza economica. Vi contribuisce anche l'instabilità politica e il perdurare del conflitto tra potere centrale e guerriglieri maoisti (v. Storia) causa di numerose vittime e di ingenti danni alle risorse agricole.

Le principali attività produttive sono l'agricoltura, che contribuisce per poco meno del il 40% alla formazione del reddito nazionale e il turismo, affermatosi grazie alla presenza di un contesto artistico-culturale e religioso di grande interesse e grazie alla presenza di ben 8 delle 14 cime del mondo superiori agli 8000 metri. Nel 2004 è stata inaugurata una centrale sul fiume Kali Gandaki (144 MW), prima realizzazione di un articolato piano previsto per valorizzare l'elevato potenziale idroelettrico del Paese. Nel 2003 sono stati prodotti complessivamente 2512 milioni di kWh, di cui una buona parte ha trovato un naturale sbocco commerciale nella vicina India. Una parte sostanziale dei redditi del N. proviene dal sostegno finanziario degli organismi internazionali (14% del PIL nel 2003) e dalle rimesse dei circa 700.000 nepalesi che lavorano all'estero. Secondo alcuni analisti solo un efficace sfruttamento delle scarse risorse e lo sviluppo di un'industria agroalimentare a vocazione regionale consentirebbe di raggiungere un tasso di crescita media del 4-5% annuo che, secondo la Banca mondiale, permetterebbe al Paese di uscire dall'emergenza in pochi anni.

Storia

di Paola Salvatori

Il faticoso processo di democratizzazione interna avviato nel 1990 con il passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale e con l'introduzione del multipartitismo, non era riuscito nel decennio successivo a consolidarsi né a creare i presupposti per migliorare le condizioni economiche del Paese, alle soglie del Duemila ancora uno dei più poveri del mondo.

I governi, di orientamento moderato, che si erano succeduti quasi ininterrottamente al potere dal 1991 e che ruotavano sul Nepali Congress (NC), erano stati paralizzati dall'insorgere di continui contrasti interni e delegittimati dagli scarsi successi nel campo delle riforme sociali e della lotta alla corruzione. Le disuguaglianze, le discriminazioni e la povertà cronica erano così rimasti inalterati e costituirono il terreno sul quale si andò consolidando, soprattutto nelle zone rurali, la propaganda del Communist Party of Nepal - Maoist (CPN-M), una formazione guerrigliera che a partire dal 1996 aveva iniziato una 'guerra del popolo' per ottenere, tra l'altro, la riforma agraria e l'abolizione della monarchia.

Gli scontri con tale formazione e l'incapacità di trovare una soluzione di compromesso che incanalasse il disagio degli strati più poveri nell'ambito istituzionale resero particolarmente critica la situazione interna che subì un tracollo a partire dal 2001, in seguito alle tragiche vicende in cui rimase coinvolta la famiglia reale. Nel giugno di quell'anno il principe ereditario Diprenda Bir Bikram uccise il re, suo padre, la regina, la sorella e altri membri della famiglia reale tentando poi il suicidio e morendo pochi giorni dopo la strage. Il trono passò al fratello del re Gyanendra Bir Bikram Shah Dev che puntò a rafforzare i poteri della monarchia, intervenendo in maniera sempre più pesante negli affari di governo. Nel maggio 2002 il re sciolse inaspettatamente il Parlamento affidando al primo ministro S.B. Deuba (in carica dal giugno 2001) l'incarico di indire nuove elezioni. Condannata da tutti i partiti, la decisione del sovrano comportò di fatto la sospensione delle garanzie costituzionali e il ritorno del potere nella mani della monarchia.

Il nuovo governo guidato da Deuba (che nel frattempo era stato espulso dal NC) rimase in carica pochi mesi: nell'ottobre 2002 il re assunse il potere esecutivo e rimandò a tempo indeterminato le elezioni politiche. Nei mesi successivi la protesta delle forze politiche, unite nella condanna dell'operato del re, crebbe e cominciò a guadagnare terreno l'ipotesi di abolire la monarchia e di proclamare la repubblica. Nonostante la dura repressione delle forze dell'ordine, le manifestazioni organizzate dai partiti e dal movimento studentesco proseguirono anche nel corso del 2004, inducendo alla fine Gyanendra a una cauta apertura: nel giugno Deuba fu nuovamente chiamato alla guida del governo, nel quale entrarono oltre al nuovo partito da lui diretto, il Nepali Congress - Democratic (NC-D, fondato nel 2002), anche l'Unified Marxist - Leninist (UML) e altre formazioni minori. Osteggiato dal re e indebolito dal duro colpo inferto alla propria autorevolezza dall'assedio imposto dai guerriglieri maoisti alla capitale dal 18 al 25 agosto, il nuovo esecutivo ebbe vita breve: nel febbraio 2005 il re riprese infatti in mano il potere obbligando Deuba alle dimissioni. Immediata fu la risposta delle opposizioni che, raggiunto un accordo con le formazioni maoiste, ripresero la mobilitazione. Nell'aprile 2006 la tensione giunse al culmine: la dura repressione di un nuovo sciopero generale da parte delle forze armate, responsabili di diciotto morti e centinaia di feriti, provocò una vera e propria rivolta popolare che costrinse infine Gyanendra a cedere. In maggio venne formato un esecutivo di larga coalizione guidato da G.P. Koirala (NC); seguì in novembre la firma di un accordo di pace con i guerriglieri maoisti che prevedeva il loro ingresso nell'Assemblea legislativa, chiamata a ridisegnare la costituzione del Paese, e poneva fine a dieci anni di guerra civile.

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