NESPOLO

Enciclopedia Italiana (1934)

NESPOLO

Domenico LANZA

. Con questo nome s'indicano tanto il nespolo comune, quanto quello ôel Giappone. Il nespolo propriamente detto è il Mespilus germanica L. (fr. néflier; sp. níspero; ted. Mispelbaum; ingl. medlar-tree), arbusto della famiglia Rosacee, spinoso allo stato selvatico, ramosissimo, a foglie bislungo-ellittiche, intere o minutamente seghettate, pubescenti di sotto e quasi glabre di sopra, con stipole ovate caducissime. Ha fiori grandi, isolati, apicali, subsessili, con petali bianchi.

Il frutto, un po' conico, coronato dalle lacinie calicine persistenti, con ampia area ricettacolare depressa, ha il diametro di 3-4 cm., è di color ferrugineo e racchiude 5 semi ossei: ma vi è anche qualche razza senza noccioli.

È spontaneo nei boschi montuosi e nelle siepi dell'Europa centromeridionale, è scarsamente coltivato come albero da frutto poco importante; si ritiene originario dell'Oriente.

I frutti si conservano tra la paglia, dove fermentano, e la polpa, dura e aspra, rammollisce prendendo un sapore zuccherino gradevole.

Il nespolo del Giappone (fr. bibacier; sp. níspero del Japón; ted. japanischer Wollmispelbaum; ingl. loquat) è l'Eriobotrya japonica Lindley (Mespilus japonica Thunb.), albero di media grandezza, della stessa famiglia. Ha fusto diritto e chioma ad ombrello, foglie persistenti oblungo-lanceolate seghettate, lunghe 20-30 cm., coriacee, rugose, lucide, di color verde cupo brevemente picciolate e stipolate, fiori bianco-crema con odore di mandorla amara, in pannocchie dense all'apice dei rami. I rami giovani, la pagina inferiore delle foglie, le ramificazioni della pannocchia e i calici sono ferrugineo-tomentosi. I frutti globosi o ovati, gialli, a buccia liscia un po' resistente, ombelicati all'apice portante i denti persistenti del calice, hanno polpa succosa dolce-acidula e contengono 1-5 grossi semi bruni.

Originario della Cina e del Giappone, si coltiva nei paesi tropicali e subtropicali e nella regione mediterranea, dove fu introdotto sul principio del sec. XIX. Si moltiplica per semi (che perdono presto la facoltà germinativa) e per innesto sul franco o sul biancospino; fiorisce da novembre a febbraio e matura da aprile a giugno; richiede poche cure colturali.

La sua coltivazione nelle parti più calde d'Italia ha una certa importanza per la precocità di maturazione e per la possibilità di trasporto.

Varia la forma dei frutti (globosa, ovata, ellittica, piriforme), il colore (dal quasi bianco all'aranciato), la grandezza, la consistenza della polpa, il sapore più o meno dolce o acidulo; ma le numerose variazioni non costituiscono ancora razze ben definite e fissate.